Il sangue dei vigili del fuoco che per primi sono intervenuti tra le macerie delle Torri Gemelle l’11 settembre 2001 e i giorni seguenti presenta una quantità abnorme di mutazioni che aumentano esponenzialmente il rischio di tumori ematologici e malattie cardiovascolari.
Lo rivela uno studio pubblicato su Nature Medicine firmato da un team di ricercatori di Vanderbilt-Ingram Cancer Center (VICC), Albert Einstein College of Medicine, Montefiore Medical Center, Fire Department of the City of New York Bureau of Health Services, Rutgers Cancer Institute of New Jersey, Weill Cornell Medicine, Memorial Sloan Kettering Cancer Center, Sylvester Comprehensive Cancer Center, New York University School of Medicine, Genoptix, Leukemia Lymphoma Society e Dana Farber Cancer Center.
I ricercatori hanno riscontrato nel sangue degli oltre 200 partecipanti allo studio un carico mutazionale di gran lunga maggiore rispetto ai dati sui campioni di sangue di BioVU, il biorepository di DNA del VICC raccolto durante test clinici di routine. E non si tratta di un fenomeno correlato all’attività professionale in sé, come dimostra il fatto che tra i vigili del fuoco intervenuti dopo il crollo del World Trade Center il 10% presentava ematopoiesi clonale rispetto al 6,7% riscontrato in un gruppo di controllo di 203 vigili del fuoco di Nashville, usualmente esposti a fumo di incendi ma non al particolato dei grattacieli ridotti in macerie.
L’emopoiesi clonale è un fenomeno di solito associato all’età e caratterizzato dalla presenza di mutazioni nei geni all’interno di cellule ematiche, che forniscono a tali cellule un vantaggio competitivo e aumentano il rischio di tumori ematologici e malattie cardiovascolari. Michael Savona, titolare della Beverly e George Rawlings Directorship in Hematology Research, professore di medicina e primario di Ematologia al VICC, spiega: “Questa è la prima pubblicazione di cui sono a conoscenza che ha sfruttato con successo la metodologia BioVU per misurare i cambiamenti genetici somatici e studiare l’emopoiesi clonale”.