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Litigare fa male alla salute, ma non litigare è peggio ancora


Fuggire dalle discussioni di coppia non serve a niente. Anzi, fa male alla salute. Evitare conversazioni difficili con il proprio partner porta non solo a soffrire emotivamente ma anche ad avere una funzione immunitaria ridotta. Lo conferma un recente studio dell’Ohio State University che rivisita i dati di un’altra ricerca del 2005, in cui si dimostrava che lo stress generato durante un breve litigio rallenta la capacità dell’organismo di guarire ferite superficiali, evidenziando come lo stress psicologico abbia un’influenza sul sistema immunitario.

Entrambe le ricerche ci dicono che nelle coppie sposate in cui per parlare con il partner si usano frequentemente modelli negativi – rifiutando il dialogo o sottraendosi a conversazioni potenzialmente impegnative sotto il profilo relazionale – i livelli di interleuchina-6 (IL-6) nel sangue sono più elevati. L’interleuchina-6 è una molecola prodotta dall’organismo per regolare la risposta immunitaria, ma si presenta anche quando si pratica attività fisica ad alta intensità o in periodi di stress.

In media, le donne e gli uomini sposati vivono due anni in più rispetto alle loro controparti non sposate, e uno dei motivi a beneficio di questa longevità è l’influenza del partner a vantaggio di stili di vita sani. Tuttavia, il matrimonio non sempre è associato a una salute migliore. Per esempio, i matrimoni “cronicamente in difficoltà, caratterizzati da una negatività cronica, comportano significativi rischi per le relazioni e per la salute dei coniugi”, come affermano gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Psychoneuroendocrinology. “Quello che stiamo osservando – aggiunge la prima autrice, Rosie Shrout – è che sia la negatività cronica sia quella acuta sia la combinazione delle due sono particolarmente dannose per la coppia, in termini di relazione, emozioni e risposta immunitaria”. Durante il periodo di osservazione infatti i partecipanti allo studio si sono impegnati in discussioni coniugali su argomenti noti, come le finanze familiari o il rapporto con i suoceri, e hanno descritto le modalità utilizzate di solito per parlare con il partner quando sorgono problemi: se positive, reciproche e costruttive, oppure negative e cioè quando la coppia, o anche soltanto uno dei due, evita di affrontare il discorso. Prima dei test è stato misurato il livello di IL-6 nel sangue e sono state fatte piccole lesioni cutanee per monitorarne la guarigione nelle settimane successive. Ne emerge che modelli di conversazione costruttivi sono collegati a livelli al basale di IL-6 inferiore, guarigione più rapida delle ferite e emozioni/valutazioni post-discussione più positive.

“Non è tanto lo stress quanto lo sforzo di trattenere ed evitare la discussione, di trattenere le emozioni, di controllarle”

Che ai litigi sarebbe meglio preferire conversazioni costruttive è un assunto – teorico – a cui un po’ tutti potremmo arrivare. Più difficile è metterlo in pratica. Per questo abbiamo chiesto a Luigi Cancrini, psichiatra e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica e sistemica, quali consigli potremmo suggerire alle coppie che hanno qualche difficoltà nel comunicare in modo costruttivo. Cancrini, che è anche presidente e fondatore di una fra le più importanti scuole italiane di psicoterapia, il Centro studi di terapia familiare e relazionale, ci spiega che “capita all’interno del matrimonio, ma anche all’interno della famiglia, di tacere agli altri e a sé stessi i punti di difficoltà, di disagio, di indifferenza. Questo è sicuramente un grande impegno per l’organismo e attraverso il sistema ipotalamo-ipofisario determina delle conseguenze sul corpo. Questo è un assunto di base sicuramente vero. Queste influenze possono manifestarsi in diverso modo. Nell’esperienza dei terapeuti familiari e di coppia, in un certo numero di casi vengono fuori delle vere e proprie malattie psicosomatiche. Gran parte delle malattie psicosomatiche sono accentuate, ingrandite, rese difficili da sopportare. La resistenza della persona rispetto alle manifestazioni sintomatiche delle malattie psicosomatiche in genere è messa a dura prova proprio da questo sforzo di controllare e trattenere le emozioni. Ci sono studi sperimentali su questo fatti da terapeuti familiari – sull’asma “incurabile”, sul diabete giovanile. Ripeto, non è tanto lo stress quanto lo sforzo di trattenere ed evitare la discussione, di trattenere le emozioni, di controllarle. Questo penso che sia il punto su cui vale la pena insistere. E sta qui poi la grande forza del lavoro terapeutico con le coppie e le famiglie, lo sforzo che si fa è proprio quello di rendere fluida la conversazione, affrontando anche in un contesto un po’ protetto gli argomenti e le situazioni di difficoltà”.

Come scegliere il momento più adatto per parlare?
In linea generale, laddove ci siano argomenti divisivi, punti di vista diversi e difficoltà di intendersi – spiega Cancrini – la prima cosa è quella di evitare di parlarne in situazioni non adatte. “Non si può parlare di cose importanti in quei cinque minuti in cui ci si incontra a pranzo di corsa o la sera, prima di andare a dormire. Se c’è un argomento importante, il mio consiglio è quello di costruire situazioni adatte. Per esempio, c’è questo argomento su cui non andiamo tanto d’accordo, facciamo una passeggiata, dedichiamoci un sabato pomeriggio, oppure andiamo a cena insieme il venerdì e dedichiamo il tempo che abbiamo ad affrontare questo problema. Quindi costruire una situazione adatta per parlare di cose che sono potenzialmente divisive. Non fare scambi rapidi, di fretta, in cui cresce subito la rabbia. Se costruire questi spazi, spazi per una conversazione più piana, risulta molto difficile per la coppia da sola, io credo che sia importante accettare l’idea di appoggiarsi ad un terapeuta. Trovare uno spazio terapeutico e discutere le situazioni di difficoltà nella coppia stessa, la presenza di una terza persona con un’esperienza e una capacità terapeutica può aiutare a rendere più costruttiva una discussione dalla quale altrimenti si esce doloranti e senza risultati”.

“Non si può parlare di cose importanti in quei cinque minuti in cui ci si incontra a pranzo di corsa o la sera, prima di andare a dormire”

Nello studio si legge che “in un matrimonio che vive delle serie difficoltà, un comportamento negativo viene percepito come una conferma, mentre in un matrimonio che ‘funziona’, un comportamento negativo viene interpretato come un segnale che il partner è in difficoltà”. Sembra un meccanismo destinato a rinforzarsi progressivamente e nel quale non esistono vie di fuga, ma non è così, secondo Cancrini. “Per fortuna, noi abbiamo sia la tendenza a reagire emotivamente sia la possibilità di controllare le nostre emozioni. Credo che una educazione personale a immaginare che laddove c’è qualcosa che indirettamente non ci piace ci sia una richiesta di aiuto è una scelta che le persone possono fare, possono essere educate a farlo. Se questo è molto difficile si va da un esperto, si chiede un aiuto in terapia. Sarà allora compito del terapeuta aiutare la persona a riconoscere la richiesta di aiuto che si nasconde dietro un comportamento che sembra non idoneo o addirittura aggressivo”.