Di processi e tribunali si parla molto quando riguardano qualche fatto scabroso di cronaca nera. In realtà una parte importante della nostra democrazia è influenzata da quello che accade nelle aule di giustizia tutti i giorni, anche quando i riflettori dell’opinione pubblica sono puntati altrove. Un’associazione di giuristi torinesi, StraLi, si impegna a utilizzare il processo come mezzo per migliorare la tutela dei diritti di tutti. La tecnica da loro usata è la strategic litigation.
“La strategic litigation è una tecnica giuridica di matrice anglosassone. Nasce da casi singoli di violazione di diritti fondamentali, casi strategici che si portano davanti al tribunale competente facendo valere la violazione di un diritto. Così si cerca di rendere strategico quel caso che si presta a essere portato davanti alle corti superiori che hanno il potere di andare a modificare quella norma a beneficio di tutti”, così ci spiega Elena Esposito, co-fondatrice dell’associazione insieme a Edoardo d’Ettorre.
Nella strategic litigation, campagne di comunicazione, sensibilizzazione e mobilitazione della società civile nei confronti della battaglia che viene portata avanti accompagnano l’attività giuridica portata avanti nelle aule.
Un esempio italiano di strategic litigation, anche se non fu chiamata così al tempo, è stato il percorso che portò all’introduzione del reato di tortura. In Italia questo tipo di reato non era punito, nonostante il nostro paese fosse parte di una serie di convenzioni internazionali che impongono di avere normative contro i trattamenti inumani. Dal carcere di Asti due detenuti denunciarono di essere vittime di tortura. La denuncia non venne accolta dai tribunali italiani. Tuttavia arrivò fino alla Corte di Giustizia dell’Ue che invece condannò l’Italia e la costrinse a introdurre nel nostro sistema il reato di tortura.
“StraLi è nata un anno fa, l’idea è partita da sette persone, sei avvocati e una consulente del lavoro che hanno deciso di andare un po’ al di là della loro attività professionale”, ci racconta invece Edoardo d’Ettorre. “Ogni giorno assistiamo a delle lesioni dei diritti umani e ci sentiamo impotenti, perché al di là di quello che è la nostra difesa nel singolo processo non riusciamo a fare qualcosa per migliorare il sistema. Da questo è nata l’idea di dedicare del tempo a un’attività che potesse servire a tutti (…). C’è stata una discussione sul nome, per cercare di essere etichettati il meno possibile politicamente ed essere indipendenti. StraLi è infatti l’acronimo di strategic litigation ed è sinonimo della parola freccia che va dritto all’obiettivo e l’obiettivo è quello di migliorare il sistema”.
Ogni giorno assistiamo a delle lesioni dei diritti umani e ci sentiamo impotenti…
Per adesso l’associazione si è occupata di alcuni casi di diritto penale e penitenziario. Uno dei casi ha riguardato le manifestazioni a seguito dello sgombero del centro sociale Asilo, a Torino. A due ragazzi che manifestavano è stato contestato il reato di resistenza a pubblico ufficiale. “Abbiamo preso a cuore questo caso perché ultimamente durante le manifestazioni il diritto di espressione del pensiero viene limitato con facili contestazioni di questo reato (…). Siamo riusciti a trovare un video della carica della polizia contro il corteo dove si vedevano i manifestanti travolti, schiacciati e ammanettati dagli agenti, senza alcun tipo di resistenza. Abbiamo portato questo video all’udienza di convalida dell’arresto dove il giudice l’ha guardato e ha convalidato l’arresto senza però convalidare la detenzione in carcere. Dopo un paio di mesi siamo riusciti a fare archiviare il caso. È una piccola vittoria che non ha creato un precedente strategico ma che è riuscita a canalizzare l’attenzione su questi casi all’interno delle manifestazioni”, ricordano i due avvocati.
Un altro ambito dove StraLi è particolarmente attiva è quello della tutela dell’ambiente. La scorsa settimana l’associazione ha stretto un accordo con il movimento Extinction rebellion per monitorare violazioni di questo diritto e decidere quali portare davanti a un tribunale.
I Cpr (centri di permanenza e rimpatrio) sono un altro dei punti di interesse. Al momento è sotto esame soprattutto la questione delle condizioni di detenzione al loro interno. I Cpr sono delle strutture assimilabili alle carceri e le carceri hanno un insieme di norme sulla metratura a disposizione, sull’acqua, sull’accessibilità a tutta una serie di beni primari, che nei Cpr non sono sempre rispettati.
Cerchiamo di creare una rete, sia tra le realtà torinesi che si occupano di temi che ci stanno a cuore.
StraLi ha poi un team mediatico molto attivo sui social e che ogni settimana pubblica un articolo scritto da un membro dell’associazione, “lo strale”, che analizza l’attualità provando a cogliere le sfumature che riconducono alla strategic litigation. L’associazione è poi presente in molte occasioni della vita pubblica della città. Oltre all’incontro con Extinction rebellion ha preso parte a Torino Respira, un evento di presentazione sui rilevamenti della qualità dell’aria a Torino, al Circolo dei Lettori durante ToCrime e al Salone del Libro per presentare le sue attività.
“Cerchiamo di creare una rete, sia tra le realtà torinesi che si occupano di temi che ci stanno a cuore”, dice Elena Esposito. “Un anno fa eravamo pochi amici che litigavano su tutto, a partire dal nome e su come si dovesse fare per avviare l’associazione. Poi pian piano siamo diventati una ventina. Poi abbiamo lanciato una campagna di tesseramento che ci ha portato ad avere a meno di un anno dalla fondazione 150 soci di cui 30 pienamente operativi, divisi in diversi dipartimenti, con un team social e una newsletter. Speriamo che la rete si espanda con altre associazioni e continui a crescere con questi ritmi. È una sfida complicata e faticosa ma in fin dei conti è anche molto divertente”.