Dobbiamo preoccuparci del tempo che i nostri bambini passano davanti allo schermo di un telefono, del computer o della televisione? Sì, perché ne va della loro capacità immaginativa e questa può essere un’ipoteca sulle loro abilità cognitive future. Tuttavia questi schermi sono ormai, almeno in parte, integrati nella nostra e nella loro vita quotidiana, soprattutto in questi ultimi tempi. Allora come aiutarli ad essere comunque capaci di creare immagini mentali? Sono le domande esplorate dalla giornalista scientifica Melissa Hogenboom di Bbc Reel in una breve video inchiesta.
Guardiamo ai numeri. Secondo uno studio americano, la percentuale di bambini di età compresa tra 0 e 8 anni che utilizza dispositivi multimediali è quasi raddoppiata in soli 2 anni, passando dal 38 per cento nel 2011 al 72 per cento nel 2013. Se si guarda ai bambini con meno di 2 anni le cosa vanno peggio, con un incremento che va dal 10 per cento al 38 per cento. Smartphone e tablet sono gli strumenti più utilizzati, con una percentuale rispettivamente del 51 per cento e del 44 per cento.
Nei bambini in età scolare passare tanto tempo davanti a game console, tablet, notebook, dvd, smartphone diminuisce la loro capacità di immaginare il mondo, o le cosiddette abilità di “immaginazione mentale”; facoltà umana fondamentale legata alle capacità di costruire attivamente delle immagini, che condiziona ed è condizionata dalle nostre esperienze sensoriali. “Abbiamo riscontrato che sia i media passivi, come la televisione, sia le più moderne tecnologie interattive si associano ad un minore sviluppo e ad un minore sviluppo dell’immaginazione mentale”, spiega nel video Sebastian Suggate, della University of Regensburg.
Uno studio di Suggate e colleghi ha valutato l’effetto del tempo trascorso davanti ad uno schermo sulla capacità di creare immagini mentali, mostrando una relazione direttamente proporzionale: più tempo passiamo a guardare le immagini, meno ci esercitiamo a produrle, atrofizzando la nostra immaginazione.
La questione ha un duplice impatto. Lo schermo fornisce agli spettatori immagini visive preconfezionate che si sostituiscono al lavoro che normalmente farebbe l’immaginazione e restringe l’esperienza senso motoria. Quando guardiamo le immagini scorrere su uno schermo è come se queste facessero il lavoro – di evocare sensazioni, pensieri, ricordi – che normalmente è svolto attivamente dalla nostra immaginazione. Questo significa che davanti ad uno schermo non costruiamo più immagini mentali né ci alleniamo a farlo, non attiviamo quell’atto interiore che ci porta alla costruzione di quell’immagine, come faremmo se leggessimo un libro o se giocassimo o conversassimo con un’altra persona o se ci ricordassimo di un’esperienza che abbiamo vissuto realmente.
Non solo, gli input sensoriali che arrivano dallo schermo coinvolgono per lo più la dimensione uditiva e visiva, a scapito di quella tattile, olfattiva, gustativa, propriocettiva (ovvero la capacità di percepire e riconoscere la posizione del corpo e degli arti nello spazio senza il supporto della vista), etc; dimensioni che fanno dell’esperienza sensoriale un impulso fondamentale per lo sviluppo cognitivo. “La capacità di costruire e disegnare immagini mentali, analizzandole e confrontandole, sembrerebbe essere una facoltà umana fondamentale che sta al cuore del funzionamento cognitivo”, si legge nello studio.
Il gioco, in particolare l’apprendimento che avviene giocando, è quell’incredibile opportunità di mettere insieme quello che sappiamo essere efficace nell’apprendimento.
Ma veniamo alla realtà con cui tutti i giorni ci confrontiamo. Noi siamo immersi in una società estremamente tecnologica e specializzata, ma anche più dinamica e instabile, e va da sé che ai nostri bambini serviranno sia competenze specialistiche sia capacità innovative e creative, per le quali l’immaginazione mentale ha un ruolo centrale: non possiamo permetterci di comprometterla dal momento che è l’abilità che più può contribuire alla risoluzione di nuovi problemi, al pensiero adattivo, alla specializzazione delle competenze. Ma abbiamo, come genitori ed educatori, gli strumenti e la capacità di aiutare i bambini a continuare a coltivare la loro capacità di essere creativi? Una risposta c’è ed è tutto sommato semplice: basta incoraggiarli nel gioco! E dare il buon esempio.
“Il gioco, in particolare l’apprendimento che avviene giocando, è quell’incredibile opportunità di mettere insieme quello che sappiamo essere efficace nell’apprendimento”, afferma Hirsh-Pasek. “Se un bambino sta per preparare i pancakes, avrà bisogno di allernarsi – quanta farina, quanto latte, che sensazione mi dà la farina, la massa, la quantità – e naturalmente per tentativi ed errori metterà a punto questo processo”, continua Suggate. In altre parole il ‘fare’ nei bambini è un ottimo modo per allenare l’immaginazione mentale.
Quando dobbiamo occuparci delle faccende di casa, per fare in modo che non disturbino troppo al ristorante e nei luoghi pubblici, a tavola e prima di metterli a letto: la tentazione come genitori di affidare i nostri bambini piccoli ad uno schermo è davvero forte. Aattenzione, tuttavia: se da un lato, anche interagire con un device può restituire esperienze estremamente adattive e interattive, molto del tempo che passiamo davanti ad uno schermo è sprecato, guardiamo e ascoltiamo passivamente, impigrendo la nostra facoltà di immaginare e coltivando la sedentarietà. “Gli schermi non sono una gruccia a cui appoggiarci, ma sono degli strumenti e, in quanto genitori, come tali dobbiamo usarli”, continua Hirsh-Pasek. Dobbiamo creare e ricercare esperienze attraverso lo schermo che “fungano da stimolo al nostro stare nel mondo in maniera sociale e non da compagni che si sostituiscono all’impegno sociale”.
Gli schermi non sono una gruccia a cui appoggiarci, ma sono degli strumenti e, in quanto genitori, come tali dobbiamo usarli.
In questo senso un’adeguata interazione genitore-bambino sin dalla più tenera età è essenziale per lo sviluppo del sistema comportamentale e neuro-cognitivo del bambino. L’uso dei device, invece, riduce le interazioni verbali e non verbali tra le due parti. Meglio partecipare alle scelte dei giochi, guardare una serie televisiva e commentarla, frequentare le console insieme e monitorare gli effetti. Ma anche fidarsi della voglia che i bambini hanno di esplorare il mondo, lasciare che si sporchino le mani e consentire loro di partecipare a questa ricca esperienza che è il mondo reale. “Se i bambini sono molto impegnati in relazioni con altri esseri umani, riescono meglio nella vita”, aggiunge Kathy Hirsh-Pasek, della Temple University.
Vietare del tutto l’uso di telefonini, tablet, videogiochi è un’utopia, sono device che possono essere usati per intrattenimento, come supporto sociale o per accedere a materiale educativo, ma possono causare effetti indesiderati se non utilizzati correttamente. Ma come genitori, come educatori, abbiamo un ruolo importante nello scegliere la cosa giusta, ma anche promuovere comportamenti corretti e salutari che i bambini apprenderanno facendo insieme a noi, guardando ciò che facciamo, per lo più per imitazione. Il principio dell’apprendimento attraverso il gioco insieme, la partecipazione, l’imitazione è alla base dei percorsi proposti dal sito PiccoliPiù In Forma.
Il sito è rivolto ai genitori di bambini tra i 4 e i 5 anni per promuovere una sana alimentazione, uno stile di vita attivo per la prevenzione dell’obesità infantile e scelte sostenibili per il pianeta. Tutte le figure in contatto con un bambino in età prescolare, infatti, hanno l’opportunità di insegnare, soprattutto attraverso l’esempio, il gioco e la partecipazione, uno stile uno stile alimentare sano e una vita fisicamente attiva. In particolare la sezione “Più attivi” propone idee e attività da fare insieme ai bambini, dal cucinare insieme ai consigli su come costruire un piccolo orto in giardino o sul terrazzo, fino alle schede con i giochi e gli esercizi da fare insieme. Non ci sono scuse: organizzare delle attività di gioco istruttive e divertenti per passare meno tempo davanti ad uno schermo.