Per capire come la Valle del Sacco, ad una manciata di chilometri da Roma, sia stata inserita tra i Siti di interesse nazionale (Sin), assieme a Celeste De Fiore e Claudio Colotti siamo partiti dalla percezione del rischio di salute e dalla storia di cittadinanza attiva e partecipata che ci hanno restituito Fiorella, Francesco, Aldo, Cristina, Evaristo e Nello. Con la scoperta della contaminazione di campioni di latte vaccino da ꞵeta-esaclorocicloesano (ꞵ-HCH), nel 2005 è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-ambientale e la Valle del Sacco è stata inserita tra i Siti di interesse nazionale ai fini di bonifica.
“Gli enti di ricerca sono quelli più aperti a costruire un progetto comune e sono per noi fondamentali anche per decodificare i dati”
I Sin sono aree contaminate molto estese classificate come pericolose dallo Stato italiano poiché le attività umane hanno causato un’alterazione tale di suolo, sottosuolo e/o acque superficiali e sotterranee da rappresentare un rischio per la salute umana e da richiedere interventi di bonifica. Chi vive nei luoghi attraversati dal fiume Sacco è esposto da anni a diversi inquinanti e attraversando questi territori, ognuna delle persone incontrate ci ha restituito uno sguardo diverso su quale criticità la preoccupasse maggiormente per i suoi potenziali effetti sulla salute. Oggi il Sin interessa cinque comuni della provincia di Roma e 14 comuni della provincia di Frosinone; oltre alla contaminazione da β-HCH, sono presenti inquinanti derivanti da numerosi insediamenti industriali e aree a elevato inquinamento atmosferico da traffico autoveicolare. Nel visitare Colleferro, Ceprano, Ceccano, Anagni, Ferentino è anche emerso chiaramente il ruolo che può avere la cittadinanza nell’attivare un cambiamento; un ruolo che non prescinde mai dal desiderio autentico di comprendere il dato scientifico su cui poggiare qualsiasi azione. “Gli enti di ricerca sono quelli più aperti a costruire un progetto comune e sono per noi fondamentali anche per decodificare i dati, i risultati di un’indagine epidemiologica, ad esempio”, ci ha raccontato Alberto Valleriani, attivista da sempre nel Sin. Il dialogo tra la cittadinanza e chi fa ricerca su questi temi è centrale per mettere a fuoco le istanze più importanti e capire come risolverle: le questioni ambientali che insistono su questi territori sono tantissime, fare ricerca significa ottenere risultati utili a informare e a effettuare scelte di salute pubblica.
Il progetto INDACO
Il “pretesto” per attraversare il territorio del Sin Valle del Sacco è stato ricostruire il contesto fotografico e narrativo adatto a presentare in un sito web https://www.progettoindaco.it/ i risultati del progetto INDACO, che ha come obiettivo un’analisi dello stato di salute della popolazione residente nel territorio e la conduzione di studi epidemiologici per valutare gli effetti dei rischi ambientali. L’acronimo INDACO sta appunto per Indagini epidemiologiche Sin Valle del Sacco: un progetto coordinato dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, Asl Roma 1 (Dep Lazio) che rientra nell’accordo tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Lazio, e che nasce per realizzare interventi di messa in sicurezza e bonifica di questo Sin. Il progetto, iniziato alla fine del 2020 in collaborazione con l’Asl Roma 5 e l’Asl di Frosinone, si pone l’obiettivo di raccogliere informazioni sullo stato di salute della popolazione di quei luoghi, valutare i rischi associati all’esposizione ambientale e dare indicazioni su interventi di prevenzione. I dati ottenuti da questo progetto di ricerca saranno utili a favorire la prevenzione e la promozione della salute, azioni che devono essere informate anche dalla partecipazione delle comunità che abitano il Sin.
“Attraverso il progetto INDACO stiamo cercando di ampliare lo sguardo e cercare di ricostruire la storia di esposizione di quest’area anche per valutare gli effetti sulla salute”
“Attraverso il progetto INDACO stiamo cercando di ampliare lo sguardo e cercare di ricostruire la storia di esposizione di quest’area anche per valutare gli effetti sulla salute delle esposizioni ambientali”, spiega Paola Michelozzi, dirigente della Uoc di Epidemiologia Ambientale del Dep Lazio che coordina il progetto INDACO. Il focus sono gli effetti dell’esposizione ai fattori di rischio ambientali presenti sul territorio e la percezione del rischio da parte della popolazione. L’interazione con la cittadinanza è un modo per portare la ricerca sul campo, per mettere i piedi, in senso letterale, sul territorio che si sta per studiare, un modo perché la mappa sia il territorio. “La popolazione è sicuramente l’attore che ha più coscienza di quello che succede, perché in quei territori ci vive e conosce la storia di chi ci ha vissuto e di cosa è successo lì”, aggiunge Matteo Renzi, ricercatore del Dep Lazio.
La partecipazione della cittadinanza a Colleferro e nel Sin è servita a muovere il cambiamento e serve a condividere sapere sul territorio, ma è anche il punto di partenza per capire come il rischio ambientale venga percepito da chi lo vive e, sulla base di questa percezione, può servire ad indirizzare programmi di prevenzione più efficaci. La percezione del rischio è essenziale per comprendere le scelte e i comportamenti della popolazione che vive in aree con criticità ambientali: credenze, conoscenze, valori possono infatti determinare l’atteggiamento delle persone nei confronti delle pressioni ambientali, influenzare le condizioni psicofisiche e le esposizioni a fattori di rischio. Per questo il progetto INDACO parte con un invito alla partecipazione di chi è residente nei comuni del Sin Valle del Sacco e alla compilazione di un’indagine online anonima per capire come chi vive quei territori pensa che l’ambiente influisca sulla propria salute. Sono poche domande facili da compilare e l’adesione è anonima e volontaria.
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Sin Valle del Sacco: pillole di epidemiologia
Quali sono gli obiettivi che si pone il progetto INDACO? Uno dei primi risultati del progetto è stato caratterizzare lo stato di salute della popolazione residente nella Valle del Sacco. La piattaforma Stato di salute Valle del Sacco permette un confronto tra i comuni del SIN e i dati di riferimento regionali. Gli indicatori dello stato di salute (ospedalizzazione, incidenza di tumori, mortalità) a livello comunale consentono di disporre di un quadro di riferimento dell’occorrenza di malattie e identificare le principali criticità su cui basare poi le attività di sorveglianza epidemiologica. Si tratta di dati che possono suggerire ipotesi, ma che non possono essere interpretati in termini di relazione causa-effetto, ovvero in termini di associazione tra fattori di rischio individuali (stili di vita, esposizioni ambientali) ed esiti di salute.
Sarà poi lo studio di coorte dei residenti a permettere di valutare l’associazione tra livello di esposizione a diversi inquinanti ed esiti di salute (incidenza di tumori, ospedalizzazione, mortalità per causa), tenendo conto anche di altri fattori di rischio (es. stili di vita, livello socioeconomico dell’area di residenza, occupazione). L’analisi di coorte rappresenta, infatti, il disegno di studio più consolidato in epidemiologia ambientale per valutare l’associazione tra esposizioni a fattori di rischio ed effetti sulla salute nella popolazione esposta. Uno strumento importante soprattutto in una zona come la Valle del Sacco in cui le criticità ambientali sono diverse ed eterogenee e si tratta del primo studio condotto nel Sin che include l’intera popolazione residente nei 19 comuni.
Che fine ha fatto la questione da cui siamo partiti, ovvero la contaminazione da ꞵ-HCH? Quali sono gli effetti dell’esposizione cumulativa sulla popolazione? “In continuità con il programma attivato nel 2009, il progetto INDACO estende a un campione più ampio la sorveglianza sanitaria e la valutazione della contaminazione umana da questa sostanza”, spiega Daniela Porta, ricercatrice del Dep Lazio. La sorveglianza sanitaria e il biomonitoraggio prevedono interviste attraverso questionario telefonico, controlli medici periodici e prelievi di sangue con l’obiettivo avere dati aggiornati sulla contaminazione della popolazione da ꞵ-HCH e da altri inquinanti, per poi monitorare l’insorgenza di patologie. Il sito www.progettoindaco.it nasce per restituire i risultati del progetto a operatori sanitari, decisori e cittadinanza, per sensibilizzare, informare e proteggere chi abita nel Sin. Cosa sappiamo sui rischi di salute dovuti all’esposizione ambientale che caratterizza i territori del SIN? Quali sono le fonti di inquinamento principali e quali le sostanze inquinanti oggetto di ricerca? Cosa è il β-HCH? Quanto sono affidabili i dati raccolti e come possono essere utilizzati? Perché raccogliere i dati coinvolgendo chi abita i territori caratterizzati da rischio ambientale? Quali sono i cambiamenti che le persone possono mettere in atto per proteggersi? Il sito prova a rispondere a queste domande camminando accanto al cittadino che ha un ruolo fondamentale nella costruzione dei risultati del progetto INDACO.
Questo post è il terzo di una serie sulla Valle del Sacco. La prima uscita puoi leggerla qui “Valle del Sacco: una storia di fossi, interramenti e smaltimenti sospetti”. La seconda, invece, qui “Colleferro: lo smaltimento dei rifiuti tra attivismo e politica“.