In un messaggio istituzionale, lo scorso 2 febbraio 2018, il primo ministro polacco Mateusz Morawicki si è rivolto alla nazione motivando l’approvazione della legge che disciplina l’attività dell’Istituto per la memoria nazionale (Instytut Pamieci Narodowei, IPN). Questa norma è stata fortemente contestata in seguito alla presentazione di un emendamento proposto dal ministro della giustizia Zbigniew Ziobro. L’emendamento in questione prevede una pena pecuniaria o la reclusione fino a tre anni, per coloro che attribuiscono alla nazione polacca “la responsabilità o la corresponsabilità dei crimini compiuti dal Terzo Reich, di crimini contro l’umanità, contro la pace, nonché altri crimini di guerra”. Una pena rivolta anche a chi usi l’espressione “campi polacchi della morte” riferendosi ai campi di concentramento in suolo polacco. Un provvedimento che riguarda anche gli stranieri, indipendentemente dalle leggi in vigore nel luogo dove l’atto è stato compiuto.
Nel suo discorso ai cittadini polacchi, Mateusz Morawicki ha affermato che “la negazione dell’Olocausto non è solo la negazione dei crimini tedeschi ma anche un modo per falsificare la storia. Una delle peggiori bugie è quando qualcuno minimizza la responsabilità dei reali perpetratori attribuendo la responsabilità alle loro vittime. Vogliamo combattere contro queste bugie in ogni modo”. Secondo il ministro, la legge custodisce una verità che merita protezione, precisando che i campi di sterminio dove milioni di ebrei vennero uccisi, non erano polacchi.
A fronte delle critiche mosse in queste ultime settimane, Morawicki ha chiarito che la legge non limiterà in alcun modo la libera circolazione delle idee nel dibattito storico sull’Olocausto, ma vuole “combattere le false affermazioni sulla Shoah, che imputano la partecipazione della repubblica polacca nella macchina del crimine tedesca”. Per il ministro, l’Olocausto è stata una tragedia indescrivibile, tanto da arrivare a definire la Polonia come la prima vittima del Terzo Reich: “Dei sei milioni dei cittadini polacchi che morirono durante la seconda guerra, tre milioni facevano parte della comunità ebraica-polacca”.
“C’è una tremenda quantità di lavoro davanti a noi per diffondere il nostro complicato passato attraverso una comune narrazione storica che possiamo fare insieme”. E di fronte alle nuove ondate di antisemitismo, si schiera contro ogni forma di odio e distorsione della storia. Per questo la diffusione della verità sull’Olocausto è di vitale importanza anche per la Polonia: “È una battaglia per la verità universale che ci serve come avvertimento, come lezione per il mondo”, ha concluso Morawicki, precisando che non è possibile lasciare solo Israele nel ricordo dell’Olocausto.
La legge, approvata dal Parlamento con 57 voti favorevoli e 23 contrari e promulgata dal Presidente polacco Andrzej Duda, continua tuttavia a essere oggetto di contestazioni. Le reazioni più dure sono arrivate da Israele, che ha accusato il governo polacco di limitare la libertà di espressione vietando qualsiasi discussione in merito al ruolo dei polacchi nei crimini nazisti. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che non avrà “nessuna tolleranza per la distorsione della verità, l’alterazione della storia o il diniego dell’Olocausto”. Dalle parole, è passato subito ai fatti. Il Parlamento israeliano, infatti, sta discutendo una legge per garantire protezione legale ai cittadini israeliani che potrebbero essere accusati dalla norma polacca.
Anche il ministro israeliano Yoav Galant è intervenuto definendo la legge in questione come “un caso di negazione della Shoah” e ha twittato: “La memoria dei sei milioni di ebrei uccisi è più forte di qualsiasi legge. Proteggeremo la loro memoria e faremo nostra la lezione: la capacità di difenderci da noi stessi”. Il ministro dell’istruzione Naftali Bennett invece ha provveduto a cancellare la sua visita in Polonia prevista per inizio febbraio e con le sue parole non ha lasciato spazio a interpretazioni. “Il mio messaggio è chiaro: il passato non può essere riscritto, è provato che la popolazione polacca abbia avuto un ruolo nell’uccisione degli ebrei durante l’Olocausto”, ha dichiarato.
Una forte provocazione è arrivata anche dalla giornalista israeliana Lahav Harkov con un tweet nel quale ha scritto 14 volte “campo di sterminio polacco”. Molti storici, come la studiosa Havi Dreifuss, hanno sottolineato che anche se i campi di sterminio sono stati un’invenzione tedesca, non si può negare che i polacchi abbiano avuto le loro responsabilità nelle atrocità compiute verso gli ebrei durante l’Olocausto. Il massacro di Jedwabne nel 1941, quando oltre 300 ebrei vennero rinchiusi in un fienile e dati alle fiamme dagli abitanti del distretto di Lomza è un esempio tra tanti.