Se siete pratici di Francia (o se seguite la newsletter di Francesco Maselli) dovreste sapere che il periodo che segue le vacanze estive ha un nome particolare, “rentrée”. È il momento in cui la vita riprende il suo solito corso: si ritorna a lavorare, le città si ripopolano, e in generale si “rientra”, appunto, dall’assopimento agostano. Per la politica francese questo ritorno alla vita quotidiana è stato segnato dal discorso che il Presidente Emmanuel Macron ha tenuto durante la Conferenza degli Ambasciatori il 27 agosto scorso. Discorso che non ha tardato molto a suscitare reazioni, tra cui il botta e risposta fra il presidente francese e il vice premier Matteo Salvini a cui abbiamo assistito nei giorni e nelle settimane passate.
La Conferenza degli Ambasciatori ha un valore molto alto nel panorama politico francese perché dà l’opportunità alle più alte cariche dello Stato e al Ministro degli esteri di presentare i propri orientamenti in materia di politica internazionale. Allo stesso modo è un momento per il Presidente della Repubblica per inquadrare a grandi linee le politiche geostrategiche della Francia.
Ecco quali sono sono stati gli argomenti e gli statement più rilevanti del discorso di Macron:
Europa e Populismi
“Siamo nel mezzo di una crisi europea” e la Francia, secondo il suo Presidente, deve essere il motore principale del rinnovamento, in quanto portatrice di una “visione umanista della mondializzazione”. “Da un anno a questa parte abbiamo proposto, sostenuto e costruito delle alleanze (…), abbiamo fatto la scelta di dialogare con tutti”, ha affermato Macron, rivendicando poi l’accordo di Meseberg, siglato con la cancelliera Angela Merkel, e definendolo un’alleanza storica.
Successivamente, riprendendo la sua concezione di Europa a più cerchi (espressione già utilizzata in precedenza in altri discorsi) ha sottolineato come le divisioni riguardanti l’economia fra nord e sud e la questione dei migranti fra est e ovest, sgretolano l’Unione Europea. Un’unione che non deve costruirsi “a Bruxelles, Parigi o Berlino: viene costruita con l’instancabile diffusione dei nostri ideali e dei nostri progetti senza egemonie”.
Per riuscire a realizzare un tale progetto Macron ha le idee molto chiare sull’agenda politica europea del futuro e sul fatto che serva “una riforma dei trattati sulla base di consultazioni popolari corso, sulla base delle prossime elezioni europee e dagli esiti delle riunioni intergovernative”.
L’Europa deve diventare quella potenza che potrà fornire soluzioni ai nostri problemi.
Sempre a proposito della crisi dell’UE, il presidente della Repubblica Francese ha affrontato la questione dell’ondata populista che sta attraversando il continente, tirando in ballo proprio l’Italia: “L’Italia è contro l’Europa dei flussi migratori, ma ama quella dei fondi strutturali”.
Dopo aver sottolineato come, secondo lui, la crisi sia più d’ordine politico che legata ai flussi migratori, i quali sono diminuiti, Macron ha provato a dare una risposta: “Perché abbiamo questa crisi in Europa, specialmente in Italia? Perché non c’e stata alcuna solidarietà europea. Perchè c’è stata una crisi in Grecia in passato? Perchè non c’è stata alcuna solidarietà europea (…) Tutto ciò scusa il discorso xenofobo e la ricerca di facili scappatoie? Non credo, e credo che queste personalità xenofobe non diano alcuna soluzione al problema che denunciano”, tuona.“D’altronde queste diverse vie nazionaliste sono d’accordo nel criticare l’Europa ma non lo sono, neanche tra di loro, sulle soluzioni necessarie”.
Infine Macron, in vista delle prossime elezioni europee ha lanciato un appello forte e chiaro: “E’ necessario stabilire una linea ben definita: quella di una volontà di sovranità europea, dire in che cosa l’Europa può dare una risposta a tutte le nostre difficoltà. L’Europa deve diventare quella potenza che potrà fornire soluzioni ai nostri problemi”.
Globalizzazione
Macron non ha voluto lasciare la critica alla globalizzazione ai movimenti nazionalisti. Così, prendendo in mano le redini del discorso moderato in tal proposito, ha affermato: “ Coloro che credevano ad un mondo globalizzato i cui cittadini sarebbero stati protetti dalle ferite della storia si sono sbagliati (…) questa globalizzazione indifferenziata non è stata la soluzione a tutto. Ha fallito nel rispondere a determinati bisogni e noi dobbiamo dunque ripensere le sue regole e le sue norme”. Ha richiesto in particolare che: “Tutti gli attori non-statali contribuiscano alla nuova regolamentazione del mondo, senza che ci siano passeggeri clandestini”.
Macron ha proseguito auspicando una riforma profonda delle organizzazioni internazionali, in particolare dal punto di vista commerciale. Nel fare questo il Presidente della Repubblica ha puntualizzato come le questioni sociali e ambientali debbano essere messe a capofila delle istanzeche si tratteranno in occasione dei cento anni dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro (International Labour Organization, Ilo).
Continuando il suo discorso, il presidente francese ha dimostrato come voglia approfittare della presidenza francese del G7 nel 2019 per riformare l’istituzione. “Non ricominciamo questo teatrino delle ombre che ha mostrato le nostre divisioni”, ha dichiarato riferendosi all’ultimo summit durante il quale Trump, sorprendendo tutti i partecipanti, non firmò il resoconto finale.
Siria
Secondo Emmanuel Macron, la situazione rimane “grave e preoccupante”. L’unica soluzione durevole al conflitto deve essere politica e ha invitato a continuare a fare pressione sugli alleati di Assad, ovvero Russia e Turchia: “Chi ha provocato questi milioni di rifugiati? Chi ha massacrato il suo popolo? Non spetta alla Francia designare i futuri dirigenti della Siria. Ma è nostro dovere e nostro interesse assicurarci che il popolo siriano sia nella situazione di eleggere i proprio capi”.
Dichiarazioni che fanno pensare a un intervento ancora più marcato della Francia ma che nonostante le intenzioni diplomatiche non lasciano dubbi sul fatto che Macron è comunque pronto a proseguire le azioni militari. Tanto che, riferendosi al bombardamento di una “fabbrica” siriana, dopo l’uso di armi chimiche da parte del regime, ha dichiarato: “se necessario lo rifaremo”.