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Photo by The White House / CC BY

Lo Stato dell’Unione di Trump attraverso le lenti della sanità


La sanità è al centro dell’agenda politica: lo conferma il contenuto della relazione sullo Stato dell’Unione del presidente Donald Trump, nel quale sono stati celebrati gli straordinari successi della nuova amministrazione e ricordati i nuovi eroi che hanno contribuito negli ultimi dodici mesi “a ricordare chi siamo e a mostrare cosa possiamo fare”. Beninteso, parla di loro, gli statunitensi perché gli stranieri sono, sin dalle frasi di apertura del discorso, tenuto il 30 Gennaio scorso, coloro che hanno aperto il fuoco sulla strip di Las Vegas.

Un paese flagellato da disastri ambientali: in Texas, Florida, Louisiana, Porto Rico, Isole Vergini, California. “Siamo con voi, vi vogliamo bene e usciremo insieme dalla situazione in cui state”, sostiene Trump. E, a parole, la promessa potrebbe sembrare sincera. “Insieme costruiremo un’America sicura, forte e orgogliosa”. Anche se ci poteva star bene, nessun accenno a misure in grado di ridurre la probabilità del manifestarsi di eventi catastrofici le cui conseguenza possono essere contenute solo da atti di eroismo di piloti di elicottero o di pompieri. Un discorso impaurito, quello di Trump, sottolinea Amy Davidson Sorkin sul Newyorker: “Ciò che è diventato solo un poco più chiaro, nell’ora successiva, era come quei diversi pezzi – sicurezza, forza, orgoglio – sono in relazione tra loro e si basano uno sull’altro. Quello che li lega, secondo Trump, per lo meno così sembra, è la paura”.

Subito dopo, Trump apre il capitolo fiscale sottolineando l’avvenuta riforma che riduce il peso della tassazione sulle famiglie medie: 2.000 dollari di imposte in meno per una famiglia che ha un reddito intorno ai 75 mila dollari. Attenzione per i più deboli, dunque, anche l’abbattimento della business tax dal 35 al 21 per cento che è la misura più discussa perché concepita apposta per creare consenso tra i grandi gruppi industriali. “Non c’è miglior momento di quello attuale per vivere il sogno americano”, assicura il Presidente.

Spazio anche a considerazione sulla salute dei veterani di guerra: il discorso si sofferma sul licenziamento dei funzionari negligenti dei Veterans Health Hospitals. Imbarazzante, però, il silenzio sui bisogni dei reduci in termini di supporto per i disturbi post-traumatici da stress, per gli effetti a lungo termine dell’agente Orange sulla salute dei soldati rientrati dal Vietnam e degli esplosivi utilizzati nella Guerra del Golfo. Argomenti invece approfonditi da diversi rapporti della National Academy of Medicine.

“Exciting progress is happening every day”, sostiene Trump. Anche nella sanità e, più specificamente, in ambito regolatorio. “Per rendere più veloce l’accesso ai farmaci innovativi e ai medicinali generici, lo scorso anno la Food and Drug Administration ha approvato più equivalenti e dispositivi medici come mai nella storia precedente”. Proseguendo poi con un’affermazione di particolare importanza: “Crediamo che le persone con una malattia terminale debbano avere accesso a terapie sperimentali che potrebbero potenzialmente salvare le loro vite. I malati terminali non dovrebbero girare il Paese in cerca di una cura: voglio dar loro una possibilità in casa propria. E’ ora che il Congresso dia loro il «diritto a provarci» (the right to try)”. Un accenno infine al prezzo dei farmaci. “E’ una delle mie principali priorità”, afferma il Presidente, perché in molte nazioni alcuni medicinali costano meno che negli Stati Uniti. Dire di volerlo fare non costa nulla: altra cosa è spiegare come, ha osservato David Cassidy in un altro editoriale del Newyorker.

La dipendenza da oppiacei – altra grande emergenza negli Stati Uniti – è legata, nel discorso di Trump, alla permeabilità dei confini del Paese. Le sette morti ogni ora per overdose sarebbero dovute, in ultima analisi all’ingresso di trafficanti di stupefacenti in una nazione altrimenti sicura. Per questo, il Presidente sottolinea i quattro pilastri sui quali dovrebbe basarsi la politica statunitense dei prossimi mesi, tutti legati alla protezione dei propri confini, anche attraverso la costruzione del famoso – o famigerato – muro di separazione dal Messico. Lungo brano, quello dei four pillars, un po’ contraddittorio con quanto affermato in apertura dal Trump stesso: “Se c’è una montagna, la scaliamo. Se c’è una frontiera, l’attraversiamo”.

Insomma: i confini propri esistono per essere difesi, quelli degli altri, invece, oltrepassati.