Venerdì 22 febbraio un migliaio di giovani francesi si sono incontrati a Parigi, per una seconda giornata di mobilitazioni per il clima nella capitale francese. In Belgio, cortei sempre più numerosi di studenti (fino a 30.000 persone) hanno sfilato per le strade di Bruxelles, a partire da gennaio, per sette giovedì consecutivi (per ora).
“Abbiamo già incontrato tutti i dirigenti politici ma ogni volta ne siamo delusi: parlano per ore, ma non dicono nulla”, dice Anuna de Wever, una delle protagoniste delle marce in Belgio. La richiesta dei ragazzi infatti è sempre la stessa: una politica più efficace e ambiziosa per fronteggiare il cambiamento climatico.
Questa volta a Parigi non c’erano solo gli studenti francesi, ma anche i rappresentantidi spicco belgi, lussemburghesi e svizzeri di Youth for Climate e di Fridays for Future. Quest’ultimo è un movimento di giovanissimi nato nell’estate del 2018 e impegnato nel combattere il silenzio delle grandi potenze di fronte al climate change.
Non avrei mai immaginato che sarebbe diventato un qualcosa di così grande e penso che questo sia incredibile.
C’era anche la sedicenne svedese Greta Thunberg (nella foto in alto, a Davos per il meeting annuale del World Economic Forum), fondatrice del movimento e figura di spicco nella lotta per il cambiamento climatico, nonostante la giovanissima età. La giovane ha iniziato il suo percorso militante andando a manifestare da sola tutti i venerdì, a discapito dell’orario scolastico, di fronte al parlamento svedese. L’impegno e la tenacia di greta hanno catturato l’attenzione di media nazionali e internazionali e piano piano il suo volto serio, incorniciato da due lunghe trecce brune ha cominciato a rimbalzare per il web.
“Quando ho iniziato a manifestare non mi ero immaginata qualcosa in particolare, pensavo semplicemente: ‘vedrò cosa succederà’. Non avrei mai pensato che sarebbe diventato un qualcosa di così grande e penso che questo sia incredibile. Ogni volta che vedo una persona in più a manifestare è una sorpresa”, ha raccontato durante la tappa a Parigi.
Già durante la COP24, tenutasi a Katorwice (Polonia) a dicembre 2018, Greta era intervenuta di fronte a una platea di leader mondiali. “Per fare la differenza bisogna parlare chiaramente”, così esordiva il suo chiaro j’accuse alle grandi potenze mondiali. “La biosfera è sacrificata, cosicché le persone ricche, nei paesi come il mio, possano vivere nel lusso”. Tra il sacrificio di molti e il benessere di pochi la sedicenne aveva parlato poi di un grande assente: il concreto impegno politico a livello internazionale a riguardo delle tematiche ambientali.
“Voi parlate di crescita economica verde e a lunga durata, perché avete troppa paura di essere impopolari (…) Non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno, anche questo fardello lo state lasciando a noi bambini”. Nel suo discorso aveva attaccato direttamente i governanti, andando al cuore di una questione che, secondo lei, dovrebbe esulare dal dibattito politico, in quanto di carattere universale. “Finché non vi concentrerete su ciò che è possibile fare, piuttosto che su ciò che è politicamente possibile, non c’è speranza”.
Aveva poi concluso lanciando un’ultima agguerrita ipotesi: “se le soluzioni sono impossibili da trovare dentro il sistema, allora forse bisognerebbe cambiare il sistema stesso (…). Non siamo venuti qui per pregare i leader di occuparsene, tanto ci avete ignorato in passato e continuerete a ignorarci. Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no”.
Come la chiusura del suo discorso aveva preannunciato, il cambiamento è ora nelle strade e Greta non è più sola. La risposta dei “grandi”, invece, sembra non essersi ancora fatta sentire. “(…) Noi bambini non dovremmo fare questo, mi piacerebbe che gli adulti si prendessero le loro responsabilità e lo facessero al posto nostro, ma finché nessuno agisce, dobbiamo farlo noi”, ha affermato Greta prima del corteo parigino.
Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no.
“I nostri predecessori hanno ignorato la crisi per decenni. Noi vogliamo spingere le persone all’azione”, spiega invece la tedesca Luisa Neubauer, 20 anni. “Non provo risentimento per le persone responsabili di errori che hanno aggravato il cambiamento climatico, ma per coloro che persistono nelle loro scelte egoiste”, denuncia un altro studente francese.
Alla fine della giornata, Emmanuel Macron ha ricevuto la giovane attivista accompagnata da qualche giovane belga e tedesco. Anche uno studente francese è stato convocato, ma è uscito dopo il rifiuto, da parte del presidente, di diffondere l’incontro su Facebook, denunciando una “strategia di comunicazione”.
Il ministro francese della Transizione ecologica e solidale, François de Rugy, a seguito dell’incontro, ha commentato dicendo che “i giovani hanno ragione, non si fa mai abbastanza. Capisco l’impazienza e spero che si possa veramente annunciare una mobilizzazione generale. Ma non basta votare le leggi o le tassazioni, bisogna portarle avanti e conformarsi a esse”.
La mobilitazione, dopo Parigi, si sposta ora in ogni città del mondo: il 15 marzo è programmato lo sciopero mondiale degli studenti. I giovani italiani non mancheranno all’appello, ci annuncia Luca Mercalli, sul profilo Facebook italiano di Fridays for future.