La Große Koalition tedesca è più fragile che mai. I risultati elettorali in Assia (Hessen, in tedesco), giunti nella tarda serata di ieri, confermano quelli della tornata elettorale bavarese di poco più di una settimana fa. L’Unione Cristiano Sociale (Csu) e il Partito Socialdemocratico di Germania (Spd) sono in caduta libera (rispettivamente 27 e 19,8 per cento con una perdita di 10 punti percentuali). I Grünen (i Verdi) continuano invece la loro ascesa: si attestano al 19,8 per cento come la Spd, ma grazie a 100mila voti di scarto diventano la seconda forza del Land. Seguono i nazionalisti ed euroscettici dell’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD, 13,1 per cento) e i Freie Wähler (i Liberi Elettori, 7,5 per cento).
Guardando le proiezioni elettorali, torna in mente il volto scuro di Markus Söder, presidente uscente della Baviera e membro della Csu. Poco più di una settimana fa, ancor prima di avere in mano i dati definitivi dello spoglio dei voti alle elezionidel Land bavarese, ha deciso di rivolgersi ai suoi elettori e ai cittadini: “Oggi non è un giorno facile per la Csu. Non abbiamo raggiunto dei buoni risultati, anzi abbiamo raggiunto dei risultati che fanno abbastanza male”. Lo scorso 14 ottobre infatti, il suo partito, cugino dell’Unione Cristiano Democratica (Cdu) di Angela Merkel, si è fermato al 37,2 per cento di consensi, perdendo oltre 10 punti rispetto alle ultime elezioni del 2013 (quando aveva ottenuto il 47,7 per cento).
Il secondo partito più votato alle elezioni del 14 ottobre è stato, a sorpresa, quello dei Verdi, che ha raggiunto il 17,5 per cento dei consensi (rispetto all’8,6 del 2013), scavalcando l’Spd che ha registrato il peggior risultato di sempre: 9,7 per cento rispetto al 20,6 di cinque anni fa. Un risultato che sa di beffa perché, come ricorda un articolo di Valigiablu, nel 1997 Gerhard Schröder, ex cancelliere e leader dell’Spd, stabiliva i rapporti tra il suo partito e i verdi senza dare spazio a interpretazioni: “In una costellazione rosso-verde deve essere chiaro: il più grande è il cuoco, il più piccolo è il cameriere”. Ventuno anni dopo la situazione si è ribaltata.
Tra le altre forze in campo, i Freie Wähler, movimento centrista privo di status di partito, ha ottenuto l’11,6 per cento con un aumento di poco più di due punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni. Altra novità, più prevedibile, è il successo (non entusiasmante) di Alternative für Deutschland che con il 10,3 per cento dei voti, per la prima volta, è entrata anche nel parlamento bavarese.
È molto importante che ci prendiamo le nostre responsabilità.
“Accettiamo questi risultati con umiltà, ne dobbiamo trarre insegnamento e dobbiamo analizzarli attentamente” ha detto Söder. “Ma una cosa è certa: contro certi pronostici, contro certe discussioni e contro certi commenti, CSU non solo si è riconfermato come il partito più forte, ma ha anche ottenuto l’incarico di formare il governo. E cosi dev’essere”. Pur rimanendo il primo partito del Land, la CSU ha perso la maggioranza assoluta dei seggi dopo più di cinquant’anni di egemonia: Söder si deve quindi accontentare della maggioranza relativa, che lo obbliga però a costruire un nuovo governo di coalizione.
“La seconda cosa che dobbiamo fare è analizzare quello che è successo e i cambiamenti che ci sono stati anche nello stato bavarese. Ma è molto importante che ci prendiamo le nostre responsabilità”, ha proseguito. “Potremmo parlare a lungo nei prossimi giorni delle cause di questo cambiamento, che si percepisce guardando i risultati degli altri partiti. La sfida primaria degli ultimi anni non è facile: sciogliere quel “trend” che si è ormai diffuso nei vari stati federali non è affatto facile”. Söder parla di trend riferendosi al maggior consenso registrato attorno all’estrema destra di AfD: una realtà presente in tutti gli stati europei, dove i movimenti populisti stanno erodendo la base elettorale dei partiti tradizionali.
Al di là del successo, seppur moderato, della destra, un aspetto fondamentale risiede nella frammentazione del voto tedesco. Come si è visto anche nella maggior parte degli stati europei, infatti, il bipolarismo sembra essere un lontano ricordo. I partiti storici, tradizionali, vedono diminuire il loro consenso a favore di partiti, o movimenti emergenti ma in continua crescita.
Tra i motivi che hanno portato la CSU a perdere una fetta consistente del suo elettorato, ci sono le politiche di immigrazione. “Dal 2015 abbiamo avuto dei dibattiti intensi sul tema dell’immigrazione e dei profughi (Fluchtpolitik, ndr), e le discussioni di queste ultime settimane non hanno semplificato le cose, soprattutto in un periodo di campagna elettorale”. Negli ultimi tempi la Csu, e in particolare lo stesso Söder, ha virato verso politiche anti-immigrazione, generando malcontento della base elettorale più moderata. Il presidente uscente viene considerato da alcuni come il “Trump bavarese” per alcune sue dichiarazioni contro i migranti: considera l’accoglienza un “errore fondamentale” e sostiene la necessità di fermare il cosiddetto “turismo dei migranti”. Un tema caldo in Baviera visto che si tratta di un Land di confine, trovatosi più volte a gestire le crisi dei flussi migratori.
Il tentativo della Csu di attrarre parte dell’elettorato dell’AfD, la cui base elettorale è però fortemente nazionalista e molto più vicina ai toni radicali dell’estrema destra, è fallito. In questo modo il partito di Söder ha invece spinto i suoi elettori più moderati verso i Verdi. Europeisti, favorevoli a una politica di accoglienza controllata (basata su una nuova regolamentazione europea del diritto d’asilo) e ai salvataggi nel Mediterraneo e contrari alla criminalizzazione delle Ong.
In realtà Verdi non si discostano molto dalle posizioni dei socialdemocratici della Spd. Questi tuttavia sono stretti dagli accordi e dai compromessi della Große Koalition. Un ulteriore vantaggio dei verdi sta nella novità: è un partito guidato da giovani con idee innovative (la leader dei verdi Katharina Schulze, nella foto in alto, ha solo 33 anni). Se in passato essere Verdi significava fare parte di un partito chiuso, con idee radicali e contrario a qualsiasi innovazione tecnologica a favore della tutela dell’ambiente, oggi la loro fisionomia è tutt’altra.
“Percepiamo il malcontento di alcuni” ha detto Söder per concludere.“Ma, credetemi, facciamo sul serio, noi vogliamo migliorare, e miglioreremo (…) sappiamo che questi sono anni di cambiamenti in Europa e in Germania, e che quasi ovunque c’è instabilità. Ma guardando ai risultati di questa sera, la Baviera, con l’impegno di tutti, può costruire un governo ragionevole, stabile, e forte. Questa è la promessa che noi facciamo al popolo (…) Insieme ce la metteremo tutta per dare un governo stabile a questo stato, il più presto possibile e nel modo più ragionevole possibile”.
Questi sono anni di cambiamenti in Europa e in Germania, e quasi ovunque c’è instabilità.
Söder dunque si trova ora a scegliere con chi stringere l’alleanza di governo. Da un lato ci sono i Verdi che grazie al consenso ottenuto potrebbero dare vita a un governo solido e stabile. Ci sono però questioni su cui sembra difficile trovare un compromesso. Per esempio il tema dell’immigrazione e dell’accoglienza e qullo dell’ambiente, rispetto al quale, i Grünen, non sarebbero disposti a cedere a compromessi. La Csu invece, tenendo in considerazione il fatto che la Baviera è il primo Land tedesco per superficie e il secondo per popolazione e importanza economica (dove hanno sede grandi gruppi industriali come Audi, BMW, Siemens, Allianz ecc.) teme che l’industria manifatturiera bavarese possa subire una battuta d’arresto con i nuovi alleati orientati invece verso soluzioni più ecologiche.
Negli ultimi giorni, quindi, è sembrata concretizzarsi l’ipotesi di un’alleanza con i Liberi Elettori, anche se i negoziati per l’accordo di coalizione non sono ancora terminati. Secondo alcune indiscrezioni, la base dei Liberi Elettori avrebbe dato il via libera per un accordo di governo con la Csu, nonostante non si conoscano ancora i termini dell’alleanza.
Quel che è certo è che la Germania rappresenta un altro laboratorio politico da osservare. I Verdi, infatti, non devono essere sottovalutati perché ad oggi rappresentano un’alternativa credibile – visti i risultati delle urne – capace di mettere un freno all’avanzata di forze populiste e sovraniste. Sebbene tra queste forze vi sia una narrazione politica condivisa attorno al concetto di sicurezza, la differenza sta a monte (oltre che nei toni). Come spiega Maurizio Molinari nel suo editoriale, mentre da un lato i sovranisti si battono contro migranti e mercati prendendo le distanze dall’Europa, i Verdi partono dalla difesa dell’ambiente per garantire più sicurezza al cittadino, consapevoli che si tratta di un tema sempre più urgente. Un obiettivo raggiungibile solo attraverso un’unione più solida e stabile.