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La mente di Pinocchio: un libro per (ri)conoscere le bugie


Per quale motivo diciamo le bugie? Quali meccanismi deve innescare la nostra mente e quali aree del cervello sono implicate per formulare una menzogna? Creare un inganno è un arte. Gianfranco Denes ci spiega tutti i segreti del mentire nel libro “La mente di Pinocchio”, pubblicato da Il Pensiero Scientifico Editore. Si tratta di un piccolo saggio, un manuale al servizio di psicologi e neurologi. Ma è anche un libro adatto a un pubblico non specifico, interessato ai meccanismi di produzione e distruzione di una menzogna e ai processi che ci inducono a credere o a diffidare. La bugia è descritta in vari contesti: dall’ambito personale a quello sociale, dal contesto patologico a quello biologico. Gianfranco Denes è neurologo di formazione e docente universitario presso le Università di Padova e Venezia. È autore di altri tre volumi oltre che di numerose pubblicazioni scientifiche.

“Se un uomo è privo di immaginazione al punto da creare prove per suffragare una bugia, farebbe bene a dire subito la verità” – Oscar Wilde

“Raccontare una bugia non è una cosa semplice”, spiega il testo di Denes. “Impone la soppressione temporanea della risposta vera e la formulazione di una nuova risposta, che sia credibile per l’interlocutore”. È un’operazione costosa in termini di energie e anche dal punto di vista psicologico o sociale. Malgrado ciò è comune che in molti ricorrono alle menzogne. In genere, è una strategia adottata per portare vantaggio a se stessi o per salvarsi. Spesso sono contesti psicologici, ambientali o culturali che ci rendono più proni alle bugie. Talvolta, una menzogna può portare vantaggio anche agli altri: è il caso delle bugie bianche pronunciate per preservare qualcun altro o delle bugie pietose, in cui si nega la verità per evitare un dolore inutile al nostro interlocutore. Infine, ci sono casi patologici in cui una persona formula bugie in modo seriale o si autoinganna. Quest’ultimo caso è quello che trova applicazione, ad esempio, nella sindrome di Münchausen in cui una persona è convinta di manifestare sintomi di varie malattie quando nella realtà non è per nulla ammalata. Gianfranco Denes dedica alcuni capitoli proprio alla scoperta dei diversi tipi di bugie e inganni, elencandone le caratteristiche e fornendo numerosi esempi per facilitare la comprensione.

“Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri” – Fëdor Dostoevskij

Il libro di Denes è frutto di una ricca ricerca bibliografica della letteratura scientifica. L’autore è riuscito a fare un’ottima sintesi dei numerosi studi scientifici che si sono occupati dell’atto del mentire. Attraverso la lettura del libro si ripercorrono i progressi della neurobiologia e neuropsicologia ed è possibile scoprire i meccanismi neurologici che sono necessari per mentire. Per dire una bugia bisogna sospendere i meccanismi automatici che ci porterebbero a pronunciare la risposta vera. Secondo alcuni autori, è anche indispensabile postare la propria attenzione tra diverse operazioni mentali e compiti. Infine, è necessario mantenere una memoria di lavoro e aggiornare le informazioni da manipolare. Schopenauer diceva che “al mondo esiste un solo essere che mente: l’uomo”. E in effetti solo i primati più vicini alla nostra specie sono in grado di mentire. Gli scimpanzé, infatti, hanno sviluppato meccanismi neurologici così evoluti da essere in grado di ingannare un loro conspecifico. Altri vertebrati mancano di tale capacità volontaria. Le operazioni di mimetismo attuate da altri animali sono diverse dai meccanismi della bugia e sono affidati in prevalenza a reazioni biologiche. Il fatto che mentire sia un processo complesso lo dimostrano anche alcune patologie per le quali risulta impossibile non riferire la verità: ad esempio, nella malattia di Parkinson, un fenomeno che andrebbe ulteriormente indagato per scoprire nuovi aspetti della patologia. Al contempo, quando si hanno deficit a livello dei sistemi cognitivi connessi ad alcune forme di demenza o a traumi che possono essere anche di natura psicologica, possono formarsi delle false memorie e confabulazioni.

“Se dici una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà” – Joseph Goebbels

L’ambito forense ha da sempre inseguito la chimera di scoprire il colpevole, magari usando macchine prese in prestito dalla scienza. Altrettanto utile è la ricerca della falsa testimonianza e del ricordo imperfetto. È possibile smascherare le bugie. Servono astuzia, buona capacità di osservazione e strumenti scientifici capaci di rilevare l’attivazione di diverse aree del cervello.
Denes nel suo libro passa in rassegna tutti i metodi che è possibile applicare per individuare la verità.
Mentre svolge tale operazione però mette in guardia il lettore nei confronti delle eventuali evidenze scientifiche ancora carenti. Oppure rimarca i meccanismi cui occorre prestare attenzione in fase di giudizio, per non sottovalutare la possibilità che la nostra mente, soprattutto in un momento di stress emotivo, metta in atto meccanismi di creazione di false memorie. “Spesso è più comodo credere a una bugia piuttosto che cercare di scoprire la verità”, ha raccontato Denes nell’intervista che potete vedere pubblicata qui di seguito.

L’epoca in cui viviamo, definita della post verità e dove internet impera, è caratterizzata dalla diffusione di fake news, di messaggi di propaganda e di pubblicità ingannevoli. Sono messaggi che sfruttano una nostra caratteristica: la capacità innata di adottare la “presunzione di verità”. La presunzione di verità è il presupposto perché possa avvenire un dialogo, senza la necessità di controllare la veridicità di ogni affermazione del nostro interlocutore. Inoltre sono messaggi che cavalcano conoscenze e opinioni comuni delle persone, che spesso sono solo alla ricerca di ciò che già credono o sanno. Si tratta del principio del confirmation bias. Pur sapendo che dietro ad alcune informazioni si cela una menzogna, arriviamo ugualmente ad accordare la nostra fiducia. Entrano in gioco meccanismi psicologici o sociali che ci inducono ad aderire o diffondere false credenze.

Perché leggere il libro? La pubblicità, la propaganda, internet ci espongono sempre più a una realtà basata sulla menzogna e sull’inganno. “La mente di Pinocchio” è un testo adatto a tutti per imparare a riconoscere le caratteristiche del bugiardo, le sue intenzioni e i suoi meccanismi. È un testo interessante e scorrevole che alterna esempi di bugie tratte dalla vita comune e riferimenti scientifici. In tal senso è alquanto efficace nel trasferire le più recenti scoperte sulle modalità di funzionamento del nostro cervello nel momento in cui mente. Spiegate con un linguaggio comprensibili a tutti le basi neurologiche della bugia diventano accessibili. Le bugie e gli antidoti per smascherarle smettono di avere segreti dopo la lettura del libro, perché il tema è affrontato da ogni punto di vista: sociale, biologico, psicologico, legale. E se ancora vi sono aspetti da approfondire in tale campo, il libro fa il punto sulle conoscenze scientifiche attuali e costituisce un importante aggiornamento sulle basi anatomiche e funzionali dei processi mentali collegati all’atto di mentire.