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Il lavoro ai tempi di covid-19


Nicolò Ferradini e Federico Soda sono partiti da una curiosità: capire in che modo un evento epocale come una pandemia avesse modificato il mondo del lavoro. Sono partiti dal desiderio di dare voce a diversi lavoratori sia che svolgessero attività autonome sia che lavorassero come dipendenti presso grandi aziende. Li hanno selezionati ed intervistati per capire le ripercussioni di un evento mondiale come questo. L’obiettivo era delineare una fotografia del lavoro al tempo di una pandemia, per capire sentimenti, emozioni e difficoltà che lavoratori e lavoratrici hanno incontrato quotidianamente, proponendo più domande a diversi interlocutori.

“Abbiamo scelto di intervistare persone appartenenti a contesti lavorativi differenti: la proprietaria della galleria d’arte Are Arte, un dirigente medico dipendente presso l’Ospedale Israelitico e un dipendente di Autostrade per l’Italia”, spiegano Nicolò Ferradini e Federico Soda. I tuoi guadagni hanno subito delle variazioni durante il periodo della pandemia: sono calati o aumentati? Cosa ha significato adeguare la tua quotidianità lavorativa alle norme anti covid-19? La pandemia ha posto dei limiti? Come reagiresti se iniziasse un nuovo lockdown? Queste le domande che hanno guidato il loro percorso alla ricerca di analogie e differenze.

INTERVISTA 1 – Proprietaria della Galleria d’arte Are Arte (Via Trionfale, 10)

Come lavoratore che possiede un’attività autonoma i tuoi guadagni hanno subito delle variazioni durante il periodo della pandemia? E se sì, sono calati o aumentati?
Avendo aperto l’attività il giorno prima del lockdown, non ho un fatturato di riferimento precedente alla pandemia.

Come hai adeguato il tuo negozio alle norme anti-covid-19?
Nel mio caso è stato sufficiente munirsi di un disinfettante per la clientela e un monitoraggio degli ingressi.

La pandemia ha limitato le possibilità del tuo lavoro?
Sì, non è stato possibile organizzare mostre ed eventi. Inoltre, essendo sospese le cerimonie e le feste, ho perso tutto il fatturato potenziale relativo ai regali.

Come reagiresti se iniziasse un nuovo lockdown?
Non potrei fare altro che adeguarmi e chiudere l’attività fino al termine del
lockdown, mantenendo sempre un rapporto con i clienti mediante i social e ne approfitterei per lavorare a nuovi progetti.

 

INTERVISTA 2 – Dirigente medico dipendente presso Ospedale Israelitico

Lavorando presso un ospedale e avendo tu avuto l’esperienza di stare proprio nel reparto Covid, cosa ci puoi raccontare di questo periodo?
Durante la pandemia di covid-19 la situazione in ospedale non è stata quasi mai serena, quando ci hanno detto che i casi erano aumentati esponenzialmente e che ci sarebbe stato bisogno di aprire un reparto solamente dedicato al covid-19 ho smesso di fare praticamente ciò per cui mi sono laureata – ovvero l’oncologa – per lavorare a fianco dei ricoverati per il virus. Questa situazione è durata a lungo e ha portato poca serenità e moltissima ansia. I guadagni però sono rimasti gli stessi, essendo una dipendente.

Come hai adeguato il tuo lavoro alle norme anti-covid-19?
In ospedale ogni 15 giorni si faceva un tampone e ovviamente si usava la mascherina, molto disinfettante e quando entravo nell’area covid mi vestivo con tutta la tuta, bardata per evitare il contagio, a stretto contatto con i ricoverati. Usare le mascherine per più di 8 ore di fila era poi molto fastidioso.

La pandemia ha limitato le possibilità del tuo lavoro?
Ho continuato a lavorare tutti i giorni senza sosta, poiché servivano medici in ospedale proprio per l’emergenza covid-19.

Come reagiresti se iniziasse un nuovo lockdown?
Non sopporterei l’idea di un nuovo Lockdown anche solo per l’ansia di tornare a casa dai miei figli con l’angoscia di poter avere contratto il virus lavorando. Il periodo di pandemia mi ha privato del mio vero lavoro in ospedale per più di un anno e mezzo con un’enorme responsabilità sulle spalle, tutti contavano sul lavoro di noi medici per superare la pandemia.

 

INTERVISTA 3 – Dipendente per l’agenzia Autostrade per l’Italia

I tuoi guadagni hanno subito delle variazioni durante il periodo della pandemia? E se sì sono calati o aumentati?
Né io né nessuno dei miei colleghi ha perso il lavoro, ma comunque la mia è una realtà particolare, quella delle grandi aziende che gestiscono le infrastrutture statali.

Come hai adeguato il tuo lavoro alle norme anti-covid-19?
Ho lavorato più tempo perché essendo in smart working e potendomi gestire la giornata come volevo, mi sono ritrovato a lavorare in orari nei quali in ufficio non avrei potuto.

La pandemia ha limitato le possibilità del tuo lavoro?
Quando siamo rientrati in ufficio si poteva solo con il Green Pass, bisognava sempre indossare la mascherina e non si poteva pranzare nella mensa, ognuno prendeva il proprio sacchetto e lo mangiava sulla propria scrivania. Inoltre con lo smart working mi sono ritrovato a lavorare solo 2/3 giorni alla settimana rispetto ai 5 giorni usuali lavorativi previsti.

Come reagiresti se iniziasse un nuovo lockdown?
Lo smart working ha cambiato in modo positivo la mia vita, poiché potevo alternare spesso il lavoro a faccende di casa o stare con i miei figli. Il covid-19 mi ha permesso di riscoprire la mia vita e miei spazi, da questo punto di vista.