Alcuni ricercatori californiani stanno cercando cento donne disposte a usare sex toys per la scienza. Sì, un gruppo del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles ha avviato uno studio clinico per valutare l’effetto dell’uso di sex toys disponibili in commercio sulla salute sessuale, sui disturbi del pavimento pelvico femminile e sulla qualità complessiva della vita in una popolazione diversificata di donne. Nonostante i sex toys siano stati usati per secoli e la pandemia di covid-19 abbia incrementato le vendite di oltre il 150 per cento, “non esistono studi solidi sull’uso di vibratori moderni”, spiega Alexandra Dubinskaya, tra le autrici dello studio presentato durante il meeting annuale dell’American Urological Association, tenutosi in maggio a New Orleans.
“Gli studi supportano l’uso di sex toys per aumentare il flusso sanguigno nei tessuti pelvici, per migliorare l’attività sessuale e in qualche modo anche l’incontinenza urinaria andando a rafforzare il pavimento pelvico”
Dubinskaya e colleghi hanno fatto una revisione sistematica della letteratura per evidenziare che gli “studi generalmente supportano l’uso di sex toys per aumentare il flusso sanguigno nei tessuti pelvici, per migliorare l’attività sessuale e in qualche modo anche l’incontinenza urinaria andando a rafforzare il pavimento pelvico”. Inoltre, nonostante entrino in contatto con parti delicate del corpo, solo di recente sono stati creati standard di sicurezza internazionali per la progettazione di sex toys sicuri e con l’obbligo di elencare materiali e sostanze chimiche utilizzate per la fabbricazione. I ricercatori “sperano di includere un totale di cento donne di età compresa tra i 18 e i 99 anni”, che non siano in gravidanza o non abbiano partorito da meno di dodici mesi, che parlino inglese e che soffrano di una disfunzione sessuale, del pavimento pelvico o abbiano problemi genito-urologici (incontinenza urinaria da stress, da urgenza, prolasso degli organi pelvici, cistite interstiziale, dolore pelvico, dispareunia, lichen sclerosus genitale). E che naturalmente abbiano un po’ di destrezza con l’uso dei sex toys.
Ciascuna infatti riceverà un vibratore e le istruzioni per utilizzarlo, dovrà essere usato per almeno cinque minuti e/o fino al raggiungimento di un orgasmo, tre volte a settimana per 3-4 mesi. I ricercatori, in questo periodo, terranno traccia di eventuali cambiamenti nella funzione sessuale, o che riguardino il prolasso pelvico, e altre funzioni legate alla salute sessuale della donna.
L’obiettivo primario dello studio, afferma Dubinskaya, “è fornire dati prospettici per i medici – urologi, ginecologi ed esperti di medicina sessuale – che potrebbero prendere in considerazione la possibilità di raccomandare l’uso di vibratori alle loro pazienti”. Questo perché tali specialisti sono spesso “i primi a incontrare domande sulla salute sessuale della donna e sui problemi del pavimento pelvico”. Ma chiedere alle pazienti di considerare l’uso di sex toys non potrebbe essere un argomento troppo delicato in un contesto clinico? Non è così, secondo i ricercatori, anzi, “i dati indicano che le donne sembrano essere predisposte al suggerimento”.
“Urologi, ginecologi e sessuologi potrebbero prendere in considerazione la possibilità di raccomandare l’uso di sex toys alle loro pazienti”
Debra Lynne Herbenick, direttrice del Center for Sexual Health Promotion e docente di salute pubblica presso l’Indiana University di Indianapolis, che ha studiato l’uso di sex toys negli Stati Uniti, ha affermato che la ricerca potrebbe dare un prezioso contributo alla salute sessuale. “Questo studio è un importante passo in avanti” afferma, perché sarà in grado di “valutare i cambiamenti nella funzione sessuale e del pavimento pelvico nel tempo”. A causa della qualità limitata delle prove attualmente disponibili, questi dati hanno il potenziale “per supportare le raccomandazioni dei medici e anche la comunicazione con i pazienti”.