Vestito blu, cravatta in fantasia, un fiocco giallo sulla giacca. Così Roger Torrent, classe 1979, catalano, indipendentista, si è presentato lo scorso 17 Gennaio al parlamento catalano nella sua nuova veste di Presidente. Il più giovane di sempre. Davanti a lui un emiciclo semipieno. Sulle poltrone vuote dei deputati in carcere e di quelli in esilio a Bruxelles, dei fiocchi gialli, come a lutto, dimostrano a tutto il mondo che quello è il loro posto.
Roger Torrent, 38 anni, ha iniziato a occuparsi di politica a 19 anni nel piccolo comune di Sarrià de Ter (Girona), nelle fila della ERC (Esquerra Republicana de Catalunya). Nonostante le convinzioni indipendentiste, con il suo discorso di venti minuti, il neoeletto è sembrato a tutti più moderato della sua predecessora, Carme Forcadell, soffermandosi più volte sui temi del dialogo e della convivenza, del rispetto e della libertà.
Dopo i ringraziamenti di rito, infatti, Torrent ha ripercorso le vicende degli ultimi mesi che hanno scosso lo scenario politico spagnolo, che ha definito complesso e anomalo. Ha ricordato i deputati Oriol Junqueras (ERC) y Joaquim Forn (JcCat), in carcere da 76 giorni, Jordi Sànchez (JxCat) e Jordi Cuixart (presidente di Òmium) arrestati ormai 93 giorni fa. “Si tratta di una carcerazione preventiva che secondo molti giuristi ed esperti di diritto è assolutamente ingiustificata, e che limita il libero esercizio dei loro diritti“.
Torres ha voluto ricordare anche i cinque deputati in esilio: Antoni Comín, Meritxell Serret, Lluís Puig, Clara Ponsatí e l’ex presidente della comunità Carles Puigdemont. “Non sarebbe onesto da parte mia, soprattutto non sarebbe responsabile verso tutti quelli che vogliamo rappresentare e proteggere, se non denunciassimo fermamente questa situazione, se non denunciassimo questi seggi vuoti (…) In questa camera ci sono 135 voci e devo difendere il diritto di espressione di tutti quelli che sono qui, ma soprattutto di quelli che non ci possono essere”, ha affermato.
Il neopresidente non ha risparmiato il governo spagnolo denunciando l’intervento continuo del Ministero delle finanze sui conti della Generalitat, e soprattutto l’applicazione dell’articolo 155, con il quale le autorità spagnole hanno sciolto il parlamento e destituito il governo di Catalogna. “Dinanzi a questo scenario senza precedenti democratici, il primo passo consiste nel mettere fine immediatamente all’intervento sulle istituzioni catalane, per recuperare la normalità istituzionale necessaria e per mettersi al servizio dei cittadini“.
Voglio fare della democrazia e della convivenza i pilastri fondamentali del mio mandato.
Sottolineando che in parlamento si deve poter parlare di tutto, nel pieno rispetto delle ideologie altrui, Torrent si è detto pronto a cercare condivisione e dialogo all’interno della camera, disposto a stringere accordi anche con gli avversari per il bene del paese. “Io personalmente voglio fare della democrazia e della convivenza i pilastri fondamentali del mio mandato. Contribuirò a cucire la società catalana attraverso questi due principi. Infatti siamo una società di identità (…) multiple e dinanzi a questa pluralità, che rappresenta una ricchezza, si deve puntare alla coesione attraverso i principi base che garantiscano la convivenza: democrazia, rispetto assoluto dei diritti e delle libertà fondamentali, giustizia sociale”. Più volte ha il neo presidente sottolineato l’importanza di recuperare le istituzioni per restituirle ai cittadini, con l’obiettivo di costruire un paese migliore, più giusto, più libero, nel rispetto delle ideologie altrui, “un paese che, malgrado gli ostacoli e le difficoltà, resiste sempre e finisce per farcela“.
Torrent ha poi ringraziato l’operato delle precedenti presidentesse, Núria de Gispert e Carme Forcadell, che hanno rappresentato con dignità e impegno le istituzioni: “Le menziono perché l’uguaglianza effettiva è ancora una sfida pendente della nostra società, anche nelle nostre istituzioni (…) La sfida dell’uguaglianza richiede l’implicazione di tutte e di tutti, anche, e specialmente, degli uomini. Una sfida per tutti i 135 deputati di questa camera. Non vogliamo iniziare un’altra seduta piangendo l’assassinio di una donna, lamentando un crimine di violenza di genere. Come paese non possiamo permetterci nemmeno un solo caso, non una sola donna in più assassinata“.
“Viva la democrazia, viva la Catalogna”. Così Torrent ha chiuso il suo discorso, seguito dalle note de Els Segadors, l’inno catalano, e dalle urla dei deputati indipendentisti: “Libertà”.
Il discorso è stato forse tanto moderato da scontentare tutti, e un’ondata di critiche si è sollevata da ogni parte politica. Commenti aspri sono arrivati dai deputati di Ciutadans (primo partito alle elezioni catalane), che si sono detti privi di speranze, convinti che il neo presidente non eserciterà il suo incarico con assoluta imparzialità e nel rispetto dei diritti di tutti i membri del parlamento, come invece ha affermato nel suo discorso.
Tra i più indignati, però, gli indipendentisti della CUP (Candidatura de Unidad Popular), che hanno accusato Torrent di aver tradito il risultato del referendum del 1 ottobre per non aver fatto alcun riferimento alla neonata repubblica. In particolare, secondo il leader della CUP Carles Tiera, Torrent, volendo ristabilire l’autogoverno, non fa altro che allontanarsi dal mandato popolare del 1 ottobre e dalla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Parlamento. Un’accusa forte che non ha lasciato spazio a giri di parole: “Retrocedere nel discorso e nelle parole, invece di calmare la bestia (il governo spagnolo, ndr), le darà ali perché morda più forte” ha sottolineato riferendosi all’applicazione del 155 e all’atteggiamento del governo spagnolo. “Alla repressione si risponde solo mordendo più forte con democrazia, determinazione, unilateralità, mobilizzazione e disobbedienza civile e istituzionale“.
A sorpresa è invece arrivata la soddisfazione dei partiti unionisti, per il tono conciliatore di Torrent, e l’auspicio che questa volta la presidenza operi nel rispetto reale di tutti i membri del parlamento. Sembra quindi che il nuovo Presidente del parlamento catalano abbia portato una ventata di novità in aula. Nonostante le prime impressioni però, gli stessi unionisti ci vanno cauti riconoscendo che “queste sono solo parole“. La prima prova per il neoeletto si terrà a fine gennaio, quando la camera procederà all’elezione del nuovo presidente della comunità autonoma. Permetterà l’investitura presidenziale a distanza (di Puidgemont) o si eleggerà un nuovo leader?