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Anche al Festival di Sanremo si può parlare di salute


Il Festival di Sanremo è ogni anno un appuntamento fisso per milioni di telespettatori italiani, che nel mese di febbraio possono contare per cinque giorni sulla prima (ma anche seconda, terza e quarta) serata di Rai 1, con il Teatro Ariston della deliziosa cittadina ligure che ospita la più famosa manifestazione canora del Belpaese, con alcuni tra i migliori cantanti di cui disponiamo tra vecchie glorie, star affermate e giovani promesse.

Ultimamente il Festival di Sanremo sta provando a “darsi una svecchiata”, non tanto per quanto riguarda gli artisti in gara ma nel format e in una direzione artistica che prova a selezionare canzoni con al centro argomenti un po’ diversi dagli standard della rassegna. L’amore resta ovviamente il tema predominante, ma non si può non tenere uno sguardo attivo sulla contemporaneità, per cui non di rado troviamo canzoni in cui spiccano temi legati all’inclusione, ai problemi sociali, al razzismo e non solo. E la salute? Beh, “l’importante è la salute” è la vulgata popolare, eppure ben di rado questo tema è arrivato sul palco dell’Ariston, di certo complice la tendenza generale che valuta la canzone come un mero strumento di intrattenimento più che un’arte, lasciando quindi alla musica leggera (nomen omen) il compito di occuparsi di argomenti un po’ più frivoli e disimpegnati.

Eppure, a ben pensarci, si parla anche spesso del potere terapeutico della musica e dei suoi benefici, per cui sarebbe giusto che un tema così importante venga discusso più di sovente nei testi delle canzoni. Nel corso della storia del Festival di Sanremo ci sono state comunque sporadiche occasioni in cui la salute, attraverso disparate sfumature, è stata protagonista, e forse il caso più eclatante ci rimanda all’edizione 2007, quando un giovane Simone Cristicchi vinse il Festival con il brano “Ti regalerò una rosa”. I problemi psichiatrici sono al centro di questo profondo e commovente testo, che consiste in una lunga lettera che un uomo scrive da un manicomio alla sua amata, anche lei un tempo ospite della struttura. Le difficoltà di coltivare l’amore in queste situazioni, il trattamento disumano riservato da sempre alle persone che soffrono di problemi psichiatrici si intrecciano in una canzone bellissima e coraggiosa, giustamente premiata.

A dimostrazione del fatto che alcuni temi, se trattati nel modo giusto (e chiaramente con canzoni eccezionali), sanno arrivare alle persone, possiamo citare – tornando un bel po’ indietro negli anni – anche “Per Elisa” di Alice, scritta insieme a Franco Battiato e Giusto Pio, che vinse l’edizione del Festival del 1981. Qui in realtà – anche se non è mai stato confermato in modo esplicito – il testo della canzone è sempre sembrato un riferimento alla tossicodipendenza, in particolare all’eroina, che in quegli anni era un vero problema sociale e sanitario, mietendo in Italia migliaia di vittime.

Queste tematiche verranno poi portate nuovamente sul palco dell’Ariston dieci anni dopo, nel 1991, da Marco Masini con “Perché lo fai”, un disperato appello nei confronti di una ragazza tossicodipendente.

Uno dei momenti più importanti in assoluto della storia del Festival di Sanremo lo possiamo però far risalire all’edizione 2020, quando Amadeus presentò il brano del giovane Christian Pintus, “Io sono Paolo”, scritto dal musicista Paolo Palumbo, un ragazzo affetto da sclerosi laterale amiotrofica, in cui si parla proprio di questa malattia. Un momento estremamente emozionante, che ha rappresentato un messaggio di speranza per tutte le persone che si ritrovano in questa condizione o sono affette da altre patologie che rendono loro assai complicata la quotidianità.

Il Festival di Sanremo 2023 tornerà a parlare di un tema delicato come quello della salute mentale, attraverso il brano “Supereroi” di Mr. Rain, il quale di recente ha rilasciato un’intervista a “Fanpage” in cui sottolinea come ci siano “momenti in cui il tunnel sembra tutto nero, in cui ti senti da solo, invece non è così: lì ti cambia la prospettiva. Impari a respirare di nuovo”.

Un argomento, quello della salute mentale, di cui forse si parla troppo poco “e alcune volte non proprio bene”, come sottolinea sempre il cantautore, e il fatto che giunga su uno dei palchi più importanti d’Italia è una enorme cassa di risonanza per arrivare a “normalizzare questo problema”, che è purtroppo più comune di quanto si possa pensare.

“Ci sono momenti in cui il tunnel sembra tutto nero, in cui ti senti da solo, invece non è così”

Sempre quest’anno ci sarà poi spazio anche per un’altra tematica complessa, ovvero la depressione post partum, di cui parlerà con “Vivo” Levante, che a febbraio di un anno fa è diventata mamma di una bambina, vivendo tuttavia questo periodo come “una grande gioia a cui è seguito un altro periodo di depressione”, e da qui la conseguente necessità di trovare un equilibrio, di riprendere possesso della propria vita, della propria mente e del proprio corpo.

A dire il vero comunque, anche fuori dal palco dell’Ariston, non sono poi molte le canzoni che affrontano tematiche come le malattie, le patologie o in generale la salute, probabilmente per i motivi a cui accennavamo inizialmente. La maggior parte dei brani musicali che vanno in questa direzione sembra anzi rappresentare l’amore come malattia, oppure ci narra di personaggi innamorati di un medico o di un’infermiera, o ancora l’intera questione della salute viene usata come metafora di qualcosa di più particolare. Sarebbe importante invece ascoltare più di frequente su questi palchi canzoni su tematiche legate alla salute, perché la musica offre speranza, può essere un’ancora a cui aggrapparsi in momenti difficili, oltre a lasciarci empatizzare e comprendere i disagi e le problematiche del prossimo.

Se è vero, come dicevamo, che “l’importante è la salute”, dovremmo parlarne e cantarla più spesso.