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Photo by Emiliano García-Page Sánchez / CC BY-SA

Migrazione, pensioni e lavoro: le sfide di Pedro Sánchez


Pedro Sánchez ha tanti nodi da sciogliere e poco tempo per farlo. La prima intervista del neopresidente spagnolo è arrivata a pochi giorni dallo sbarco della nave Aquarius nel porto di Valencia. Il socialista, diventato Presidente dopo aver presentato la mozione di sfiducia (costruttiva, ndr) in Parlamento, ha parlato di politica interna ed estera, presentando gli obiettivi del suo governo. Un governo che intende portare avanti fino alla scadenza naturale della legislatura, cioè fino al 2020. Fra due anni quindi, secondo i suoi piani, si tornerà alle urne. Un’eventualità possibile ma non scontata dato che, ad oggi, può contare solamente su 84 dei 350 seggi che compongono il Congresso dei Deputati. Nel frattempo, la nuova squadra di ministri si è posta l’obiettivo di normalizzare le relazioni con le Camere e con i governi delle comunità autonome, per rigenerare la vita democratica del paese.

Durante l’intervista, rilasciata a Radiotelevisión Española, Sánchez si è soffermato sui temi caldi, che hanno scosso il paese negli ultimi mesi. Il primo è la questione catalana. Il neopresidente ha già preso provvedimenti in questa direzione, annunciando che i primi di luglio incontrerà Quim Torra, il Presidente della Generalitat catalana. Un passo avanti per porre fino al gelo tra il governo spagnolo e quello catalano; una nuova tappa basata sul dialogo costruttivo tra le due istituzioni, inesistente ormai da anni.

Politica significa discutere di salari, immigrazione, sanità.

Anche le politiche in materia di lavoro e pensioni sono al centro dell’attività politica. “La mozione di sfiducia ha cambiato il modo di governare. Siamo in una nuova era, dove la politica ha rivendicato se stessa, dove politica non significa parlare solo di corruzione, come è successo in questi anni, ma significa discutere di salari, immigrazione, sanità”, afferma Sánchez. Il nuovo governo vuole quindi intervenire sulla riforma del lavoro, modificando alcuni articoli considerati lesivi delle condizioni dei lavoratori, ponendo fine alle differenze salariali tra uomo e donna. “In molte occasioni è l’opacità che fa si che esista questa disuguaglianza. Noi vogliamo garantire la trasparenza”. Il tema delle pensioni è un’altra questione saliente, dato che il sistema pensionistico spagnolo, ad oggi, è insostenibile e necessita di una riforma. “Dobbiamo garantire la dignità delle pensioni e aprire il dibattito sulle risorse e sulle entrate per garantire la solvibilità del sistema pensionistico” spiega Sánchez, criticando aspramente l’operato del predecessore Mariano Rajoy.

Le politiche sociali ed economiche stanno quindi al centro dell’azione del neo governo. Tra queste, anche il problema della violenza di genere, una questione molto sentita nella penisola iberica. “Abbiamo già chiesto di sbloccare 200 milioni di euro per trasferire risorse economiche ai comuni, soprattutto ai servizi sociali, che sono i primi ad occuparsi dei casi di violenza di genere. Noi lottiamo contro questo terrorismo maschilista”.

In merito alla politica estera, Sánchez sembra avere le idee ben chiare. “Quello che è successo nel Mediterraneo con la nave Aquarius dimostra che l’indifferenza avrebbe potuto portare a un dramma umanitario. Una nave alla deriva, senza un porto sicuro che la accogliesse, poteva essere un’autentica tragedia umanitaria. E il mondo intero ne sarebbe stato testimone diretto”. Per Sánchez un paese come la Spagna, con un grande spirito solidale, non avrebbe mai potuto rimanere estranea o indifferente davanti a una situazione come questa. Per questo ha deciso di aprire i porti e mettere in salvo 629 persone. “Anche per la Spagna quello dei migranti non è un problema nuovo. Ogni giorno moltissime barche si dirigono verso le coste meridionali del nostro paese. È sempre successo. Ora però dobbiamo richiamare l’Unione Europea appellandoci ai suoi valori di solidarietà”. Per Sánchez la questione dell’immigrazione è risolvibile, infatti, solo con una politica migratoria comunitaria condivisa da tutti gli stati membri.

Dobbiamo richiamare l’Unione Europea appellandoci ai suoi valori di solidarietà.

Il governo ha anche annunciato di voler togliere o sostituire le barriere fisiche, come le reti o il filo spinato, poste lungo la frontiera di Ceuta e Melilla. “Io credo che le baie e le frontiere si possano proteggere senza che nessuno si faccia del male. È una questione di diritti umani. Non è possibile aprire le frontiere, questo è chiaro. Ma le cose si risolvono con politiche di migrazione efficaci, gestendo al meglio i flussi migratori. Perché quella delle migrazioni è una realtà quotidiana. Un paese come il nostro, che conta 47 milioni di abitanti, ha un PIL superiore alla somma del PIL di 30 paesi africani dove vivono più di 1,2 miliardi di esseri umani. La realtà demografica di un paese come il Senegal, in cui il 60 per cento della popolazione ha meno di 25 anni, è la realtà che dobbiamo affrontare e con la quale dobbiamo confrontarci”.

Per questo Sánchez, al prossimo vertice di Bruxelles, si impegna a insistere sulla pianificazione di una politica migratoria comune tra i membri del’Unione. Oltre a questo, richiede a gran voce anche una politica monetaria europea, per realizzare, finalmente, un’unione bancaria.

Immancabile il commento finale sui mondiali di calcio che si stanno disputando in Russia. “Magari vincesse la nazionale spagnola. Per il paese sarebbe un gran regalo rivivere i momenti che abbiamo vissuto per le strade di tutte le città spagnole dopo i mondiali in Sudafrica. Sarebbe un bel regalo”.