Quando frutta e verdura vengono prescritte dai medici come fossero farmaci veri e propri, il risultato è chiaro: le persone ne consumano significativamente di più. È quanto appurato da uno studio pubblicato su una delle riviste dell’American heart association, “Circulation: Cardiovascolare Quality and Outcomes”: e questo maggior consumo di frutta e verdura è associato a effetti benefici per la salute cardiovascolare. Infatti, nei pazienti che avevano ricevuto le “prescrizioni” i ricercatori hanno osservato una riduzione dell’indice di massa corporea (Bmi), livelli di zucchero nel sangue più bassi, un miglioramento della pressione sanguigna media e, non ultimo, una diminuzione dell’insicurezza alimentare, ovvero la mancanza di disponibilità e accesso equi e stabili a tutta quella serie di cibi e bevande che contribuiscono ad uno stato di benessere e prevengono molte malattie non trasmissibili.
L’analisi ha incluso pazienti che soffrivano o erano a rischio di sviluppare malattie cardiache o diabete di tipo 2, provenienti da quartieri prevalentemente a basso reddito di una dozzina di stati del Nord America, dalla California alla Florida. Tutti erano iscritti a uno dei programmi gestiti da Wholesome Wave, una organizzazione no profit statunitense che lavora per permettere ai consumatori con ridotte possibilità di comprare cibi sani e coltivati a livello locale. L’analisi ha incluso oltre 3800 persone, per la maggior parte adulti, che – oltre a seguire corsi su una corretta alimentazione – hanno ricevuto buoni o carte dal valore medio di 63 dollari al mese per acquistare frutta e verdura nei mercati contadini e nei negozi di alimentari. Dalla ricerca è emerso che i partecipanti, in particolare gli adulti, avevano aumentato il consumo giornaliero di frutta e verdura di circa 200 grammi al giorno – l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne raccomanda l’assunzione di 400 grammi, ovvero cinque porzioni al giorno. A livello clinico, chi al momento dell’arruolamento nello studio soffriva di pressione alta aveva notato una diminuzione della pressione non trascurabile (-8 mmHg per la pressione sistolica e -5 mmHg per la diastolica); negli adulti con diabete, la glicemia, misurata dai livelli di emoglobina glicata nel sangue, è diminuita da 0,29 a 0,58 punti percentuali; il Bmi degli adulti obesi è migliorato significativamente, con una riduzione di 0,52 kg/m2; sia tra gli adulti sia tra i bambini la probabilità di riferire un migliore stato di salute percepito era notevolmente maggiore e, nel complesso, le probabilità che venisse segnalato uno stato di insicurezza alimentare al completamento del programma erano diminuite di un terzo. Questi dati sono incoraggianti, tuttavia, sono necessari ulteriori studi per determinare se frutta e verdura abbiano effettivamente contribuito a migliorare la salute dei partecipanti, ha affermato Kurt Hager, primo autore dello studio e docente presso la Umass chan medical school di Worcester, Massachusetts. Lo studio presenta infatti alcune limitazioni: non include un gruppo di controllo e non è randomizzato, il che significa che altri fattori avrebbero potuto influenzare i risultati. Si tratta infatti di “una revisione retrospettiva dei risultati di questi programmi assistenziali, non è chiaro quindi se i miglioramenti osservati siano dovuti ad altri motivi”.
Sappiamo però, che l’obesità ha raggiunto dimensioni epidemiche in tutto il mondo e, solo nel 2019, secondo le statistiche dell’American heart association, una scorretta alimentazione ha contribuito a quasi 8 milioni di decessi. Secondo Mitchell Elkind, responsabile scientifico clinico dell’American heart association e professore di neurologia ed epidemiologia alla Columbia university, “la cattiva alimentazione e l’insicurezza alimentare sono i principali fattori che causano malattie croniche a livello globale, comprese le condizioni cardiometaboliche, come il diabete di tipo 2 e le loro conseguenze cardiovascolari, tra cui insufficienza cardiaca, infarto e ictus”. L’analisi di Hager e colleghi, afferma, illustra le potenzialità di questi programmi di assistenza ma dovranno essere compiuti ulteriori studi randomizzati e controllati per compensare qualsiasi potenziale distorsione e dimostrare in modo più rigoroso i benefici di questi programmi.