Il suo motto è chiaro: “Possiamo ricostruire la classe media americana”. Con queste parole, aspettando l’ultimo giorno del 2018, la Senatrice democratica statunitense Elizabeth Warren ha fatto quello che molti si aspettavano da tempo: candidarsi alle elezioni presidenziali del 2020. O meglio, come ha spiegato lei stessa nel suo video di lancio della campagna, istituire una commissione esploratrice che valuti le sue chances di diventare prima il candidato democratico e poi, eventualmente, Presidente degli Stati Uniti.
La signora Warren, 69 anni, è la prima democratica ad ammettere apertamente l’intenzione di candidarsi contro l’attuale presidente Donald Trump, che ha già risposto con termini polemici alla candidatura della senatrice. Del resto i due non sono nuovi a duelli verbali ed Elizabeth Warren è stata da lui spesso appellata con il soprannome – politically uncorrect – di “Pocahontas”, a causa delle sue origini cherokee.
La mossa di Elizabeth Warren non arriva certo inattesa. Nonostante abbia più volte negato l’intenzione di candidarsi, negli scorsi mesi la senatrice del Massachusetts si è ben mossa sulla scacchiera della politica statunitense. In particolar modo Warren ha lavorato per raccogliere nuove simpatie nelle file dei colleghi democratici, in quelle degli avversari repubblicani, e tra elettori e ricchi sponsor. Per la campagna per il elezioni di midterm, infatti, ha raccolto svariati milioni di dollari molti, dodici circa dei quali le sono rimasti da mettere in gioco fin da subito per la sua campagna presidenziale, evento quasi senza precedenti.
La disponibilità di fondi, è cosa nota, è un fattore fondamentale per la corsa alla Casa Bianca e non mancano certo a un altro possibile candidato delle file democratiche: Michael Bloomberg. Il suo è uno dei diversi nomi che girano già da qualche tempo come possibili runners, insieme a quelli di Joe Biden (già vice di Barack Obama), Kamala Harris e Kirsten Gillibrand (senatrici rispettivamente in California e nello stato di New York), Beto O’Rourke e il veterano Bernie Sanders. Forse troppi, ma come spiega il New York Times, il partito democratico, ora che si è chiusa l’era Clinton/Obama, non ha un leader chiaro e nessun candidato favorito.
A pochi giorni dall’annuncio, Warren ha già cominciato il suo tour visitando diverse città dell’Iowa. E fin dalle sue prime parole è chiaro dalla parte di chi vuole stare e quali sono i diritti che vuole difendere: quelli della classe media. I diritti di quelle famiglie, ovunque siano in America e da dovunque vengano nel mondo, che credono nel sogno americano delle pari opportunità per tutti. Che credono nella promessa che, giocando tutti secondo le regole, chi lavora duramente avrà la possibilità di provvedere a se stesso e ai propri cari: “Questa è una promessa fondamentale dell’America, una promessa che dovrebbe valere per tutti”.
Per far capire che sa di quello di cui parla, la senatrice del Massachusetts racconta la storia della sua famiglia come tutte le altre: dalle difficoltà di salute ed economiche che hanno affrontato i suoi genitori, all’arruolamento del fratello nell’esercito. Questa famiglia però è anche quella che le ha permesso di diventare prima maestra, poi professoressa universitaria di Giurisprudenza e, infine, senatrice.
La corruzione sta avvelenando la nostra democrazia.
“Per la mia famiglia il sogno americano si è avverato, ma oggi le famiglie della classe media trovano davanti a loro una strada più difficile di quella che ha dovuto affrontare la mia”. Strada, sottolinea, resa ancora più difficile per le famiglie di colore da generazioni di discriminazione.
“La classe media è sotto attacco”, tuona. Le famiglie della classe media, spiega, oggi vengono strette sempre più spesso in vere trappole che le trascinano in crescenti difficoltà economiche, in un meccanismo contorto messo a punto da colpevoli ben precisi. Senza mezzi termini, infatti, Warren si scaglia contro le grandi corporation e contro i multimiliardari che hanno corrotto i politici di Washington (o sono diventati parte della categoria) per farsi “tagliare una fetta più grande della torta“.
“La corruzione sta avvelenando la nostra democrazia. I politici guardano dall’altra parte mentre le grandi compagnie di assicurazioni negano ai pazienti una copertura salva-vita, mentre le grandi banche rovinano i consumatori e mentre le grandi compagnie petrolifere distruggono questo pianeta. Il governo dovrebbe lavorare per tutti noi, ma invece è diventato uno strumento per persone ricche e ammanicate“, accusa.
Sa bene quali sono le corde giuste da toccare e una dopo l’altra: famiglia, sogno americano, corruzione. E per chiudere la senatrice del Massachusetts rilancia uno slogan che gli statunitensi conoscono bene. Parole che hanno portato già un altro democratico alla Casa Bianca: “We can“. Noi possiamo: “”Se lavoriamo insieme, se combattiamo insieme, se persistiamo insieme noi possiamo vincere. Noi possiamo e lo faremo“.
Qui sotto trovate il video del lancio della campagna, ma se volete ascoltare altre parole di Elizabeth Warren, le trovate qui:
Il suo discorso ringraziamento dopo aver vinto le elezioni al senato lo scorso novembre
Il suo discorso alla Convention Nazionale (Massachusetts) del Partito Democratico del giugno 2018
Il suo discorso ai laureandi della University of Massachusetts Amherst nel 2017