Sette minuti. Tanto basta a Daniel Pennac, professore e autore francese la cui penna è responsabile della nascita letteraria del famoso Benjamin Malaussène, per parlare di educazione, scuola, felicità e amore. Di come sconfiggere la paura di quello che non si conosce.
La prende alla larga Pennac e come ogni bravo cantastorie comincia con un aneddoto, con un racconto della sua infanzia. “Da bambino ero un pessimo alunno. Ero un pessimo alunno perché avevo paura di rispondere alle domande che mi ponevano gli adulti”. Adulti che, sostiene Pennac, sono i primi ad avere paura: di essere cattivi professori o genitori e che i figli non avranno il successo che desiderano. Per sconfiggere la paura, secondo l’autore, si deve eliminare la solitudine, e per essere un buon professore si può cominciare dando all’allievo quello di cui ha bisogno: coinvolgerlo senza intaccare la sua fiducia.
“Avevo un professore di francese a cui mentivo spesso e per il quale non facevo mai i compiti”, ricorda lo scrittore con un sorriso. “Un giorno mi disse, ‘bene, vedo che tu hai molta immaginazione. È una cosa bella. Ora, invece di adoperare questa immaginazione per inventarti delle bugie, scrivimi un romanzo. Consegnami dieci pagine ogni settimana (…). Questo mi ha salvato. Questo professore ha trasformato un alunno passivo in un attivo che scrive un romanzo”.
Da bambino ero un pessimo alunno.
Oggi, vittime della società del consumo che li tratta fin dalla culla potenziali clienti, i ragazzi confondono facilmente quello di cui hanno bisogno, con quello che desiderano. “Quando questi bambini vanno a scuola, si comportano davanti al professore come dei piccoli consumatori. Ma io professore non mi rivolgo ai tuoi desideri. Mi rivolgo ai tuoi bisogni fondamentali. Il bisogno di imparare a leggere, quello di imparare a contare, il bisogno d’imparare a pensare, a riflettere. La maggior parte di questi bisogni è in diretta contraddizione con i desideri”. Il lavoro degli adulti è separare queste due nozioni: da una parte il bisogno e dall’altra il desiderio.
Nel suo discorso, Pennac fa tornare alla mente le parole dello psichiatra e autore Massimo Recalcati sulla figura del padre: sul fatto che il ruolo del padre oggi è quello di testimone. “È necessario, prima di tutto che sia io come padre a sentirmi responsabile del mio comportamento davanti ai miei figli. Cos’è che fa la differenza nell’educazione dei bambini? È l’esempio”.
Io professore non mi rivolgo ai tuoi desideri. Mi rivolgo ai tuoi bisogni fondamentali.
Sette minuti bastano al grande scrittore francese, anche per dare ai giovani alcuni consigli. Prima di tutto, amare – “Bisogna dire ai giovani che, diversamente da quello che si dice, l’amore rende più intelligenti” -, e poi che si può sconfiggere la paura con la curiosità: “La curiosità è un buon rimedio contro la paura. Siate curiosi, più di ogni altra cosa siate curiosi”, si raccomanda. “La realtà ti fa paura? Fotografala. Non sei bravo in inglese? Cercati un fidanzato inglese, ti farà fare grandi progressi, ti farà aprire”. Diventare curiosi di quello che ci spaventa e per sconfiggere la paura con la conoscenza e la comprensione.
“La vera felicità, la possiamo ottenere quando impariamo a capire. È questo che ti rende felice. Quando capisco le cose, quando all’improvviso comprendo (…).La comprensione è una buona fonte di vera felicità”.
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