×

Lockdown, quale impatto sulla salute mentale dei bambini e dei ragazzi?


La pandemia di Covid-19 ha portato i governi di diversi Paesi del mondo ad attuare misure di contenimento della malattia quali chiusure scolastiche, distanziamento sociale e quarantena domestica. Se molti sono gli interrogativi che riguardano le ripercussioni sulla salute mentale degli adulti, non mancano dubbi sugli effetti del lockdown sul benessere e la salute mentale dei giovani e dei bambini.

In che modo le misure di contenimento dell’emergenza Covid-19 hanno impattato sulla salute mentale dei circa nove milioni di  minori che in Italia hanno sperimentato cambiamenti sostanziali nei loro contesti di vita, nelle abitudini quotidiane e nelle reti relazionali, educative e sociali che normalmente favoriscono la promozione della salute e la resilienza agli eventi traumatici? È questa la domanda al centro dell’indagine sull’impatto psicologico e comportamentale del lockdown nei bambini e negli adolescenti in Italia, portata avanti dall’Istituto scientifico Giannina Gaslini insieme all’Università di Genova, i cui dati sono stati presentati da Paolo Petralia, direttore generale dell’ospedale Gaslini, in occasione della Conferenza stampa del 16 giugno 2020, insieme alla sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa e allo psichiatra, Fabrizio Starace, presidente SIEP e membro della task force guidata dal dottor Vittorio Colao.

Circa 6800 soggetti da tutta Italia hanno completato il questionario, somministrato nelle settimane più dure durante il lockdown, poco meno della metà (3245) aveva figli sotto i 18 anni. Per le persone che avevano bambini sotto i 6 anni ‘l’irritabilità’ è stata la reazione più riscontrata, insieme ai ‘comportamenti di regressione’. ‘Il risveglio notturno’ e ‘la difficoltà di addormentamento’ sono stati una coppia di indicatori che più di altri ha rappresentato come il lockdown abbia davvero segnato i bambini. ‘La paura del buio’ così come ‘il pianto inconsolabile’ emersi dall’indagine rispecchiano quello che è emerso dai disegni e dalle mail ricevute, in cui le parole chiave più frequenti sono state ‘ho paura’ e ‘brutto’ associate al virus, ma anche alla situazione dello stare in casa e del vissuto correlato.

Per bambini e ragazzi sopra i sei anni: “La ‘difficoltà ad addormentarsi’, così come la ‘fatica a svegliarsi’ sono state molto maggiori: c’è stato un evidente spostamento dei ritmi sonno e veglia, con difficoltà a recuperare l’ordinarietà di questo comportamento”, spiega Petralia. Sono state rilevate con frequenza ‘l’utilizzo improprio dei media’, ‘l’ossessione per la pulizia’, ‘la scarsa collaborazione alle faccende domestiche’. Sul fronte della somatizzazione, con disturbi trasferitisi sul fronte organico, prevalgono la ‘sensazione di fiato corto’, ‘l’irritabilità e il cambiamento di umore’.

Questa sintomatologia che abbiamo raccolto all’interno della popolazione con le famiglie con bambini al di sotto dei sei anni ci dice una cosa importante: noi ci siamo rivolti a famiglie normali, non aventi necessità di cura, quindi tutto ciò è un’evidenza di una nuova richiesta di aiuto anche sanitario”, evidenzia Paolo Petralia. Queste informazioni in termini prospettici aprono a valutazioni importanti.

Questa ricerca ci conferma l’ampiezza di questo fenomeno avvertito dalle famiglie in cui sono presenti dei minori ed è un ulteriore stimolo a recuperare al più presto, pur con le necessarie precauzioni, la possibilità di quell’interazione diretta tra coetanei, di quel rapporto tra pari che è lo strumento essenziale per lo sviluppo emotivo e l’acquisizione di competenze”, sottolinea invece Francesco Starace. “I dati non ci sorprendono. In particolare quello relativo ai disturbi del sonno che è un indicatore della perdita della routine, della perdita dell’organizzazione della giornata”.

Questa ricerca ci conferma l’ampiezza di questo fenomeno avvertito dalle famiglie in cui sono presenti dei minori.

Quali sono le indicazioni da mettere in campo in fase di emergenza, sia adesso in fase di recupero, per recuperare rapidamente questi disturbi? Definire all’interno del nucleo famigliare una specifica routine e delle priorità, assegnare a specifiche attività uno spazio, per evitare che il ragazzo, il bambino o l’adolescente sia lasciato a sé stesso nello scegliere la modalità con la quale trascorrere il proprio tempo. Per evitare che il tempo trascorso davanti agli schermi sia troppo, includendo attività ludiche e di movimento nelle routine quotidiane, sottolineando l’importanza di prendere delle precauzioni per non esporsi ad ulteriori rischi.

Serve, se possibile, una maggiore attenzione, una maggiore interazione con i propri ragazzi: la presenza dei genitori in questa fase deve essere attenta (…). Ed è ai genitori che occorre fornire gli strumenti per un’interazione efficace, per una comprensione efficace”, aggiunge Starace. Sono quegli stessi genitori che dall’incontrare i figli solo la sera o nel weekend si sono ritrovati durante i periodi di lockdown a dover rendere compatibile una funzione genitoriale di attenzione, una funzione educativa, una funzione di sostegno e una funzione lavorativa. “Non va medicalizzato un problema che è di ampiezza molto più vasta che deve essere affrontato anche in termini di relazione con misure che sostengano questi interventi”.

Proviamo solo per un momento ad immaginare quanto questi problemi appena illustrati possano essere più pesanti, più gravi, più difficili da gestire nei 2 milioni di minori che si trovano in condizioni di povertà relative nel nostro Paese”, aggiunge il presidente Siep, “nell’oltre un milione e 200mila minori che si trovano in condizioni di povertà assoluta, negli oltre 250mila minori che hanno condizioni di bisogni educativi speciali o condizioni di disabilità, negli oltre 800mila minori stranieri per i quali quelle interazioni costituiscono un elemento essenziale per lo sviluppo della cittadinanza, del senso di appartenenza”.

Proviamo solo per un momento ad immaginare quanto questi problemi appena illustrati possano essere più pesanti, più gravi, più difficili da gestire nei 2 milioni di minori che si trovano in condizioni di povertà relative nel nostro Paese.

In chiusura Starace riporta al centro il tema del contrasto della povertà che è stato affrontato anche dalla task force guidata dal dottor Vittorio Colao con una serie di proposte specifiche. Dalla proposta della dote educativa, per contrastare la povertà educativa che potrebbe riguardare le famiglie beneficiare del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza. Un’estensione del servizio civile in cui giovani adulti possano dedicare parte del proprio tempo a giovani adolescenti, con i quali condividono modalità di linguaggio e di sperimentazione della realtà vicine. Un programma di contrasto alla povertà minorile in tutte le sue forme e all’esclusione sociale. Un fondo di contrasto alla povertà minore in ambito alimentare: tenendo conto del fatto che per molte famiglie e molti ragazzi la presenza a scuola per l’intera giornata è anche l’occasione per avere un pasto bilanciato a disposizione. Si deve fare in modo che queste evidenze orientino in maniera precisa le azioni a sostegno della parte più sensibile della nostra popolazione e di quella che si proietta di più verso il futuro.

È difficile prevedere l’effetto che Covid-19 avrà sulla salute mentale di bambini e ragazzi. Una recente revisione sistematica di alcuni studi incentrati sul rapporto tra solitudine e salute mentale nei giovani in situazioni affini al lockdown, ha provato a determinare se le misure per il contenimento della malattia potessero presagire futuri problemi di salute mentale.

Dall’analisi portata avanti sembra che possiamo aspettarci che misure di distanziamento fisico e le interruzioni dei supporti e delle attività sociali possano portare a un aumento dei problemi di salute mentale, in misura diversa l’isolamento aumenta la possibilità di soffrire di disturbi che vanno dalla depressione all’ansia generalizzata e sociale, fino ai comportamenti alimentari disordinati. Tuttavia, sebbene gli individui osservati fossero tutti in condizioni di isolamento, in questa pandemia a differenza dalle altre sono intere comunità nel mondo che condividono la stessa esperienza e questo può fare la differenza, lasciando ipotizzare risposte più positive. L’isolamento sociale soggettivo rispecchia l’isolamento sociale vissuto dai pari, dai gruppi di coetanei e nelle comunità in cui i ragazzi vivono.