Agli occhi di un europeo l’incredibile anomalia statunitense del capillare e agevolissimo accesso alle armi da fuoco non finisce mai di stupire.
Così James Corden, attore e conduttore televisivo britannico, nello stringersi ai familiari delle 17 vittime cadute lo scorso 14 febbraio sotto i colpi di Nikolas Cruz, ex-studente che ha aperto il fuoco alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, Florida, commenta dalle frequenze del Late Late Show: “Sono arrivato negli Stati Uniti tre anni fa per condurre questo programma ma non avrei mai immaginato di dover parlare di sparatorie di massa e di doverlo fare così spesso”.
Eppure i numeri parlano chiaro: dal 1966 al 2016 gli USA hanno dovuto assistere a più di 100 stragi di questo tipo. Dal 1982 ad oggi le vittime dei “mass shooting” sono state 2092, con 816 morti e 1276 feriti. Purtroppo anche il 2018 è iniziato nel peggiore dei modi, con l’ultima sparatoria avvenuta proprio ieri alla Great Mills High School in Maryland.
Eventi così frequenti – continua Corden – che i nostri figli a scuola, qui in California, prima di tutto imparano due cose: come comportarsi in caso di terremoto e cosa fare se una persona entra a scuola con un’arma. “Ma se i terremoti sono fenomeni naturali inevitabili, non si può certo sostenere che le stragi di massa siano inevitabili, ed è triste che non si riesca a fare nulla”.
Secondo un report del Congressional Research Service negli Stati Uniti circolerebbero 357 milioni di armi da fuoco: troppe per un Paese che ospita il 4,4 per cento della popolazione terrestre, ma che conta il 42 per cento dei civili armati.
I molti tentativi intrapresi dalla presidenza Obama per varare norme più stringenti sulla vendita e il possesso di armi si sono infranti contro il muro della lobby della National Rifle Association e di coloro che graniticamente continuano ad appellarsi al secondo emendamento (“non si potrà violare il diritto dei cittadini di possedere e portare armi”). D’altra parte, le misure annunciate da Donald Trump che ha proposto d’innalzare da 18 a 21 anni il limite d’età per poter acquistare armi e ha annunciato di voler mettere al bando i potenziatori dei congegni semiautomatici, oggi suonano quanto mai vane. Ma forse, adesso, siamo veramente a un punto di svolta.
“Sento che ora qualcosa è cambiato“, avverte Corden, “perché questa volta sono i ragazzi, i nostri figli, i figli dell’America, ad alzare la voce a e a chiedere ai politici di affrontare seriamente il problema”. Il movimento degli studenti cresce giorno dopo giorno trasformandosi in una grande onda di protesta che forse potrebbe cambiare la sensibilità degli americani sul tema della vendita delle armi così come il #MeToo ha cambiato la percezione delle molestie e degli abusi nei confronti delle donne.
Già il 14 marzo migliaia di studenti sono usciti dalle classi di tutto il Paese per 17 minuti: uno per ogni vittima di Parkland. Più di tremila istituti hanno aderito all’iniziativa, nonostante alcuni distretti avessero minacciato i ragazzi di sospensione se avessero interrotto le lezioni. “Vogliamo che il Congresso si renda conto che alcuni di noi sono abbastanza grandi per votare alle elezioni di novembre, e che il resto di noi lo farà nel 2020 o il 2022. Se i parlamentari non si occuperanno della nostra sicurezza perderanno il posto”, ha scritto su Facebook una delle organizzatrici della protesta, la liceale Fatima Younis.
Ed è solo l’inizio. Il 24 marzo si ritroveranno tutti a Washington, per la grande “March for our lives”. Migliaia di adesioni sono state già raccolte: una mobilitazione che porterà almeno cinquecentomila persone a sfilare nella capitale, lungo Pennsylvania Avenue, mentre altre 700 marce gemelle si svolgeranno in diverse città americane.
È meraviglioso ricevere un supporto così trasversale – osservano Emma Gonzalez, Cameron Kasky e Jaclyn Corin, sopravvissuti alla recente strage della Florida, ospiti di Ellen DeGeneres a The Ellen show.
“È la prova che le cose non sono semplicemente o bianche o nere e che non si tratta di uno scontro generazionale: la stragrande maggioranza dei cittadini americani ritiene fondamentale fare qualcosa, ora, tutti insieme”.
Non conta da che lato si stia politicamente: è ormai chiaro che c’è bisogno di una più efficace regolamentazione della vendita delle armi. “I ragazzi vogliono partecipare attivamente per cambiare le leggi, vogliono far sentire il proprio dissenso”, spiega Ellen.
Per il diritto a un domani più sicuro.