La seta che producono i ragni gli permette di saltare da una parte all’altra senza correre il rischio di cadere, di dormire in qualunque momento e in qualunque posto semplicemente usandola come amaca, di catturare le prede senza sforzo. Delle incredibili proprietà della seta del ragno si sono accorti anche i ricercatori, che da anni stanno cercando di comprendere e ricreare il processo di filatura. Se riuscissimo a crearla artificialmente, potremmo utilizzarla. Anche in ambito medico.
Sapevate, ad esempio, che la seta artificiale può aiutare a rigenerare i nervi che collegano il nostro cervello agli arti? O che può trasportare le molecole dei farmaci direttamente nelle cellule dove sono necessarie? La novità interessante è che forse potrebbe anche essere utile per curare l’Alzheimer. Per capire come mai, occorre sapere che la seta dei ragni è composta da proteine chiamate spidroine, che il ragno immagazzina in forma di liquido (immaginate tante goccioline d’olio) in una ghiandola apposita che ha nell’addome. Ma come fa il ragno a trasformare delle goccioline liquide in seta? Alcuni ricercatori svedesi hanno provato a rispondere a questa domanda, scoprendo che la formazione di goccioline accelera la conversione delle spidroine in fibre.
Sono arrivati a questa conclusione studiando le proteine coinvolte in alcune malattie neurodegenerative: la tau, cioè la proteina che contribuisce al funzionamento dei neuroni del cervello e che quando non funziona in modo corretto porta all’avvio della malattia di Alzheimer; l’alfa-sinucleina, una proteina che se si accumula in modo anomalo è responsabile della malattia di Parkinson. Hanno visto, infatti, che queste proteine, se si incastrano tra di loro, possono assemblarsi in minuscole goccioline oleose nelle cellule umane e pian piano trasformarsi in fibre rigide, provocando nella persona un declino neurodegenerativo. Dunque, il meccanismo che causa la neurodegenerazione negli esseri umani potrebbe essere lo stesso che usa il ragno per convertire le spidroine liquide in fibre di seta rigide?
Sorprendentemente, dagli studi condotti dai ricercatori, sembrerebbe di sì. Nonostante siano necessarie ulteriori ricerche può essere una buona notizia: comprendendo come i ragni riescono a tenere sotto controllo le proteine, impedendogli di assemblarsi tra loro, i ricercatori sperano di applicare meccanismi simili per prevenire nell’uomo l’aggregazione delle proteine tau e alfa-sinucleina.