“Essere separati dalla tua mamma o dal tuo papà è veramente difficile. È come se ti tagliassero un braccio o una gamba”, racconta Eddy, anni 17. Lo scorso maggio Eddy e sua sorella Lilian, anni 9, sono stati fermati insieme alla loro mamma al confine statunitense mentre cercavano di fuggire dalle violenze in Guatemala.
Eddy e Lilian sono stati rinchiusi in una delle “prigioni per minori” che la nuova politica anti immigrazione “tolleranza zero” di Donald Trump ha reso fin troppo affollate (e a cui è stato costretto a rinunciare, firmando il 20 giugno scorso un decreto ad hoc). La loro mamma è stata invece rinchiusa in un centro di detenzione in Texas.
“Potevo solo vedere la mia sorellina piangere, mentre mia mamma veniva portata via. Poi un ufficiale mi ha chiesto con fossi arrivato, e io gli ho detto ‘Con mia madre’, e lui mi ha detto ‘Non più, sei solo con tua sorella adesso, perché tua madre sta tornando in Guatemala, è stata deportata’”.
In questo week-end, annichiliti dalla caduta degli dei del calcio – Ronaldo e Messi – dall’Olimpo del Mondiale, potrebbe essere sfuggito che in moltissime città degli Stati Uniti, centinaia di migliaia di persone hanno manifestato contro le azioni dell’Ice (Immigration and Customs Enforcement), l’agenzia federale che si occupa dei controlli alle frontiere. Tutti insieme al grido di #FamiliesBelongTogether hanno dimostrato la loro indignazione davanti alla separazione delle famiglie al confine e all’incarcerazione dei minori.
Ci mancava solo il guinzaglio per essere trattati davvero come animali.
Donald Trump, impegnato sui campi da golf nel New Jersey, ha difeso via Twitter “i coraggiosi uomini e donne dell’Ice”, senza prestare attenzione alle parole invece di bambini come Eddy e Lilian e di quanti nei giorni scorsi hanno visitato questi centri, descrivendo più volte il trauma indelebile che questa separazione comporta e la situazione di negazione dei più basilari diritti umani in cui sono costretti questi bambini. Nonostante la firma di un decreto da parte del Potus per porre fine alla politica di separazione infatti, ancora oltre 2000 bambini sono ancora separati dai genitori in qualche centro negli Stati Uniti.
“La sete, le notti insonni, la stanchezza sono molto devastanti. Ti portano alla disperazione: sei stanco anche di piangere”, ricorda Eddy. “Non puoi distinguere il giorno dalla notte perché sei sempre nell’oscurità, non ci sono finestre, non ci sono orologi. Fa molto freddo e hai solo una coperta di alluminio per coprirti. C’è un posto per bere ma l’acqua è piena di cloro: li vedi aggiungere il cloro apposta per non farti bere. Se hai sete non puoi togliertela. Disperati, i bambini provano a bere lo stesso, ma poi viene loro ancora più sete e la gola brucia (…) Ci mancava solo il guinzaglio per essere trattati davvero come animali”.
Dal centro di detenzione Eddy e Lilian sono stati spediti in Michigan, in due comunità diverse, prima di riuscire a riunirsi al padre in Massachusetts. Per cinque settimane la loro mamma non ha avuto notizie dei suoi bambini, anche se alla fine stata liberata e per ora sono tutti insieme. Il loro però è un caso fortunato come ricordano le molte testimonianze portate alle manifestazioni del 30 giugno. Manifestazioni che forse dovrebbero avere luogo anche altrove in Europa e in Italia per chiedere il rispetto dei diritti umani di chi costretto ad abbandonare la propria casa in cerca di un futuro migliore, o solo di un futuro.