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Da minaccia a emergenza nazionale. Un mese di comunicazioni ufficiali sul coronavirus


Stiamo affrontando un’emergenza, un’emergenza nazionale. L’abbiamo fatto sin dall’inizio con misure di massima cautela. La stiamo affrontando con consapevolezza, senza sottovalutarla. Noi abbiamo scelto, come sapete, il criterio della verità e della trasparenza e adesso ci stiamo muovendo con lucidità, con coraggio, con fermezza e, queste misure lo dimostrano, con determinazione”.

Sono le parole pronunciate da Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa tenutasi nella notte di sabato, in cui il Presidente del Consiglio ha presentato il Decreto Legge contenente le misure di contenimento del contagio dell’infezione da Sars-CoV-2 previste in Lombardia e in altre quattordici province del Nord Italia – territori che vanno a costituire le nuove “zone rosse” – e nel resto del territorio nazionale.

Il discorso di Conte è solo l’ultima di una serie di comunicazioni ufficiali alla stampa da parte delle istituzioni coinvolte nella gestione dell’epidemia da coronavirus. Nel corso delle ultime settimane, parte di queste comunicazioni è stata affidata alle conferenze stampa tenute nella sede del Dipartimento della Protezione Civile, il cui capo Angelo Borrelli è stato nominato “Commissario per l’emergenza coronavirus” in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, il 31 gennaio 2020.

Analizzando le dichiarazioni fatte a partire da quel momento in quella sede – tutte consultabili sul canale Youtube del Dipartimento della Protezione Civile – è possibile rendersi conto di come le istituzioni abbiano reagito alle evidenze, caratterizzate da grande incertezza e in continuo aggiornamento, legate alla diffusione del coronavirus.

Un problema altrui, un problema nostro

La prima comunicazione fatta da Borrelli in vece di Commissario delegato a organizzare le attività di prevenzione risale al 31 gennaio, quando gli unici due casi positivi presenti in Italia erano costituiti dai due turisti cinesi in viaggio a Roma, all’epoca ricoverati presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” e successivamente guariti dall’infezione. Alla luce di questa situazione, in quell’occasione Borrelli dichiara infatti: “La situazione è tale da non avere alcun tipo di allarmismo, ma continuare a fare una vita normale, adottando quelle che sono le normali regole di prudenza”.

Fino al 22 febbraio, infatti, l’epidemia da coronavirus sembra essere una minaccia localizzata prevalentemente al di fuori dei confini nazionali. Lo si capisce anche dalla seconda dichiarazione di Borrelli, rilasciata il 3 febbraio, in cui il capo della protezione civile si limita a descrivere le operazioni messe in atto per favorire il rientro in sicurezza dei cittadini italiani presenti nella provincia cinese di Wuhan e quelle previste in termini di controlli nei porti e negli aeroporti del nostro Paese.

Anche durante la conferenza stampa del 18 febbraio, tenutasi alla presenza del Ministro della Salute Roberto Speranza e del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, poi, l’attenzione delle istituzioni è rivolta principalmente ai nostri connazionali all’estero e in particolare a quelli bloccati a bordo della nave da crociera Diamond Princess, ancorata nella baia di Yokohama in Giappone. “Stiamo facendo in modo che tutte le procedure che mettono in sicurezza i nostri connazionali possano essere eseguite”, spiega di Maio.

Tutto cambia il 22 febbraio, quando, in seguito all’aumento dei casi di contagio in Lombardia e Veneto, il Governo presenta il Decreto Legge “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-2019”, che di fatto istituisce le prime due zone rosse nel lodigiano e nel comune di Vo’ in provincia di Padova. “Lo scopo è quello di tutelare il bene della salute degli italiani, il bene che ci sta più a cuore, quello che nella gerarchia dei valori istituzionali è sicuramente al primo posto”, spiega Giuseppe Conte, che partecipa alla conferenza stampa insieme a Roberto Speranza, Angelo Borrelli e al Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro.

Nel corso dell’incontro con i media, tenutosi alle 23:15, il primo argomento affrontato è quello della discrepanza nel numero di casi tra il nostro e gli altri Paesi europei. “Solo un controllo effettuato col tampone ci consente di accertare e di riscontrare se la persona sia positiva al coronavirus e noi, vi assicuro, stiamo effettuando centinaia e centinaia di controlli coi tamponi. Di qui il numero elevato, nel nostro Paese, di casi”, spiega Conte. Gli fa eco il Ministro della Salute, il quale ricorda già in quell’occasione che “isolare i casi positivi è il modo migliore per non consentire al virus di diffondersi”.

Il problema, da esterno, diventa interno. “Il nostro Servizio Sanitario è all’altezza ed è pronto ad affrontare questa emergenza”, rassicura Speranza. “È evidente però che in questa partita abbiamo bisogno del sostegno, della condivisione, della collaborazione dei cittadini del nostro Paese”. Dal Presidente Conte, infine, arriva un monito per i giorni a seguire: “Saremo sempre vigili, costanti, vi assicuriamo il massimo impegno, la massima determinazione, il massimo coraggio nell’adozione delle misure necessarie, sempre però considerando che è una situazione in continua evoluzione. Quindi dobbiamo essere sempre pronti, nel segno dell’adeguatezza e della proporzionalità, ad adottare e a intervenire con nuove misure o a rivedere quelle che già abbiamo previsto”.

“Voglio iniziare da un dato positivo”. I bollettini della Protezione Civile

A partire dal 22 febbraio, nell’ottica di “totale trasparenza” adottata dalle istituzioni italiane, le conferenze stampa tenute nella sede del Dipartimento della Protezione Civile diventano un appuntamento quotidiano (biquotidiano per la prima settimana) e vanno a costituire il momento ufficiale in cui viene diramato il bollettino con i dati ufficiali relativi all’epidemia da coronavirus. A occuparsene è sempre il Commissario Borrelli, molto spesso affiancato da un rappresentante dell’Istituto Superiore di Sanità.

Nei primi tre rendiconti – dal 22 al 25 febbraio – i dati riportati sono i seguenti, nel seguente ordine: contagi totali, decessi, soggetti guariti, contagiati per Regione, soggetti ricoverati con sintomi, soggetti ricoverati in terapia intensiva, soggetti in isolamento domiciliare. Quando possibile, Borrelli non manca di mettere in evidenza dati (relativamente) positivi, come nella conferenza stampa delle 18.00 del 24 febbraio: “Si conferma che tutti quanti i deceduti avevano avuto delle pregresse patologie” e ancora “tutti i nuovi casi sono nelle aree della zona rossa”.

La tendenza a dare priorità alle informazioni positive diventa ancora più evidente a partire dalla conferenza del 26 febbraio: da qui in avanti Borrelli comincerà quasi sempre dal numero dei soggetti guariti, per poi passare al numero di contagi totali e a quello dei decessi. “Voglio iniziare da un dato positivo”, ripeterà spesso. Inoltre, non perderà occasione per effettuare delle precisazioni utili a ridurre, per quanto possibile, lo stato di ansia che già pervade l’opinione pubblica.

Ad esempio, il primo marzo riferendosi ai soggetti in isolamento domiciliare spiega: “Non hanno sintomi, sono asintomatici o hanno sintomi assolutamente lievi o lievissimi, da non richiedere esigenze di cure ospedaliere”. O ancora, il 26 febbraio, riferendosi alla visita della Commissaria Stella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Kyriakides: “La Commissaria ha avuto parole di apprezzamento per l’attività che è stata condotta dal nostro Paese per confinare il contagio, definendo le misure adottate dall’Italia veloci e risolute”.

Purtroppo, come è noto, a partire dalla fine di febbraio il numero di contagi e di decessi è comunque aumentato in modo esponenziale, andando a colpire quasi tutte le Regioni italiane: l’ultimo bollettino diramato da Borrelli, risalente a ieri sera, contava più di 1300 nuovi casi e 133 deceduti. Numeri, questi, che hanno costretto il Governo a prendere delle decisioni drastiche, come quelle contenute nel Decreto Legge emanato nella giornata di ieri. Rimane comunque apprezzabile, in un momento di tale difficoltà, la scelta delle istituzioni italiane di fornire in modo continuo e trasparente i dati relativi all’emergenza.