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L’intelligenza artificiale può davvero sostituire il life coach?


L’ingresso nella stagione autunnale porta solitamente con sé un miglioramento delle abitudini sul piano dell’esercizio fisico e dell’alimentazione. O almeno un lodevole tentativo in tal senso. Quel famoso rimandare i buoni propositi a “dopo l’estate” che finalmente inizia a vedere la luce, insomma. Ecco allora che, dopo gli “sgarri” estivi, dovuti per lo più ai ritmi vacanzieri, si rientra pian piano a regime, si presta maggiore attenzione all’alimentazione, si riprende la palestra o lo sport, e ci si riaffida – in molti casi, al personal trainer, anzi alla più completa figura del life coach. Ma è ancora così o la tecnologia inizia a sostituire l’uomo anche in questo tipo di pianificazione?

Come ben sappiamo, il post-pandemia ha cambiato la routine di molti di noi, e tanti abitudinari della palestra hanno smesso di frequentarla, o meglio non l’hanno più ripresa, passando ad una delle tante fitness app che hanno registrato un vero e proprio boom in questi ultimi anni, diventando delle vere e proprie palestre virtuali con esperti personal trainer, consigli alimentari, numerose classi con differenti tipologie di lavoro e la possibilità di allenarsi in qualsiasi momento della giornata, abbattendo naturalmente costi ed eliminando i tempi dovuti agli spostamenti. Anche qui ovviamente ci sono da valutare i pro e i contro, tuttavia il successo enorme di queste app è un dato di fatto.

Ma non è soltanto questo: c’è di più, uno step ulteriore. L’intelligenza artificiale infatti rischia davvero di sostituire i personal trainer, i nutrizionisti e quelli che più generalmente abbiamo chiamato life coach, scalzati appunto dai chatbot, ovvero assistenti virtuali tuttofare della nostra wellness. I ricercatori della University of South Australia hanno effettuato una revisione sistematica – pubblicata su Nature Digital Medicine – scoprendo come questi strumenti siano decisamente efficaci per migliorare in modo significativo la qualità di attività fisica, dieta e sonno. In un’epoca in cui – come abbiamo detto – ottimizzare i tempi ci sembra fondamentale, questi chatbot sono in grado di rispondere rapidamente alle nostre domande, supportarci in modo soddisfacente e utile in tante delle necessità e attività quotidiane, aiutandoci ad esempio ad aumentare il numero di passi giornalieri, suggerendoci dei target step by step, consigliandoci la dieta corretta per il nostro corpo, suggerendoci di inserire alimenti come frutta o verdura, o fonti proteiche, laddove siano scarse, o ancora contribuendo a farci aumentare le ore di sonno. Questo studio in particolare ha evidenziato che l’utilizzo dei chatbot ha portato in media tra gli utilizzatori a: 735 passi in più al giorno; una porzione aggiuntiva di frutta e verdura al giorno; 45 minuti di sonno in più a notte. Risultati notevoli, quindi, dal momento che sappiamo bene come l’eccessiva sedentarietà, la cattiva alimentazione e il sonno insufficiente siano tra i più importanti fattori di rischio per la salute a livello globale e tra le cause di depressione, ansia e malattie croniche come il diabete di tipo 2 o le malattie cardiovascolari, l’obesità, i tumori e più in generale quindi contribuiscono significativamente all’aumento della mortalità.

Le parole di Ben Singh, ricercatore capo dell’UniSA, mettono in risalto quindi il fatto che tali risultati mostrino il potenziale rivoluzionario dell’intelligenza artificiale. “Quando pensiamo ai chatbot spesso pensiamo ad applicazioni semplici come le notifiche delle notizie quotidiane o gli ordini di Uber. Ma negli ultimi anni questa tecnologia è progredita al punto che a volte può essere difficile stabilire se si sta chattando con una macchina o con una persona reale. Nella promozione di interventi efficaci a sostegno del benessere e di uno stile di vita sano il fascino dei chabot risiede probabilmente nel fatto che possono generare risposte immediate, accattivanti e personalizzate, che spingono gli utenti a prendere decisioni migliori riguardo al movimento quotidiano, alle abitudini alimentari e al sonno”. Tuttavia – al netto di questi soddisfacenti risultati – rispondere almeno in parte al quesito iniziale, ovvero se l’intelligenza artificiale possa realmente sostituire un life coach in carne e ossa, non è affatto scontato. Innanzitutto occorrerebbero dei dati che mettano a confronto i chatbot con i life coach, che al momento non sono disponibili. Probabilmente in questo ha ragione Carol Maher dell’UniSA, che sottolinea come sebbene i chatbot rappresentino un approccio innovativo ai problemi di salute legati allo stile di vita, “pensare ad un approccio misto tra intelligenza artificiale e coaching umano è la soluzione migliore e più vantaggiosa”.

Inoltre sappiamo come questo sia un campo di ricerca decisamente giovane e – come negli altri strumenti di IA – c’è sempre il rischio che i chatbot forniscano consigli poco appropriati. Un recente articolo del New York Times ci ha svelato che Google sta lavorando in modo piuttosto serio su questo particolare fronte dell’IA: nei laboratori di DeepMind, azienda di intelligenza artificiale di Google e controllata da Alphabet, pare vi siano almeno 21 tipi diversi di strumenti di IA con vari compiti personali e professionali, in grado di fornire consigli di vita, idee, istruzioni per la pianificazione e suggerimenti per l’attività fisica. Veri e propri life coach virtuali, dunque. Eppure, sempre secondo il quotidiano statunitense, non tutti i ricercatori sembrano convinti a lanciare questa IA, forse ritenuta fin troppo pericolosa. Del resto, lo scorso giugno, la National Eating Disorder Association degli Stati Uniti è stata costretta a sospendere il chatbot Tessa dopo alcuni ‘consigli’ sui disturbi alimentari ritenuti dannosi. Quel che sembra certo, al di là di vantaggi e svantaggi, è che serva ancora molta cautela e che l’inserimento di un’intelligenza artificiale così evoluta richieda un’attenta riflessione. Proprio per questo attualmente l’uso integrato di assistenti virtuali e umani rappresenta forse la via più sicura, offrendo il meglio di questi due mondi: mantenere il valore unico di un coach umano, abbinato all’utilità di supporto 24 ore su 24 di un chatbot.

Le stesse palestre o i centri di fitness possono sfruttare a proprio vantaggio l’intelligenza artificiale applicata al wellness, sviluppando strategie di lead management, incrementando la qualità dei propri servizi e integrando le proprie competenze con gli strumenti forniti dalla tecnologia. Difficilmente l’esperienza umana potrà essere sostituita in modo adeguato da dei chat bot wellness, ma al contempo quest’ultimo è uno strumento potenzialmente utilissimo, in grado di monitorare costantemente e rapidamente i progressi dell’utente, personalizzando i parametri in modo sempre più preciso e dettagliato. Di contro non possiamo tuttavia non tener conto anche dell’impatto che l’IA avrà sulle mansioni dell’uomo. Secondo una ricerca della Rome Business School, il mercato italiano dell’intelligenza artificiale sta crescendo in modo esponenziale (+32% nel 2003), portando ad una perdita stimata di circa 2 milioni di posti di lavoro entro il 2030, tra le più alte in Europa. Educare le persone sull’impatto dell’uso dell’intelligenza artificiale diventa allora fondamentale, cercando di far convivere la natura umana e quella cibernetica.