×
Photo by mattcatpurple / CC BY-SA

In quarantena tra i ghiacci


I Territori del Nordovest sono una delle regioni più settentrionali del Canada, che si estende fino al Circolo Polare Artico. In questa area, due volte le dimensioni del Texas, vivono solo 33 comunità per un totale di 44mila abitanti. Yellowknife, la capitale, è una città remota, isolata, dove gli inverni sono estremi e toccano i -40° C. Eppure anche qui, in questo deserto di ghiaccio e neve, dove il freddo è il più profondo e duraturo, anche qui è arrivata la paura del Sars-Cov-2, la paura della Covid19.

Abbiamo cominciato a vedere attraverso la televisione che il virus si stava diffondendo ovunque ed era solo questione di tempo prima che sarebbe arrivato al nord”, racconta Pat Kane, un fotografo documentarista di Yellowknife, capitale della provincia, in un documentario di The Atlantic.

A far paura alla popolazione locale è un misto di fattori. In primo luogo la lontananza da tutto e tutti, quindi anche da qualsiasi forma di aiuto e supporto in caso di necessità. Poi le limitate risorse sanitarie: “Abbiamo un solo ospedale territoriale”, spiega Rebecca Alty, sindaco di Yellowknife, “e vi si trovano solo sei posti letto in terapia intensiva e 13 ventilatori”. Tutto questo ha portato a una serissima risposta alla diffusione del coronavirus, alla chiusura delle frontiere della provincia al momento della scoperta del primo caso e all’implementazione di severe misure di auto-isolamento.

Misure che hanno portato i loro risultati: al 19 maggio i dati ufficiali nazionali riportavano oltre 79mila casi di Covid-19 in Canada; di questi solo cinque sono nei Territori del Nord Ovest. Meglio di questa provincia solo l’adiacente provincia di Nunavut, ancora più remota, ancora più gelida e che si estende ancora più a nord, dove il conto è ancora fermo a zero.

A convincere i residenti della provincia a mantenere, a lungo e disciplinatamente, le strette misure di autoisolamento, nonostante questo comporti per molti la perdita del lavoro e pesanti difficoltà economiche proprio come nel resto del mondo, tuttavia vi è anche altro. La memoria e i custodi di essa.

La memoria è quella della lunga storia di epidemie, di influenza e vaiolo, tra le popolazioni indigene, il cui ricordo è ancorato a leggende e storie. E profezie.

Quando avevo tre anni, ho ascoltato queste profezie da mio nonno e da mio padre. Parlavano di un qualche male di diversi anni fa. Poi mio nonno ha detto che un male dello stesso tipo sarebbe tornato ancora una volta. Un grande male, disse”, così ricorda Be’ Sha Blondin, una delle anziane della comunità. “Poi mio padre mi guardò e mi disse: ‘Quando tu sarai vecchia come noi, questo è quando tornerà’. E io credo che questa profezia si riferisca a questa malattia di oggi”.

Siamo così lontani da tutto che dobbiamo affrontare questo uniti, dobbiamo fare uno sforzo collettivo per tenere tutti al sicuro.

Proprio Be’ Sha e tutti gli anziani della comunità come lei sono poi l’altro grande motivo di adesione alle misure di restrizione. “Gli anziani sono molto importanti per gli indigeni dei Territori del Nord Ovest, sono il fondamento delle comunità”, spiega Kane. Gli anziani sono considerati, a ragione, i depositari della conoscenza, della lingua, della cultura, dell’identità di queste comunità. Sono un bene estremamente prezioso, e perderlo fa paura. “Quello che veramente spaventa di questa malattia che che siano gli anziani i più a rischio”, prosegue il fotografo.

La comunità dunque si è stretta intorno ai suoi anziani. Del resto qui la comunità non è un’idea astratta, ma una realtà consolidata. Una necessità naturale, come si evince dalle parole di Pat Kane: “Un posto come questo che è così isolato e così freddo e così estremo e remoto, in un certo modo unisce le persone che ci vivono”.

Penso che molti di noi abbiano la sensazione che quello che stiamo facendo non sia solo per noi, per le nostre famiglie e per la nostra città: è per l’intero territorio che lo stiamo facendo”, gli fa eco Katy Pollock. “Abbiamo sempre questa consapevolezza: siamo così lontani da tutto che dobbiamo affrontare questo uniti, dobbiamo fare uno sforzo collettivo per tenere tutti al sicuro”.