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Le porte girevoli delle istituzioni


Grandi centri ospedalieri, ristoranti, centri commerciali: a livello internazionale, il mercato delle revolving doors sembra essere stato colpito dalla crisi causata dalla pandemia. Ma c’è un altro significato dell’espressione “porte girevoli” che, al contrario, sembra aver ricevuto maggiore impulso proprio dall’emergenza sanitaria: il passaggio di funzionari e dirigenti pubblici dalle istituzioni ad aziende private. E viceversa.

A livello europeo, Transparency International definisce il labile confine tra pubblico e privato “relativamente comune” . Ne è una prova il fatto che circa il 31 per cento dei deputati al Parlamento europeo ha un “secondo lavoro” retribuito. È un’opportunità che offre “l’esperienza necessaria per interagire con la società civile in un modo più completo” garantendo più rappresentatività e democrazia. “Esci dalla tua bolla: invece di limitarsi a pontificare sull’impatto della politica sulle imprese, queste diventano parte della tua esperienza vissuta” .

L’Europa non è un’eccezione, anzi. Un’inchiesta di Mother Jones ha identificatoalmeno 247 funzionari e dipendenti del governo degli Stati Uniti che sono stati assunti da Amazon negli ultimi 10 anni circa, di cui circa 150 provenienti dai settori dell’intelligence, della sicurezza informatica, delle forze dell’ordine e dei militari” . È un elenco non del tutto completo e rappresenta quella che probabilmente è solo una parte dei dipendenti federali che hanno lasciato il servizio governativo per approdare alla corte di Bezos. “È stato compilato effettuando una ricerca su LinkedIn e individuando persone che, secondo i propri profili, avevano lavorato direttamente nel governo federale prima di trasferirsi su Amazon”; si basa dunque sulle informazioni fornite dagli utenti della piattaforma. Non ci sono, infatti, registri pubblici che tengono traccia di tutti i funzionari e dipendenti statunitensi assunti da Amazon o da altre aziende. “Amazon probabilmente sta comprando l’esperienza di quello che accade a porte chiuse dentro le istituzioni”, ha detto a Mother Jones Timothy LaPira, professore di scienze politiche presso la James Madison University ed esperto di revolving doors. Tutti i grandi attori della new economy hanno bisogno di persone di esperienza di governo che possano aiutare l’azienda a comprendere il panorama normativo e, soprattutto, i modi migliori per adattarsi ad esso.

Talvolta succede anche il contrario, come abbiamo visto nel nostro paese quando, al momento della costituzione del governo Draghi sono stati nominati Vittorio Colao – oggi ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e in precedenza manager di Vodafone e consulente del fondo General Atlantic – e Roberto Cingolani – divenuto ministro della transizione ecologica e ieri chief technology and innovation officer di Leonardo, società di area difesa, aerospazio e sicurezza, partecipata dal Ministero dell’economia e finanze. “Evidentemente la transizione prevede come primo atto di andare dal punto a al punto b”, dice a Senti chi parla Rosy Battaglia, giornalista d’inchiesta free lance. “In questo momento tutto è possibile anche perché non abbiamo regole: anche il registro per i portatori di interesse è un atto volontario, non è un obbligo. Per esempio, al Ministero dell’ambiente il ministro Costa aveva stabilito determinate regole.” Oggi, i contenuti sulla prevenzione alla corruzione sul sito del ministero sono aggiornati a giugno 2019 e non è facile trovare dichiarazioni sui conflitti di interesse riguardanti ministri e dirigenti. “Noto la tendenza a sostenere che chi viene dal privato è più competente, ma dovremmo ammettere che queste dinamiche mettono in gioco l’interesse pubblico.” Quella che chi lavora nel privato sia “migliore” è una convinzione contraddittoria, se vogliamo, considerando i tanti esempi di funzionari sottratti da imprese private a istituzioni pubbliche.

Noto la tendenza a sostenere che chi viene dal privato è più competente, ma dovremmo ammettere che queste dinamiche mettono in gioco l’interesse pubblico.

“Come Cittadini reattivi – prosegue Battaglia – insieme ad altre associazioni stiamo cercando di sollecitare una azione di trasparenza da parte del presidente Mario Draghi, anche perché sediamo al tavolo istituzionale dell’Open Gov Forum: il luogo in cui il governo dovrebbe definire con la società civile le regole per la trasparenza nell’allocazione delle risorse e contro la corruzione. Così come sono state messe in campo molte altre iniziative di monitoraggio sia a livello istituzionale sia dalle organizzazioni di cittadinanza. Resta sempre da dimostrare che abbia maggiori competenze chi proviene da settori in cui l’interesse pubblico non è quello prevalente. Come sarebbe da dimostrare la necessità di una consulenza privata sul recovery plan o l’eventuale requisito previsto da regolamenti europei che prevedano che la finalizzazione di alcuni documenti necessiti l’apporto di consulenti esterni, quasi a monitorare e supervisionare l’attività di governo. Occorre, invece, una ripartenza a porte aperte. Nell’interesse di tutti”.

Ovviamente il fenomeno delle porte girevoli è frequente anche nel mondo della sanità. Alcuni anni fa, ebbe un certo risalto la nomina a direttore dell’ufficio legale della European Medicines Agency (Ema) di una persona – Stefano Marino – che per 23 anni aveva lavorato in industrie farmaceutiche. La lunga lettera dell’allora executive director dell’agenzia – Guido Rasi – al Ceo spiegava con sincerità la sua posizione: “La tua domanda solleva la questione generale del principio della «porta girevole inversa», ovvero se sia appropriato per un’istituzione pubblica assumere qualcuno dell’industria. Consentitemi di essere molto franco al riguardo: escludere manager esperti dalle selezioni per posizioni vacanti presso l’Agenzia o rifiutarsi di assumerli solo perché lavorano per l’industria da molto tempo sarebbe una decisione altamente discriminatoria e sproporzionata. L’Ema può trarre vantaggio dall’esperienza di questa categoria di manager, a condizione che il processo decisionale sia solido, che i ruoli dei membri del team siano chiari e che le regole (comprese le regole sulla gestione delle dichiarazioni di interessi e il conseguente coinvolgimento limitato ove appropriato) vengano applicati in modo coerente”. Aggiungendo infine: “In questo caso, la condotta professionale e l’assoluta integrità personale del dottor Marino rafforzano la mia convinzione che, per una volta, le porte girevoli abbiano lavorato a favore dell’Ema” .

Molto più recente è la notizia della nomina di Viveck Murthy come surgeon general degli Stati Uniti da parte del presidente Joe Biden. Si tratta di una carica di importanza cruciale: è la leading spokeperson in tema di salute. “Murthy ha ricevuto 2,6 milioni di dollari da varie società private per consulenze e attività da relatore da gennaio 2020” – commenta il Lown Institute – che è la più alta retribuzione ricevuta da un surgeon general nella storia recente”, secondo il Washington Post. In particolare, Murthy ha ricevuto 400mila dollari da Carnival Cruises, 600mila da Netflix e 800mila (compreso il valore di azioni) da Airbnb, per assistere queste società nelle procedure di sicurezza nei mesi di covid-19. Perché considerare questo passaggio di denaro come determinante di conflitti di interesse? “Perché le dimensioni di alcuni di questi pagamenti suggeriscono che le società private non stavano solo pagando Murthy per delle consulenze. La maggior parte di questo lavoro di consulenza è avvenuta dopo che Biden si era sostanzialmente assicurato la nomination democratica, quando Murthy veniva identificato come consigliere”.

Pagamenti di questa entità compromettono la capacità di decidere nell’esclusivo interesse dei cittadini.

In effetti, tutti quei soldi solo per intervenire in qualche convention sono davvero un po’ tanti. Quello che viene retribuita, sostiene Vinay Prasad su MedPage, è la familiarità che si instaura tra un decisore … decisivo e i top manager delle aziende. Imprese che tremano per l’introduzione di regole sulla ventilazione nelle navi da crociera, che attendono decisioni sulla riapertura dei cinema o sperano in provvedimenti meno stringenti sul turismo. “Pagamenti di questa entità compromettono la capacità di decidere nell’esclusivo interesse dei cittadini”, scrive Prasad.

Se può capitare che un professionista transiti da un’azienda a un’agenzia regolatoria, è assai più frequente il percorso inverso. Comunque, non c’è nulla di cui stupirsi. L’approdo in una casa farmaceutica è la destinazione più frequente di chi lascia un’agenzia regolatoria, come hanno spiegato Jeffrey Bien e Vinay Prasad in una research letter al Britsh Medical Journal. Non mancano gli esempi, che non vanno considerati come “incidenti aneddotici” ma come evidenze di un percorso sistematico sul quale è necessario riflettere. Demetra Ashley, già dirigente della Drug Enforcement Administration (Dea) degli Stati Uniti, è consulente retribuito per Purdue Pharma, azienda tra le maggiori produttrici farmaci oppioidi negli Stati Uniti. Alla DEA, era compito di Ashley cercare di impedire che farmaci da prescrizione come gli oppioidi venissero venduti illegalmente. Sembra sia stato provato che l’azienda fosse al corrente di una commercializzazione illegale del farmaco e non avesse informato le autorità, né abbia corretto le proprie strategie una volta appurato che il medicinale creava dipendenza.

Un’inchiesta di Science ha scoperto che 11 dei 16 valutatori della Food and drug administration (Fda) che hanno lavorato su 28 approvazioni di farmaci e hanno successivamente lasciato l’agenzia sono ora dipendenti o consulenti per le società i cui prodotti hanno recentemente regolamentato. A partire dall’attività di lobbying dell’ex primo ministro David Cameron, il Financial Times si è chiesto: Cosa si aspettano le imprese quando assumono ministri, anche ex primi ministri, come amministratori o consulenti? Conoscenza specialistica ed esperienza nel processo decisionale interno, senza dubbio. Eppure, la cosa più importante, sicuramente, sono i loro contatti: la capacità degli ex titolari di cariche pubbliche senior di aprire le porte e avere sempre risposta alle telefonate effettuate.

Le relazioni personali sono sempre più importanti e, per questo, cresce anche l’entità degli investimenti delle imprese: nel 2020, Amazon ha speso 18,7 milioni di dollari per attività di lobbying a Washington DC – con un aumento di circa 2 milioni di dollari rispetto all’anno precedente – e ha messo insieme un esercito di 20 diverse società di lobbismo di cui fan parte 118 singoli lobbisti. “Sicuramente servono delle regole: per esempio, una pausa di un anno tra un’occupazione nel privato ed una nel pubblico e viceversa potrebbe essere qualcosa”, dice Rosy Battaglia. “Quello che continua a dare fastidio è che tutti i monitoraggi effettuati da organi istituzionali dicono che se parliamo di anticorruzione e antimafia l’opacità rende tutto possibile. Il monitoraggio di come vengono gestite le risorse economiche e come sono assegnati gli appalti deve sicuramente aumentare”.

La trasparenza della pubblica amministrazione è un traguardo da conquistare ogni giorno, vincendo resistenze di ogni tipo.

Il codice ministeriale britannico vieta ai ministri di esercitare un’attività professionale che possa comportare il fare pressioni sul governo per due anni dopo aver lasciato l’incarico. Anche negli Stati Uniti esistono varie restrizioni che limitano il raggio d’azione dei dipendenti federali, compreso un divieto permanente per un ex funzionario federale che passi a rappresentare un’azienda privata su una questione su cui avevano precedentemente lavorato nel governo. Ma regole, anche stringenti, sembrano non essere sufficienti. “Non bastano i dati aperti per considerare acquisita la necessaria trasparenza ma è un buon inizio”, spiega sempreRosy Battaglia. “Se non si ha l’una non si ha neanche l’altra. Non aprire i dati – al di là dell’incapacità del tracciamento – significa non informare il cittadino e si traduce nel non aiutare alla crescita e alla responsabilità. La trasparenza della pubblica amministrazione è un traguardo da conquistare ogni giorno, vincendo resistenze di ogni tipo. Quanto più c’è trasparenza, tanto meno conflitti di interesse ci saranno, tanto più saremo sicuri che le risorse siano investite bene.”

La crisi sanitaria provocata dalla pandemia ha dato una spinta alla mobilitazione e alla consapevolezza dei cittadini. “È un momento epocale per avvicinare i cittadini alla cosa pubblica”, sostiene Battaglia. “Le vite cambiate a tutti i livelli devono aiutarci a trasformare l’esistente. Basti pensare alla situazione in cui ci troviamo noi cittadini della Lombardia, per i quali per decenni il sistema sanitario è stato il migliore possibile. Ma in cui il sistema non prevede molta trasparenza, ad esempio, nella tracciabilità dei flussi finanziari, così come ancora oggi sui dati sanitari relativi all’emergenza Covid. Permane un problema di conflitto di interessi ad ogni livello. Anche individuale nella vita di tutti i giorni. Passando dal locale al nazionale, noto che non ci si fanno domande sul conflitto di interessi. È come se la società italiana avesse accettato questa situazione non considerandola più un’anomalia”.

Non è considerata tale, per restare ad un esempio tra i più recenti, la scelta di Sergio Venturi, medico e già assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna, che è stato ingaggiato da Garofalo Health Care. Il gruppo, tra i principali operatori della sanità privata accreditata in Italia (conta 25 strutture) e quotato in Borsa, ha comunicato di aver affidato un incarico di consulenza a Venturi “per la gestione dei protocolli organizzativi legati alla prevenzione e contenimento della diffusione del virus Sars Cov-2, nella fase della ripartenza delle attività a pieno regime.” Soddisfazione per l’ex assessore: “Nel momento in cui la mia esperienza al servizio della pubblica amministrazione si è pienamente e totalmente conclusa, ho deciso di mettere l’esperienza che ho maturato al servizio delle imprese e del territorio”.

È possibile concepire questa come una moderna politica pubblica, senza evocare impropri ritorni al giustizialismo o alla caccia alle streghe?

Si parla sempre di più della necessità di intensificare la partnership tra pubblico e privato ma sembra evidente che questa intesa sia ormai molto solida. Sarebbe una sorpresa se, dopo tanti anni trascorsi a ragionare sulla necessità di definire delle regole, si scoprisse la loro vulnerabilità e il bisogno – piuttosto – di una cornice di riferimento che si richiami a pochi principi di fondo: “È possibile oggi parlare di una «etica pubblica» come complesso di misure di prevenzione dei rischi di corruzione – si è chiesto Francesco Merloni sul quotidiano Domani– e di una «competenza etica» che va rafforzata nei funzionari pubblici e verificata anche nelle politiche di reclutamento e di formazione professionale, di cui tanto si parla a proposito del Next Generation Eu? È possibile concepire questa come una moderna politica pubblica, senza evocare impropri ritorni al giustizialismo o alla caccia alle streghe?”

È ragionevole pensare ad un sistema politico ed economico che provi a sospendere la produzione di norme e di regole fatte solo per essere ignorate, lavorando invece alla ricostruzione di un comune sentimento di rispetto per i cittadini e per il bene comune?