“Io uso Twitter molto spesso. Tutti i giorni, anzi più volte al giorno”. Detta così, è un’affermazione che non fa molto scalpore. È un comportamento condiviso da circa 300 milioni di persone al mondo. Eppure l’uso di Twitter a cui si fa riferimento in questa frase è diverso da quello della maggior parte degli altri 300 milioni. A pronunciarla è infatti Eugenio Santoro, Responsabile del laboratorio di informatica medica IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, nel primo della nostra serie di video alla scoperta di come i medici italiani usano (o dovrebbero usare) il social network di Jack Dorsey .
Esperto in Digital health, Santoro ha capito presto l’importanza dei social media nell’ambito medico-scientifico e i vantaggi che questi, Twitter in particolare, possono portare. “ll primo grosso vantaggio è che il medico può informarsi. Può collegarsi, per esempio, ai profili delle principali riviste mediche del settore in cui opera per sapere quali sono i contenuti che la rivista pubblica. Oppure può seguire gli hashtag dei principali congressi del settore”, racconta.
Altri vantaggi sono quello di poter seguire non solo le fonti primarie ma anche gli opinion leader, che ormai sono numerosissimi su Twitter. Si tratta di medici e ricercatori che diffondono i risultati delle proprie ricerche oppure condividono contenuti che arrivano dalla letteratura o dai congressi e che ritengono particolarmente interessanti. “Ecco quindi che gli opinion leader diventano una fonte importante tanto quanto le fonti primarie che i medici sono abituati ad utilizzare”.
Ne fa diversi di esempi di opinion leader (o influencer) a cui guardare, soprattutto in ambito cardiologico, come per esempio Eric Topol. Sono però per lo più esempi internazionali. Infatti, come spiega proprio Santoro sulle pagine di Torino Medica, negli anni scorsi diverse indagini condotte dell’IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano hanno mostrato che, nonostante i medici italiani siano abituali frequentatori delle piattaforme social, solo “un terzo circa di chi usa i social media (indipendentemente dal mezzo impiegato) lo fa per motivi professionali”. “Il limitato uso”, prosegue, “è probabilmente legato al fatto che è ancora carente la consapevolezza di un uso professionale dei social, mancando, probabilmente, occasioni formative nelle quali questi strumenti siano presentati sotto una diversa luce”.
E quuesto è un peccato, anzi un’occasione sprecata. Adoperando Twitter, ma anche altre piattaforme, in maniera appropriata, i medici potrebbero infatti fare la differenza. Potrebbero trasformarlo in un’arma per contrastare la diffusione di fake news e cattiva informazione. “Questo è un altro degli aspetti che medici e ricercatori potrebbero perseguire, perchè (i social media, ndr) sono ottimi strumenti per far sentire la propria voce su determinati argomenti su cui c’è poca informazione”, sottolinea il medico del Mario Negri.
Ci sono infine diverse precauzioni e accortezze che deve avere un medico che sceglie di adoperare Twitter “professionalmente”. Eugenio Santoro ne indica ben tre: seguire solo le fonti più accreditate; preoccuparsi della privacy (la loro e quella dei loro assistiti); fare attenzione al linguaggio. Per esempio, non “scrivere di persone che potrebbero offendersi dei contenuti che vengono pubblicati. Perché, bisogna sempre ricordarlo Twitter come le altre piattaforme di social media sono ambiti pubblici nei quali uno non può dire quello che vuole”. Il rischio, spiega, è poi doverne rispondere penalmente.
La serie “Medici su Twitter” è realizzata con il contributo non condizionante di