Sono tre miliardi le persone che adoperano i social media ogni giorno nel mondo. E 330 milioni quelli che usano attivamente Twitter. Tra questi ci sono moltissimi scienziati e ricercatori. Alcune sono vere e proprie “twitterstar”come l’astrofisico Neil deGrasse Tyson o Richard Dawkins, altri, come Atul Gawande, sono medici e autori di libri di successo che sono diventati veri e propri influencer mondiali. Che scienza e medicina siano popolari sui social network non è una novità. È invece curioso scoprire che c’è un gruppo ben specifico di professionisti della salute particolarmente attivo su Twitter: i cardiologi, soprattutto i cardiologi interventisti.
Anche loro hanno influencer di settore, seguiti da migliaia di colleghi e in grado di lanciare hashtag virali o scatenare infuocati dibattiti. Figure come Eric Topol, John Mandrola o Robert Harrington. E diversamente dalla maggioranza dei comuni twitternauti, non si avvalgono della piattaforma dell’uccellino blu per seguire (non solo per lo meno) politici o celebrità di turno, o dire la loro sulle ultime uscite più o meno felici del loro Presidente. I cardiologi di mezzo mondo adoperano Twitter per trarne vantaggio nella loro professione in diversi modi, anche se molti sono probabilmente condivisi da colleghi di altre specialità.
L’uso più scontato, e sicuramente diffuso tra quanti lavorano in un ambito medico-scientifico, è quello di seguire riviste specializzate e centri di ricerca per informarsi sulle ultime novità e rimanere aggiornati rispetto alla letteratura specialistica.
“Io uso Twitter per scremare e selezionare tra l’enorme quantità di ricerche e studi che ognuno di noi cardiologi interventisti o accademici dovrebbe leggere quotidianamente (…). Posso capire di cosa parlano gli altri (cardiologi, ndr) e partecipare alla conversazione. Quando voglio, attraverso i link, mi collego alle fonti dirette che spesso sono disponibili”, spiega Bobby Yeh, docente presso la Harvard Medical School e direttore del Richard A. and Susan F. Smith Center for Outcomes Research in Cardiology al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, in un’intervista per Medscape proprio con Rob Harrington.
Yeh racconta di aver cominciato ad adoperare il social network di Jack Dorsey già da studente, sin dai primi anni di Twitter, ma di aver abbandonato a sé stesso il suo profilo per qualche anno. Fino a quando non ha notato che le principali riviste medico-scientifiche erano su Twitter con update, link, commenti agli studi più recenti, e che i loro tweet erano arricchiti da commenti e insights provenienti da colleghi cardiologi. Ma questa funzione di rassegna stampa personalizzata è solo il primo dei benefici portati da Twitter che hanno convinto Yeh ad adoperare attivamente il suo account. Oggi, discutere con i colleghi cardiologi, condividere la sua conoscenza e spesso pezzi dei powerpoint delle sue lezioni e capire quali sono i temi caldi della cardiologia attraverso Twitter sono parte della sua pratica quotidiana.
Come cardiologo interventista, posso contare almeno cinque cose che faccio in modo diverso nel mio laboratorio di emodinamica, che ho imparato su Twitter.
Infatti proprio gli impegnatissimi cardiologi, quando riescono ad adoperare Twitter efficacemente, scoprono che questa vita virtuale ha un impatto su quella professionale su diversi piani: interazione con i colleghi, accesso a dati e ricerche specializzate, conoscenza delle questioni principali di salute pubblica e impatto sulla policy.
Yeh, nella sua conversazione con Harrington tiene a sottolineare alcuni modi in cui usa lui Twitter. Il primo è la disseminazione delle sue ricerche e di quelle degli altri ricercatori del suo laboratorio: “Molti di noi ricercatori lo usano per diffondere i risultati dei nostri studi. Lo facciamo sotto forma di link ad articoli che abbiamo appena pubblicato e abstract visivi”. All’inizio, confessa, non era molto a suo agio nel farlo, lo turbava la forte componente autopromozionale di questa pratica, poi ha realizzato che uno degli scopi di fare ricerca è proprio quello di condividere i risultati ottenuti e che Twitter è per questo uno strumento molto efficace.
Twitter è molto utile anche per chi vuole continuamente imparare, sottolinea sempre Bobby Yeh: “Come cardiologo interventista, posso contare almeno cinque cose che faccio in modo diverso nel mio laboratorio di emodinamica, che ho imparato su Twitter”. Per esempio, spiega, piccoli trucchi come il modo migliore per preparare un tavolo e cose del genere. “Penso che Twitter sia il miglior veicolo per diffondere rapidamente nuove tecniche che non sarebbero mai sottoposte a un processo di peer review perché sono solo piccole modifiche”.
Non è l’unico a ritenere Twitter un utilissimo strumento di apprendimento. In un’intervista a TCTMD, Ajay J. Kirtane, direttore del laboratorio di emodinamica del New York-Presbyterian Hospital, afferma candidamente: “Io ho imparato l’approccio radiale sinistro su Twitter”. Ovviamente, come precisa lui stesso, non è che Kirtane ha studiato con una serie di tweet questa che è una delicata tecnica di coronarografia e angioplastica. Quello che vuole dire è che ne è venuto a conoscenza tramite conversazioni e segnalazioni di altri cardiologi sul social network, che lo hanno convinto che valeva la pena informarsi e studiare questa tecnica.
I cardiologi, come i medici e tutti i professionisti sanitari (ma questo è vero per molti tipi di utenti del social network), possono poi trasformare Twitter in uno strumento molto potente di advocacy: attraverso i social media possono raggiungere e rivolgersi direttamente ai legislatori, e possono ampliare la portata dei loro messaggi e garantire risonanza a questioni care ai pazienti e ai clinici.
Dunque, ricapitolando: advocacy, networking, filtraggio e selezione della letteratura, studio e formazione, scambio di opinioni tra pari, ma senza le gerarchie che spesso ostacolano uno scambio libero nella vita realtà. Eppure, sebbene l’uso di Twitter in cardiologia sia per molti versi differente da quello che ne fanno molti altri twitternauti, anche per loro la chiave per una comunicazione di successo è la stessa: un buon hashtag. In cardiologia c’è un hashtag storico ed è #cardiotwitter.
Questo è l’hashtag che i cardiologi nella comunità internazionale adoperano da ormai diversi anni per segnalarsi a vicenda cinguettii e discussioni relative a ricerche, notizie e tecniche. È utilizzato anche insieme ad altri hashtag; per esempio assieme a quello di un congresso, per segnalare le sessioni più interessanti. Lo scorso settembre al congresso 2018 della European Society of Cardiology (Esc) a Monaco, #cardiotwitter è stata adoperata da 1100 cardiologi diversi (o meglio da 1100 handle diversi) per 9000 volte per un totale di circa 65,6 milioni di impressioni.
Proprio l’esempio di Monaco illustra come gli hashtag siano fondamentali per un altro (forse il più importante) uso di Twitter: la partecipazione ai convegni e soprattutto la condivisione di tutte quelle notizie e ricerche che vengono diffuse in queste occasioni. All’Esc 2018, l’hashtag ufficiale #ESCCongress è stato usato in 50.083 tweet nel corso delle cinque giornate di congresso; non solo da chi era lì, ma anche da chi, non presente, seguiva l’evento sul social network proprio grazie a #ESCCongress e #cardiotwitter.
Anzi, secondo quando riportato da Medscape, una delle conversazioni più seguite e partecipate è stata iniziata e portata avanti dal cardiologo dello Scripps Research Eric Topol, che non era a Monaco ma ha commentato uno degli studi presentati. Quello di Topol è stato per tutti e cinque i giorni uno dei dieci profili Twitter più influenti del congresso sulla base di like, retweet e menzioni ricevuti dai suoi tweet. Questo mostra come Twitter riesca a garantire ai medici in tutto il mondo e a tutto il pubblico interessato l’accesso virtuale ma in tempo reale alle novità presentate ai congressi a cui non possono prendere parte.
E in Italia? Nel nostro Paese, secondo i dati della ricerca Digital in Italia 2018, gli utenti di social media sono 34 milioni, e di questi il 23 per cento (circa 8 milioni dunque) sono utenti attivi di Twitter. Sicuramente tra loro ci sono medici e cardiologi. Ma quanti sono? E come usano Twitter? Anche loro hanno hashtag che seguono con assiduità e discutono di procedure e studi? Per rispondere a queste domande, stiamo per partire con una mini serie in cui cercheremo di capire come si comportano su Twitter medici e cardiologi italiani.
Intanto eccovi la chiacchierata tra Robert Harrington e Bobby Yeh, mentre qui trovate quella tra Ajay Kirtane, Roxana Mehran, cardiologa del Mount Sinai Hospital di New York, e Shelley Wood di TCTMD.