La campagna elettorale che ha preceduto queste elezioni politiche è stata caratterizzata da toni particolarmente aspri, anzi, da vere e proprie parole di odio, xenofobia, intolleranza e discriminazione. Amnesty International Italia le ha raccolte in un “Barometro dell’Odio” e le ha quantificate, rese visibili, mostrando chi ha sfruttato – con successo – questa strategia per convincere l’elettorato.
“Ci sono molti che sostengono che il male dell’epoca non siano le malattie incurabili, ma siano i migranti e contro di loro sempre più spesso in Europa e anche in italia si scatena un linguaggio razzista, xenofobo, violento, istigatore, e quello che è accaduto a Macerata è l’effetto di tutto questo”, sottolinea Riccardo Noury Port, portavoce di Amnesty, nel video dedicato alle parole xenofobe, pubblicato sul sito dell’organizzazione.
Proprio uno dei candidati della coalizione vincente, Matteo Salvini, è, infatti, quello che si è distinto di più in invettive contro i migranti e contro l’Islam. Il 54 per cento delle dichiarazioni del leader della Lega e dei suoi compagni di partito sono state caratterizzate da una forte xenofobia. Non sono soli in questa crociata d’odio: sullo stesso tono il 22 per cento delle dichiarazioni sia dei rappresentanti di Forza Italia sia di quelli di Fratelli d’Italia.
All’indomani delle elezioni, suonano come premonitrici le parole del presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi, scritte nel comunicato stampa di chiusura dell’operazione di analisi del linguaggio elettorale: “Si è conclusa una campagna elettorale deludente e preoccupante: assenti o quasi le questioni riguardanti i diritti umani e il ruolo che l’Italia potrebbe avere per proteggerli a livello internazionale, pronunciate a malapena parole come Siria o Yemen. Presente, dominante, inquietante invece è stato l’uso di un linguaggio discriminatorio, xenofobo, misogino, a volte vero e proprio discorso d’odio. Temiamo che non terminerà con la fine della campagna elettorale”.
“Bisogna combattere questo linguaggio d’odio, combatterlo soprattutto sui social media, presentare una narrazione corretta e rispettosa dei diritti della vita delle persone”, esorta invece Riccardo Noury Port nel suo appello. “L’odio va combattuto e contrastato. E chiediamo a tutti, in particolare a coloro che hanno ruoli di responsabilità, di contare fino a dieci prima di prendere la parola.”
Oltre a frasi apertamente discriminatorie in termini di razza e religioni, Amnesty ha registrato anche una forte percentuale di “frasi di disprezzo, degradazione e spersonalizzazione nei confronti delle donne e delle persone omosessuali e transessuali”. Qui trovate i dati relativi ai partiti e ai singoli leader. Nel prossimo futuro tutti i dati saranno raccolti e discussi in un rapporto.