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Photo by TitiNicola / CC BY-SA

Solanas, l’aborto (un giorno) sarà legge in Argentina


Quest’Argentina la vogliamo cambiare. Parlo a nome di chi vuole un paese senza paure. Di chi ha sofferto le repressioni e di chi non le vuole più. Di chi non vuole una gioventù repressa. Quella gioventù che vediamo nelle strade di Buenos Aires”.

Ha iniziato così il suo discorso al Senato argentino il regista e politico Pino Solanas, in occasione del voto sulla legalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza. Parole forti, che non lasciano spazio ad interpretazioni. Quello di Solanas è stato un intervento sentito ed emotivo, durante il quale ha riportato le testimonianze di chi è stato costretto ad affrontare un aborto clandestino.

In questi mesi, in tutti i dibattiti che ho ascoltato, c’è stato un grande assente: la donna. I discorsi riguardavano analisi giuridiche, scientifiche, mediche. Una vergogna. Non posso dimenticare quelle donne che ho conosciuto e che hanno sofferto, costrette ad abortire clandestinamente. E non c’è teoria. Perché mentre noi discutiamo da anni sull’interpretazione della Costituzione o delle norme, ci sono migliaia di donne che non hanno altra scelta che ricorrere all’aborto clandestino”.

Dopo anni di silenzio sul tema, il 1 marzo il presidente Mauricio Macri ha consentito che la discussione sulla legalizzazione dell’aborto venisse affrontata dal Congresso. Pochi giorni dopo, il 6 marzo, è stato presentato per la sesta volta il disegno di legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. L’obiettivo era superare la norma vigente, che risale al 1921, e che prevede l’aborto solo in caso di stupro o di grave rischio per la salute della gestante o del feto. Una norma lontana dalle esigenze sociali degli ultimi decenni.

Il disegno di legge presentato al Congresso prevede invece la libera decisione della donna fino alla 14esima settimana di gravidanza, con una scadenza superiore se la sua vita o quella del feto sono a rischio, o ancora se si tratta di una gravidanza conseguente ad uno stupro. L’aborto, in questo caso, entrerebbe nel programma medico obbligatorio, una prestazione medica di base e gratuita, praticabile negli ospedali pubblici e privati.

La proposta, approvata dalla Camera il 14 giugno scorso, è stata accolta come una semi vittoria, festeggiata da un’onda verde – il colore del fazzoletto che indossano i pro abortisti – di migliaia di manifestanti che per settimane hanno invaso le strade di Buenos Aires. Chi è sceso in piazza chiede il riconoscimento di un diritto di base: la possibilità di poter decidere sul proprio corpo.

Dov’è qui la democrazia?

Al Senato, la sessione di discussione e votazione del disegno di legge è durata quasi 16 ore, che però non sono bastate a convincere l’aula più conservatrice del Congresso. Con 38 voti contrari e 31 a favore, lo scorso 9 agosto il Senato ha bocciato la proposta. L’aborto in Argentina, per ora, rimane un reato che prevede fino a 4 anni di carcere.

È inconcepibile che i legislatori provenienti dalla cultura democratica e popolare pensino di poter imporre all’altra metà del paese la loro visione delle cose”, ha detto Solanas.“Quelle che devono decidere sull’interruzione o meno della gravidanza sono le donne. Dov’è qui la democrazia? (…) Tacciare di genocida, di irresponsabile, di assassino chi vuole legalizzare l’aborto è un affronto che quest’aula deve ripudiare. Perché se siamo degli assassini, lo sono anche i principali paesi democratici della terra. Quelli che applicano in maniera rigorosa i diritti sociali, anche i paesi che professano il cattolicesimo”.

Tra gli oppositori della norma, oltre ai partiti ultraconservatori, c’è la Chiesa. Dopo l’approvazione della legge alla Camera, infatti, la pressione della Chiesa Cattolica è stata sempre più forte e numerosi senatori hanno giustificato la loro contrarietà alla legge sulla base delle loro credenze religiose.

Sono cattolico ma non significa che approvi tutta la politica della Chiesa”, ha proseguito Solanas, ricordando che la Costituzione argentina riconosce la pluralità culturale e la laicità del paese.

Come ha spiegato il senatore, il disegno di legge che si stava discutendo non verteva sulla questione “aborto sì o aborto no”, perché con o senza questa legge, l’aborto avverrà sempre e comunque. L’obiettivo era piuttosto di evitare che le donne mettessero a rischio la loro vita sottoponendosi a pratiche non sicure per interrompere una gravidanza indesiderata. Un modo per ridurre il numero di vittime degli aborti clandestini.

Come ha riportato il quotidiano spagnolo El País, non esistono cifre ufficiali ma solo stime. Secondo uno studio del 2005 del Ministero della Salute, ogni anno si realizzano circa 450.000 aborti, mentre Amnesty International e altre ONG parlano di 500.000 casi. Nel 2016, 10.000 donne sono state ricoverate per complicazioni derivanti da aborti clandestini. 43 di loro sono morte. Un problema di salute pubblica immenso, che colpisce prevalentemente le donne di estrazione sociale inferiore. Molte testimoni raccontano infatti che, mentre le gestanti di classe medio alta possono ricorrere ad un aborto sicuro, chi ha poche possibilità economiche si affida a medici non professionisti e a metodi pericolosi. Molti usano sonde, grucce, ferri da maglia, fino agli steli del prezzemolo.

Nessuno potrà fermare le nuove generazioni. Sarà legge, sarà legge contro vento e marea.

Io ho sofferto in prima persona”,  ha raccontato Solanas, “perché a 16 anni mi sono innamorato profondamente. E lei anche. Poi è rimasta incinta e quando l’ha scoperto è sparita per un po’. Solo dopo sono venuto a sapere che era ricorsa ad un aborto clandestino per paura della reazione dei suoi genitori e della repressione sociale che avrebbe dovuto affrontare. È stata ricoverata per settimane rischiando di morire per un’infezione”.

Molte di loro nonostante le complicazioni post aborto non si recano in ospedale per paura di essere denunciate. Una scelta che spesso può essere fatale. Oltre alle donne, chi teme le conseguenze dell’aborto sono i medici. Alcuni garantiscono alla gestante di poter abortire in forma sicura, ma molti altri sono contrari o hanno paura. Mentre a Buenos Aires molti medici garantiscono una prestazione sicura (le interruzioni legali della gravidanza nella capitale sono passate da 134 nel 2015 a 1.893 nel 2017), questo non accade nelle altre regioni, come nel nord più conservatore.

In seguito alla bocciatura, il disegno di legge non potrà essere presentato per un anno. Tuttavia, il dibattito che si è venuto a creare in questi mesi ha permesso di trattare l’aborto non più come un tabù in Argentina. Per questo Solanas ha chiuso il suo discorso con un appello a tutti i cittadini.

Dico una cosa alle ragazze, ai ragazzi che mi stanno ascoltando da fuori: sia quello che sia il risultato di questa notte, quella di oggi non è una sconfitta. Questo è un trionfo monumentale perché voi donne, dopo anni di manifestazioni, siete riuscite a portare il dibattito su questo tema in Argentina. Brave ragazze, voi avete alzato l’onore e la dignità delle donne argentine. Per questa causa, stanotte, ci sarà solo una piccola pausa. Ma tra poche settimane dovete rialzarvi. Non voglio che nessuno si lasci abbattere dalla sconfitta. Perché se non sarà il prossimo anno, insisteremo quello dopo. Nessuno potrà fermare le nuove generazioni. Sarà legge, sarà legge contro vento e marea”.