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Photo by cegoh/Pixabay /

Ricominciano a crescere le morti sul lavoro


Tredicimila morti sul lavoro in Italia in dieci anni. Un numero troppo alto, sicuramente, ma un trend che fino al 2017 andava calando, facendo sperare bene per il futuro. Nel 2018, però, la curva degli incidenti mortali ha ripreso ad alzarsi. È questo il dato che Roberto Rho, giornalista de La Repubblica, richiama nel chiedersi come sia possibile che proprio in un momento di ripresa economica gli incidenti sul lavoro stiano aumentando.

Si tratta di una domanda insidiosa alla quale hanno cercato di rispondere la sociologa Chiara Saraceno, la segretaria della Fiom Francesca Re David e il giornalista Paolo Griseri durante il festival La Repubblica delle Idee.

È facile immaginare che con l’aumento delle persone occupate sia statisticamente più probabile che aumentino anche quanti corrono il rischio di incidenti mortali. Tuttavia secondo la sociologa Chiara Saraceno, questo è un nesso eccessivamente semplicistico che, se comparato ai dati del passato, viene immediatamente smentito. “Dagli anni’60, gli incidenti sul lavoro si sono drasticamente ridotti, senza che gli occupati si siano ridotti a loro volta. Questo vuol dire che si può far qualcosa nell’organizzazione del lavoro, nei sistemi di sicurezza e così via”, spiega.

Secondo la sociologa, l’incremento recente nel trend delle morti sul lavoro sarebbe attribuibile più alla qualità dell’occupazione che mediamente, anche per quelle mansioni ritenute non rischiose, è peggiorata: “Complessivamente tutti gli occupati oggi sono un po’ più sotto stress”. Questo è dovuto principalmente al fatto che non esistono più le sicurezze che un lavoro a tempo indeterminato garantiva.

Il dato che fa più riflettere, spiega Saraceno, è il fatto che l’aumento considerevole dell’occupazione è determinato principalmente dall’impennata dei cosiddetti lavoratori “atipici”. “Qui non è un problema soltanto di insicurezza e quindi di ricattabilità –  per cui devo fare in fretta, non devo preoccuparmi delle norme di sicurezza perché devo far vedere che lavoro bene altrimenti magari non mi richiamano – ma un problema dettato dal fatto che queste persone vanno a lavorare in posti che non conoscono e devono passare da un luogo all’altro. E in più (questi lavoratori atipici, ndr) più raramente degli occupati stabili sono soggetti di formazione sulla sicurezza”.

Scende più nello specifico la segretaria della Fiom Francesca Re David.  Spiega come le imprese attraverso una serie di appalti e subappalti possano evitare di assumersi direttamente la responsabilità per gli incidenti. “Quando succede un incidente importante a Fincantieri come è successo qualche settimana fa, e Fincantieri il giorno dopo fa uscire una dichiarazione in cui dice che gli incidenti in Fincantieri negli ultimi anni sono diminuiti del settanta per cento, è perché i lavoratori sono tutti in appalto e non entrano nel conto degli incidenti di quelli che lavorano nel suo perimetro”.

Ad aggravare questa situazione, continua Re David, è stata anche la legislazione che negli ultimi anni ha modificato la responsabilità dell’impresa madre: “Quello che succede nel mio perimetro non sono affari miei. Io ti dico che tu devi lavorare a quelle condizioni, ti dico che per me devi rispettare i contratti nazionali. Poi se tu gli accordi li hai fatti al massimo ribasso – altrimenti non ti prendevo come appalto – è un problema tuo”.