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La genetica dei sosia? Un enigma


A tutti noi prima o poi è mai capitato di sentirsi dire: “Sai che ho conosciuto una persona identica a te?”. Con una frase di questo tipo, però, la maggior parte delle volte ci si riferisce a persone simili ma non del tutto uguali. Ci sono dei casi, invece, in cui esistono dei veri e propri alter ego, dei sosia, dei doppi – in tedesco (e spesso in letteratura) doppelgänger – ma la probabilità che ognuno di noi ne abbia uno è meno di una su mille miliardi. Per capirci, con più di sette miliardi di persone che vivono sulla Terra l’eventualità di trovare un nostro sosia è di 1 su 135. La novità è che uno studio recentemente pubblicato sulla rivista “Cell” ha mostrato che le persone che si somigliano molto tra loro hanno un patrimonio genetico inaspettatamente simile, nonostante la mancanza di parentela.

Tutto è nato perché Francois Brunelle, artista canadese, ha scoperto di avere un sosia nell’attore britannico Rowan Atkinson e ha dato vita a un progetto fotografico – chiamato “I’m not a look-alike!” – per cui dal 1999 sono state fotografate centinaia di coppie di sosia. Al progetto si è interessato anche un gruppo di ricercatori spagnoli che ha chiesto a 32 delle coppie partecipanti allo studio di sottoporsi a un test del Dna e di riempire un questionario sulle loro vite. “Il nostro obiettivo era capire come la genomica, l’epigenomica (ovvero l’analisi dell’insieme delle alterazioni nel Dna causate dall’ambiente e dal comportamento) e la microbiomica (ovvero l’analisi del corredo genetico della enorme comunità di microrganismi che vive nel nostro corpo) potessero contribuire alla somiglianza umana”, ha spiegato Manel Esteller del Josep Carreras Leukemia Research Institute di Barcellona, autore principale dello studio.
Per farlo i ricercatori hanno utilizzato anche un software di intelligenza artificiale, che ha riconosciuto come identiche solo 16 delle 32 coppie di sosia. Il test del Dna ha poi mostrato che proprio le 16 coppie più simili erano quelle che condividevano più geni: “Il nostro studio dimostra che le persone con volti estremamente somiglianti condividono genotipi comuni, mentre sono discordanti a livello di epigenoma e microbioma”.

“Il nostro studio dimostra che le persone con volti estremamente somiglianti condividono genotipi comuni, mentre sono discordanti a livello di epigenoma e microbioma”

Sebbene lo studio abbia alcuni limiti – la piccola dimensione del campione, l’uso di immagini 2D in bianco e nero e la predominanza di partecipanti europei – i risultati potrebbero aiutare nelle diagnosi mediche perché se le persone hanno abbastanza geni in comune da somigliarsi potrebbero avere la stessa predisposizione alle malattie. Ma non solo: “Questi risultati potrebbero avere implicazioni future nella medicina legale ricostruendo il volto di un criminale dal Dna. E la sfida finale sarebbe quella di prevedere la struttura del volto umano in base al panorama multiomico dell’individuo”, spiega Esteller.