Da qualche giorno a questa parte gli Stati Uniti sono di nuovo in subbuglio. Questa volta però non è l’ennesimo tweet di Donald Trump a creare polemica, bensì la routine dell’attrice comica Michelle Wolf alla Cena dei Corrispondenti della Casa Bianca, che non ha fatto ridere proprio tutti. Anzi.
Partiamo dal principio. L’evento in questione è un gala annuale che riunisce lo staff di giornalisti e addetti alla comunicazione della Casa Bianca, uomini e donne del Congresso, persone influenti di vario genere e talvolta anche qualche celebrità. Solitamente anche il presidente prende parte a questo evento (memorabile la chiusura dell’intervento di Barack Obama nel 2016 con il suo “Obama out”), ma già dall’anno scorso Donald Trump ha deciso di non parteciparvi. Troy Patterson del New Yorker ha definito questa serata uno “pseudo-evento” la cui “rilevanza culturale è direttamente proporzionale al fastidio che il suo intrattenimento provoca ai potenti”.
Nel caso di sabato 28 aprile, il fastidio in questione ha raggiunto livelli molto alti sin dal primo istante in cui Michelle Wolf ha preso la parola. “Buona sera a tutti eccoci qua alla Cena dei Corrispondenti della Casa Bianca”, ha esordito la comica, “come dice una pornostar quando sta per fare sesso con Trump, speriamo finisca in fretta”.
Che Trump fosse uno dei bersagli privilegiati di Wolf c’era da aspettarselo: già in passato l’artista si era fatta notare per aver preso di mira il Potus e le stoccate durante la serata sono state affondate a più riprese: “Per quanto qualcuno di voi vorrebbe farmi stare zitta, siamo nel 2018, io sono una donna e voi non potete farmi stare zitta! A meno che non abbiate Michael Cohen che mi faccia un bonifico di 130 mila dollari. Ehi Michael, puoi trovarmi su Venmo sotto il mio pseudonimo da pornostar Reince Preibus”.
Se non si è avvezzi alla politica statunitense non è facile districarsi nella selva di nomi che Wolf tira in ballo. Soprattutto se si tengono in considerazione i continui e fulminei licenziamenti di The Donald tanto che la stessa comica ammette: “avevo preparato molte battute sui membri del Gabinetto, ma poi le ho dovute scartare tutte perché sono stati tutti licenziati”.
A volerli elencare tutti, poi, la lista dei bersagli della comica sarebbe davvero lunga: da Ivanka, definita utile alle donne nella lotta contro il sessismo “tanto quanto una scatola di assorbenti vuota”, agli stessi giornalisti presenti in sala: “Ragazzi, siete ossessionati da Trump. Uscivate con lui? Perché voi sostenete di odiarlo, ma io penso che lo amiate. Penso che quello che nessuno in questa stanza vuole ammettere è che Trump ha aiutato tutti voi. Vi ha aiutati a vendere i vostri giornali, i vostri libri e le vostre TV. Voi avete aiutato a creare questo mostro e ora ne state traendo profitto”.
Penso che quello che nessuno in questa stanza vuole ammettere è che Trump ha aiutato tutti voi.
Tuttavia le battute che hanno suscitato più clamore sono state quelle rivolte alla portavoce del Presidente, Sarah Huckabee Sanders, che si trovava a soli pochi metri dalla comica. Dopo averla paragonata alla sadica e spietata zia Lydia della serie Tv “I racconti dell’ancella” (The Handsmaid’s Tale) e a un prepotente allenatore di softball, la Wolf ha continuato il suo affondo: “Ogni volta che Sarah sale sul podio, mi emoziono. Non sono sicura di quello che avverrà: una conferenza stampa, un mucchio di bugie…in realtà mi piace davvero Sarah, penso che sia molto intraprendente. Poi però brucia i fatti e usa quella cenere per creare un perfetto smokey eye, magari ci è nata così, forse sono bugie”.
A fine serata, diverse giornaliste tra cui Maggie Haberman del New York Times e Mika Brzezinski di MSNBC hanno criticato la Wolf per le battute scorrette riguardanti l’aspetto della portavoce del Presidente. Più in generale, sono numerose le voci che si sono alzate per criticare l’intervento della comica, ritenuto eccessivamente volgare e inappropriato. Prima su tutte la presidente dell’associazione dei Corrispondenti Margaret Talev ha chiesto scusa attraverso una nota pubblicata anche su Twitter per parole che non rispecchiano i valori dell’associazione di libertà di stampa, di civiltà e unione”. Inevitabilmente lo stesso Presidente Donald Trump ha voluto esprimersi sull’accaduto attraverso un tweet: “La Cena dei Corrispondenti della Casa Bianca è MORTA così come la conosciamo. Questa è stata un vero disastro e un imbarazzo per il nostro grande paese e per tutto ciò per cui ci battiamo. Le FAKE NEWS sono vive e vegete e ben rappresentate dalla serata di sabato”.
Ancora una volta, fra chi grida allo scandalo e chi difende il diritto di satira, ci si chiede fino a che punto un comico possa arrivare. Certamente gli organizzatori della Cena sapevano bene chi fosse Michelle Wolf e che genere di battute potessero aspettarsi. La stessa Wolf, durante il suo intervento, notando le facce contrariate e i mormorii di disapprovazione ha detto sorridendo: “Avreste dovuto fare più ricerche sul mio conto prima di affidarmi questo incarico”.
Forse è proprio questo il perno della questione. In un editoriale del New York Times, dal titolo “Michelle Wolf ha fatto il suo lavoro. È la cena dei corrispondenti a essere il problema”, James Poniewozik sostiene che assumere una comica, tra l’altro ben conosciuta per le sue posizioni, e costringerla a rinunciare di fare quello che fa, è segno di debolezza. “La Wolf è stata aggressiva? Certamente. Ma era gratuita? Per niente. Ha affrontato senza pietà tutti i suoi temi”.
In molti hanno fatto notare come sia stato criticato il linguaggio politicamente scorretto della comica senza considerare il fatto che il primo a voler sdoganare questo modo di parlare fuori dalle righe sia stato proprio Donald Trump, il quale ha rivendicato in più occasioni questa sua caratteristica elevandola a pregio e punto di forza.
Mentre la discussione continua il Washington Post fa sapere che diverse organizzazioni operanti nell’ambito dell’informazione potrebbero togliere il loro supporto all’Associazione Corrispondenti della Casa Bianca nel caso in cui il prossimo anno venisse ingaggiato un altro comico controverso.