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Demenze: quando la musica aiuta la memoria


Le malattie neurodegenerative in generale e le demenze in particolare sono purtroppo in crescente aumento nella popolazione mondiale, al punto che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e la federazione Alzheimer’s disease international (Adi) le hanno dichiarate una priorità di salute pubblica a livello globale. Nel 2015 si stimavano 47 milioni di persone affette da demenza in tutto il mondo, una cifra che si prevede aumenterà fino a raggiungere i 75 milioni entro il 2030 e i 132 milioni entro il 2050, con circa 10 milioni di nuovi casi all’anno. Da qui il forte richiamo dell’Oms e dell’Adi affinché i Paesi investano sulla ricerca e includano le demenze nei loro programmi di salute pubblica, definendo a livello nazionale, regionale e locale piani di intervento con il coordinamento tra i diversi settori dell’assistenza. Disporre di dati che aiutino a monitorare le persone che convivono con questa patologia, valutare la qualità, l’appropriatezza e gli esiti dell’assistenza sanitaria è fondamentale, ma questi non sono gli unici accorgimenti che si possono prendere in questa direzione. Perché il miglioramento della qualità della vita di queste persone può dipendere anche da piccole cose, o quantomeno da quelle che in apparenza sembrano tali. In particolar modo la musica.

“Nel 2015 si stimavano 47 milioni di persone affette da demenza in tutto il mondo, una cifra che si prevede aumenterà fino a raggiungere i 75 milioni entro il 2030 e i 132 milioni entro il 2050”

Diversi studi infatti (qui presi in esame da una revisione sistematica di Frontiers in Medicine) affermano che la musica può portare giovamento alle persone affette da demenza, aiutarle a recuperare alcuni aspetti della loro memoria, farle sentire più tranquille e migliorare il loro umore. Inoltre pare che la reattività alla musica possa essere conservata anche in fasi molto avanzate della demenza. In modo particolare, se nel corso della vostra vita avete in qualche modo avuto a che fare con qualcuno che convive con tali patologie – o più banalmente grazie agli esempi di film, serie televisive, libri o racconti sul tema – vi sarete accorti come le persone con demenza riescano a ricordare perfettamente il testo e la musica di una canzone, ma magari non il nome dei propri familiari, oppure – nel caso di pazienti in grado di suonare strumenti – si constata un deterioramento del linguaggio nel corso della malattia, ma non delle abilità musicali. Alcuni studi scientifici hanno indagato i benefici della musicoterapia nei pazienti (soprattutto anziani) affetti da demenza, tra tecniche attive (cantare, suonare strumenti) e tecniche passive (ascolto), e i risultati suggeriscono che la musicoterapia sia utile per migliorare i problemi comportamentali, l’ansia e l’umore in questa popolazione, ma anche per far riaffiorare ricordi e sentimenti, riconnettendo le persone a coloro che amano. I benefici derivati da ciò infatti non riguardano soltanto il paziente, ma anche i caregiver, migliorando il rapporto tra questi ultimi e la persona affetta da demenza, alleviando il carico fisico ed emotivo.

Importante in tutto ciò è anche stabilire i luoghi migliori in cui praticare la musicoterapia, e qui è ovvio pensare immediatamente alle case di cura. È stimato infatti che circa il 50% delle persone affette da demenza risiede in queste strutture (lo evidenzia uno studio del 2017 pubblicato su PLOS One), ed è proprio qui che la musicoterapia deve trovare – e in effetti trova – maggiore applicazione. Questo tipo di attività peraltro offre, oltre ai benefici già menzionati, anche un miglioramento dell’interazione sociale tra gli ospiti e il personale di tali strutture, generando effetti positivi sull’ambiente e sulla psicologia sociale. Senza contare poi che l’uso della musica è un intervento sicuro e praticamente esente da rischi, ma soprattutto a basso costo, come confermano anche qui degli studi scientifici (uno sulla rivista Parkinsons Disease, del 2019 e uno sul Journal of Multidisciplinary Healthcare, del 2020), ed è utilizzabile pertanto in qualsiasi struttura o contesto di cura.

Del resto, i benefici della musica non li scopriamo certo oggi e con i pazienti affetti da demenze. In senso più generale basta tornare indietro di pochi anni e pensare al ruolo svolto dalla musica durante il lockdown del 2020 dovuto alla pandemia di covid-19. In quel periodo la musica ha sostenuto le persone nelle sfide quotidiane poste dall’isolamento, dalla solitudine, dall’incertezza del futuro, dai tanti fattori di stress che nessuno di noi avrebbe potuto prevedere. La musica ha rappresentato per tante persone motivazione, ispirazione, conforto, distrazione, stimolo, sollievo, connessione, gioia, sostenendo la nostra salute e il nostro benessere mentale e fisico sia individuale che collettivo.

“La musica aiuta le persone. La musica aiuta la memoria”

A maggior ragione quindi non ci possiamo stupire del fatto che possa portare significativo giovamento nelle persone affette da demenze, e abbiamo visto finora come le evidenze abbiano dimostrato che gli effetti della musica vadano oltre la riduzione dei sintomi comportamentali e psicologici. Senza nascondere naturalmente i limiti di alcuni di questi studi, è palese che la musica sia strettamente legata all’identità personale e alla storia di vita di un individuo. I pazienti in tutte le fasi della demenza possono facilmente accedere alla musica ed essa può contribuire a migliorare la psicologia sociale dell’ambiente in cui queste persone vivono, soprattutto all’interno delle case di cura. Inoltre, è evidente che la preferenza individuale per la musica venga conservata durante il processo di demenza, ed è importante quindi sostenere i legami musicali e interpersonali, soprattutto quando il decorso della malattia diventa più evidente, aiutando così a valorizzare la singola persona e a mantenere il più possibile alto il livello della sua qualità di vita.

La musica aiuta le persone. La musica aiuta la memoria. Ecco perché è davvero importante che diventi una parte essenziale dell’assistenza alle persone affette da demenza.