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Photo by DaniKauf / CC BY-SA

John Bercow: no a un intervento di Donald Trump a Westmister


La premier britannica Theresa May, a conclusione della sua visita negli Stati Uniti, ha invitato il neo-eletto presidente Donald Trump nel Regno Unito. In seguito a questo invito, John Bercow, speaker alla Camera dei comuni inglese, si è dichiarato contrario a un eventuale discorso di Trump a Westminster.

Le parole sono state pronunciate in risposta ad un ordine del giorno sollevato lunedì pomeriggio da 160 membri del parlamento. Le sue dichiarazioni hanno destato molto scalpore per la storica neutralità del ruolo che ricopre. Parole chiare e decise che lasciano ben poco spazio alle interpretazioni.

Prima dell’imposizione del divieto sui migranti, sarei stato fortemente contrario a un discorso del presidente Trump nella Westminster Hall. Dopo l’imposizione del divieto sui migranti, sono ancora più fortemente contrario a un discorso del presidente Trump nella Westminster Hall”

Il Telegraph riferisce che, secondo fonti governative, Donald Trump non avrebbe nemmeno richiesto di parlare al parlamento. Anche per questa ragione le parole di Bercow sono state percepite come fuori luogo e imbarazzanti per il governo inglese. Tuttavia il discorso è stato positivamente accolto dal leader laburista Jeremy Corbyn ed anche da alcuni membri conservatori. Secondo il columnist del Guardian Owen Jones poi, Bercow “ha parlato per tutto il Regno Unito

Oltre ad aver specificato l’identità della Camera dei comuni come luogo di opposizione al sessismo ed al razzismo e promuovendo l’impegno nel far rispettare l’uguaglianza davanti alla legge, lo speaker ha pronunciato una frase emblematica dello spirito inglese:

Un discorso di un leader straniero ad entrambe le camere del parlamento non è un diritto automatico. È un onore che ci si deve guadagnare”.

Il Regno Unito è la terra nella quale affondano le radici delle democrazie moderne, la culla di quel pensiero liberale fondante le nostre società e le nostre istituzioni. Oggi è il campo sul quale si gioca la sfida della contemporaneità, quella dei movimenti anti-establishment che, come sostiene l’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro in un suo recente articolo, stanno mandando il pensiero liberale in minoranza. Non permettere a Trump, incarnazione di questo risentimento anti-élite (tipicamente populista) di entrare nel tempio storico della democrazia, rappresenta un vero e proprio atto di resistenza.