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Twitter dai congressi e per i congressi


Le idee e le discussioni nascono ancora al caffè, ma a volte un tweet può essere sufficiente”. Si chiude con queste parole un articolo pubblicato qualche settimana fa sulla rivista Nature – una delle più autorevoli al mondo per quanto riguarda la ricerca scientifica – a firma di Jet-Sing M. Lee, docente di chimica della Kyoto University.

In quell’articolo, Lee difende Twitter e i social network in generale dall’accusa di essere una perdita di tempo, mettendo invece in luce le diverse possibilità che questo strumento offre a chi si occupa di scienza. Alcune sono a dir poco visionarie: si pensi, ad esempio, che l’anno scorso un gruppo di ricerca dell’University of Glascow ha utilizzato Twitter per mettere in connessione dei robot in grado di sintetizzare composti chimici comunicando tra loro.

In altri casi, invece, Twitter costituisce semplicemente un utile strumento di supporto per la vita professionale. Così la pensa anche Antonio Raviele, cardiologo italiano tra i più attivi e seguiti su Twitter e Presidente del Congresso “Venice Arrhythmias, evento che da più di trent’anni riunisce a Venezia i più importanti esponenti a livello internazionale della ricerca clinica nei settori dell’aritmologia e dell’elettrofisiologia.

Una prima funzione per cui il social network dell’uccellino blu è utilizzato dai medici – come aveva già raccontato l’esperto di digital health Eugenio Santoro – è quella dell’aggiornamento professionale: “Oggi”, spiega Raviele, “siamo sommersi da migliaia di pubblicazioni e dobbiamo decidere quali leggere in maniera approfondita. Twitter ci aiuta in questa scelta”. Ma la piattaforma può anche essere utilizzata, ad esempio, per confrontarsi con altri medici in merito a specifiche situazioni cliniche. “È molto efficace per avere delle opinioni su casi clinici complessi, ad esempio si può chiedere ad altri colleghi se per un dato paziente è indispensabile seguire le linee guida o se si può fare una terapia più personalizzata”.

Uno degli utilizzi più diffusi rimane tuttavia quello fatto in occasione dei Congressi scientifici. Ormai la maggior parte di questi eventi (soprattutto all’estero) prevede un certo grado di presenza su Twitter, spesso attraverso un hashtag di riferimento o la disseminazione in tempo reale dei risultati presentati nel corso delle sessioni.

Un fenomeno, questo, in continua crescita. Uno studio che ha preso in analisi i tweet realizzati in occasione delle edizioni 2014,2015 e 2016 di tre importanti convegni cardiologici americani – l’American College of Cardiology, l’Heart Rhythm Society e il Transcatheter Cardiovascular Therapeutics – ha messo in evidenza come, dalla prima alla terza edizione, il numero dei tweet riportanti gli hashtag ufficiali dei Congressi (es. #ACC14, #HRS2014, HTCT2014, #ACC15, ecc.) e quello degli utenti che li hanno utilizzati siano più che triplicati.

Lo sa bene Raviele che, grazie al suo ruolo in “Venice Arrhythmias”, ha già avuto modo di confrontarsi con le opportunità che questo social network offre in tutte le fasi di organizzazione di un Congresso. In primis: la promozione dell’evento. “Io per esempio”, ci racconta, “faccio fare delle interviste ad alcuni colleghi, la cui autorevolezza è nota a livello internazionale, che hanno deciso di partecipare al convegno”.

Durante l’evento, invece, Twitter ha un ruolo di cassa di risonanza per le comunicazioni fatte in sede di Congresso: i tweet che riportano le informazioni presentate durante le sessioni, postati da alcuni partecipanti o dall’account ufficiale dell’evento, diventano il luogo dove discuterle, in un dibattito allargato che coinvolge sia gli utenti presenti al Congresso che quelli che non hanno potuto prendervi parte.
Infine, anche dopo la chiusura delle sessioni Twitter continua ad avere un ruolo nella comunicazione relativa ai convegni scientifici.

C’è la possibilità di focalizzare l’attenzione sulle presentazioni più seguite e gli aggiornamenti maggiormente dibattuti”, sottolinea il cardiologo. “Si può quindi continuare a parlare dell’evento, cosa che dà lustro a chi lo organizza e permette di promuovere le edizioni successive”.

Anche in questo senso, quindi, Twitter offre diverse opportunità. Il tutto, è giusto ricordarlo, in modo totalmente gratuito. Sorprende quindi – come aveva già fatto notare Alberto Tozzi, Chief Innovation Officer dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – che in Italia l’utilizzo di questo social network tra i medici sia ancora poco diffuso.

Si tratta probabilmente di una questione culturale: spesso anche i medici italiani tendono a considerare questi strumenti come “perdite di tempo” o semplicemente non adatti a utilizzi di tipo professionale. Ma non è detto che, anche grazie a eventi come Venice Arrhythmias, questa situazione non possa cambiare. Del resto, come scrive Jet-Sing M. Lee, “la procrastinazione sui social media non è sempre negativa, può aumentare la produttività e portare a nuove opportunità e importanti connessioni”.

La serie “Medici su Twitter” è realizzata con il contributo non condizionante di