“Sono tempi strani e incerti”. “Siamo a un bivio”. Queste parole Barack Obama le ha pronunciate nel suo discorso più intenso e politicamente rilevante dall’addio alla Casa Bianca. Quello a Johannesburg in occasione della 2018 Nelson Mandela Annual Lecture, che quest’anno celebra il 100° anniversario della nascita del leader sudafricano.
Sarebbero sufficienti queste due frasi a porsi molte domande. Tempi strani e incerti rispetto a cosa? Quale è stata la strada che ci ha portato qui oggi? E quali si aprono davanti a noi? Cosa serve per percorrerle senza tradire gli ideali di uguaglianza, giustizia e democrazia che hanno caratterizzato la vita di Mandela? Obama tuttavia non lascia queste domande senza risposta, ma attraverso una vera “lezione” di storia, di politica, di economia ripercorre il secolo trascorso da allora a oggi e indica la strada verso il futuro.
La lezione comincia con i fatti di un secolo fa, con la Prima Guerra Mondiale, poi la Seconda, forse ancora più orribile, a cui hanno fatto seguito la nascita dei movimenti indipendentisti e la fine del colonialismo.
“Sempre più popoli, dopo aver assistito agli orrori del totalitarismo, ai ripetuti massacri del 20° secolo, hanno iniziato ad abbracciare una nuova visione per l’umanità, una nuova idea, basata non solo sul principio dell’autodeterminazione nazionale, ma anche su i principi della democrazia e dello stato di diritto e dei diritti civili e la dignità intrinseca di ogni singolo individuo”, ricorda Obama, indicando l’inizio della storia che vuole raccontare, il momento in cui il mondo ha cominciato a percorrere una strada di democrazia. Un “lungo cammino verso la libertà, la giustizia e le pari opportunità” a cui Nelson Mandela ha dedicato la propria vita.
“Durante gli ultimi decenni del XX secolo, la visione progressista e democratica rappresentata da Nelson Mandela ha stabilito in molti modi i termini del dibattito politico internazionale”. Eppure da allora a oggi qualcosa è andato storto, perché quella visione sembra essersi persa: “Dobbiamo iniziare ammettendo che nonostante le leggi che sono state scritte, le dichiarazioni meravigliose inserite nelle costituzioni, le splendide parole pronunciate negli ultimi decenni durante conferenze conferenze internazionali o nelle aule delle Nazioni Unite, le precedenti strutture di privilegio e potere, ingiustizia e sfruttamento non sono mai andate completamente via”.
La politica degli uomini forti è improvvisamente ascendente.
Viviamo infatti oggi in un’epoca di grande disuguaglianza economica in cui poche decine di individui controllano la stessa quantità di ricchezza della metà più povera dell’umanità. “In tutti i paesi, il peso economico sproporzionato di coloro che sono al vertice ha fornito a questi individui un’influenza sproporzionata sulla vita politica dei loro paesi e sui suoi media, (nello stabilire, ndr) quali politiche vengono perseguite e gli interessi di chi finisce per essere ignorato”.
Una disuguaglianza che ha portato alla nascita dei movimenti populisti e di una politica di paura e di risentimento, come la chiama Barack Obama. “E quel tipo di politica è ora in movimento. È in movimento a un ritmo che sarebbe sembrato inimmaginabile solo pochi anni fa”, ammonisce. “La politica degli uomini forti è improvvisamente ascendente (…) In occidente ci sono partiti di estrema destra che spesso si basano non solo su piattaforme di protezionismo e confini chiusi, ma anche sul nazionalismo razziale neanche troppo nascosto”. “I social media”, prosegue, “una volta visti come un meccanismo per promuovere la conoscenza, la comprensione e la solidarietà, si sono rivelati altrettanto efficaci nella promozione dell’odio e della paranoia, della propaganda e delle teorie del complotto”.
Cosa fare ora, continuare su questa strada della paura o continuare a lottare per gli ideali di Mandela? La risposta di Obama è scontata: “Credo che non abbiamo altra scelta che andare avanti; che quelli di noi che credono nella democrazia e nei diritti civili e in un’umanità comune hanno una storia migliore da raccontare (…) Se vogliamo veramente continuare il lungo cammino verso la libertà di Madiba, dovremo lavorare di più e dovremo essere più intelligenti. Dovremo imparare dagli errori del recente passato”.
Obama fornisce anche una roadmap per raccogliere questa eredità. Quattro indicazioni chiare, dove ideali e azioni pratiche sono intrecciate gli uni alle altre.
Credo che non abbiamo altra scelta che andare avanti.
La prima di queste indicazioni è quella di “Combattere più duramente per ridurre le disuguaglianze e promuovere opportunità economiche durature per tutte le persone”.
“Per quasi tutti i paesi, i progressi dipenderanno da un sistema inclusivo basato sul mercato – uno che offre istruzione per ogni bambino; che protegge la contrattazione collettiva e assicura i diritti di ogni lavoratore (…) che mantiene una qualche forma di tassazione progressiva in modo che i ricchi siano ancora ricchi ma stanno restituendo qualcosa per assicurarsi che tutti gli altri abbiano qualcosa da pagare per l’assistenza sanitaria universale e la sicurezza pensionistica, e investe nelle infrastrutture e nella ricerca scientifica che costruisce piattaforme per l’innovazione”.
In secondo luogo, spiega Obama, non si deve mai dimenticare che “siamo uniti da un’umanità comune e che ogni individuo ha intrinseca dignità e valore”. Si chiede, Barack Obama, come sia possibile che nell’anno 2018 ancora si debba lottare perché tutti abbiano gli stessi diritti fondamentali. Si chiede come sia possibile che ancora si neghi la verità fondamentale “che dovremmo fare agli altri come vorremmo che facessero a noi (…) Ed è una verità che è incompatibile con qualsiasi forma di discriminazione basata sulla razza o religione o genere o orientamento sessuale”.
La terza indicazione è perseguire una vera democrazia. Una democrazia che “riguarda i diritti delle minoranze, è fatta di controlli ed equilibri, di libertà di parola e di espressione e di una libertà di stampa, e del diritto di protestare e presentare petizioni al governo e di un sistema giudiziario indipendente in cui tutti devono seguire la legge”. “Nonostante tutte le sue imperfezioni”, spiega “la vera democrazia sostiene al meglio l’idea che il governo esiste per servire l’individuo e non viceversa. Ed è l’unica forma di governo che ha la possibilità di rendere reale quell’idea”.
Continuate a credere, continuate a marciare, continuate a costruire, ad alzare la voce.
L’ultima indicazione di Obama è quella di credere nei giovani e dare potere d’azione: “La nostra risposta è la speranza del mondo: è fare affidamento sui giovani, affidarsi allo spirito dei giovani“, declama, citando Robert Kennedy.
“Il mio messaggio per voi semplice, continuate a credere, continuate a marciare, continuate a costruire, ad alzare la voce”, li esorta Obama. “E noi che ci preoccupiamo dell’eredità che onoriamo qui oggi – dell’uguaglianza, della dignità e della democrazia, della solidarietà e della gentilezza, noi che restiamo giovani nel cuore, se non nel corpo – abbiamo l’obbligo di aiutare la nostra gioventù ad avere successo”.
Qui la trascrizione dell’intervento di Barack Obama pubblicata sul New Yorker.