Nel 14esimo collegio della città di New York, che va dal nord del quartiere Queens all’est del Bronx, più della metà degli abitanti sono di origine ispanica e solo una minoranza è bianca. Qui, dal 1999 al 2013 la leadership democratica non è mai cambiata: Joe Crowley ha da sempre rappresentato il settimo distretto ed è considerato uno tra i più influenti politici democratici di New York. Non si era mai trovato a competere con qualcuno perché non c’era mai stata concorrenza interna. Almeno fino a quando il comitato elettorale ha deciso di puntare su una giovane ispanica del Bronx, proveniente da una famiglia di classe operaia: Alexandria Ocasio-Cortez
“La gente mi dice: stai facendo questo, stai distruggendo il partito, sei troppo giovane, non sei pronta, sei incolta” spiega Cortez, ospite al Mic Dispatch, uno show televisivo di attualità in compagnia di Cynthia Nixon, meglio conosciuta come Miranda di Sex and the City, sfidante di Andrew Cuomo, l’attuale governatore di New York, alle primarie democratiche. “Questo è quello che mi sono sentita dire e che tutte le donne si sentono dire quando vogliono fare qualcosa di ambizioso. Quindi sapete cosa? Al diavolo. Loro continueranno a dirlo. Prendetevi quel 50 per cento. Ottenete la parità. Ottenete un ampliamento della rappresentanza di genere in Senato. Perché lo reclamerete. Ve lo dovete prendere. Se dobbiamo aspettare che l’80% del Congresso mi dia il permesso, avrò 80 anni quando potrò entrarci”.
Non ha chiesto il permesso Alexandria, quando lo scorso giugno ha battuto il veterano Crowley che si è trovato del tutto impreparato alla sfida. Durante la campagna elettorale per le primarie del Partito Democratico pensava di vincere a mani basse contro una giovane inesperta e pressoché sconosciuta. Del resto anche i sondaggi erano dalla sua parte: a poche settimane dal voto davano la giovane a 30 punti di distacco dal rivale, che non si è nemmeno presentato a due dibattuti su tre. A dispetto delle previsioni, tuttavia, Ocasio-Cortez ha ottenuto il 57 per cento dei voti contro poco più del 42 per cento di Crowley, membro del Congresso ormai da 19 anni. Un risultato inaspettato, che potrebbe dare un nuovo volto alla sinistra americana.
Un’eventualità che potrebbe concretizzarsi soprattutto se Cortez riuscirà ad avere la meglio su Anthony Pappas, il docente universitario candidato per il Partito Repubblicano alle elezioni di metà mandato del 6 novembre. Se così fosse, Ocasio-Cortez sarebbe la più giovane donna ad essere eletta al Congresso. Potrebbe però avere compagnia. Quest’anno, infatti, si è assistito ad un record di candidate donne alla Camera, al Senato e alla carica di governatore, in un paese in cui le donne rappresentano solo il 20 per cento del Congresso.
Se dobbiamo aspettare che l’80% del Congresso mi dia il permesso, avrò 80 anni quando potrò entrarci.
Ma chi è il nuovo volto del socialismo statunitense?
Alexandria Ocasio-Cortez ha ventotto anni, è nata nel Bronx da un padre statunitense e una madre portoricana. È cresciuta tra due mondi: con i sacrifici dell’intera famiglia, ha potuto studiare alla Yorktown High Schol, migliore rispetto alle scuole pubbliche dei quartieri circostanti al Bronx. Sognava di fare l’ostetrica, ai tempi. Arrivata con i suoi risparmi alla Boston University, ha dovuto abbandonare gli studi per qualche tempo dopo la morte del padre. La famiglia, infatti, aveva problemi economici e Alexandria ha dovuto contribuire, lavorando come cameriera in una taqueria. “Rendimi orgoglioso”, le ha detto il padre poco prima di morire. Per questo Alexandria ha deciso di riprendere gli studi cambiando però la sua specializzazione: dalla biochimica è passata all’economia e alle relazioni internazionali.
La sua passione per la politica è maturata dapprima lavorando come centralinista per la prima campagna elettorale presidenziale di Barack Obama nel 2008, poi partecipando attivamente alla campagna di Bernie Sanders nel 2016. Fu in quest’occasione che riuscì a farsi conoscere dalla comunità locale afroamericana e LGBT del Bronx. La sconfitta alle primarie democratiche di Bernie Sanders, dove la Clinton ha avuto la meglio, non ha però scoraggiato il comitato elettorale del Bronx che ha deciso di sfidare l’establishment democratico al Congresso.
Alexandria, vicina alla politica di Sanders, si è definita più volte socialista, termine considerato un tabù nella politica americana. Oggi però sembra registrarsi un cambiamento di tendenza, soprattutto tra le fasce più giovani della società. Basti pensare che i Dsa, cioè i Socialisti Democratici d’America, contano oltre 40mila iscritti contro i soli 5mila registrati nel 2016. Propongono politiche progressiste come l’assistenza sanitaria gratuita, l’università statale gratis, l’aumento del salario minimo. Ma anche altre idee, più controverse, osteggiate anche dai compagni di partito più moderati. Tra queste, la chiusura delle carceri, il boicottaggio e disinvestimento contro Israele e l’abolizione dell’Ice, il corpo di polizia anti immigrazione.
“Ice è la seconda più grande agenzia di controllo penale in America, e non è responsabile nei confronti del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Si tratta di un’agenzia priva di regole, con un budget enorme che non ha responsabilità nei confronti del nostro sistema processuale tradizionale”, ha affermato Alexandria.
Non so se abbiamo dato abbastanza priorità alle crisi dei diritti umani.
Spazio anche alla politica estera. Per Ocasio Cortez, molto di quello con cui il governo ha a che fare ora dipende dal fatto che la politica estera non è stata affrontata con approcci umanitari. “Non so se abbiamo dato abbastanza priorità alle crisi dei diritti umani, ma non solo. Il modo in cui ci siamo approcciati a temi come le carestie, o l’estrema povertà. Ecco per me l’estrema povertà è una forma di violenza”.
La vittoria di Ocasio-Cortez ha mosso qualcosa nei democratici americani e nella società, quantomeno negli abitanti del distretto in cui Alexandria è stata eletta. Quel che resta da vedere è se lo stesso consenso arriverà anche dal suo partito o se la tratteranno come una rivale interna. Da qui, potrebbe iniziare il cambiamento di una forza politica in crisi non solo in America ma in tutto l’Occidente. Un partito che deve riuscire a recuperare tutti quegli elettori delusi che si sono spostati verso i nuovi populismi di destra, apparentemente più vicini alle necessità di tutti. Negli States Ocasio-Cortez potrebbe essere un punto di partenza. Ma i democratici devono decidere in fretta, se vogliono provare a riprendersi la Camera a novembre.
Qui il video dell’intervista a Mic Dispatch, insieme a Cynthia Nixon.