Libera scelta. Problemi di infertilità femminile congeniti o dovuti a una malattia o, magari, del compagno. L’assenza di suddetto compagno. Il fallimento dei tentativi di adozione o di trattamenti di fecondazione artificiale. L’aver aspettato troppo tempo. Motivi economici o, talvolta, addirittura i cambiamenti climatici… I perchè una donna non diventi madre sono tanti quasi quante le donne stesse che non hanno figli. Quindi moltissimi, se vogliamo dare retta ai numeri.
Come ricorda un episodio della serie “The 51%” , la rubrica di France 24 dedicata alle donne, si tratta infatti di un trend demografico in crescita in diversi paesi dell’Europa e del Mondo. Nel Regno Unito è una donna su quattro a compiere 40 anni senza aver messo al mondo figli, in Germania il 22 per cento, negli Stati Uniti erano il 35 per cento nel 1976 e ora sono circa il 49 per cento, quasi una donna su due. Diversi quotidiani australiani hanno recentemente riportato con allarme che, secondo l’istituto nazionale di statistica, le coppie senza figli saranno le più comuni entro il 2030 e che lo stesso trend si osserva in Corea del sud e Giappone, dove tra l’altro quelle che compiono questa scelta sono fortemente criticate (anche dai vertici dello Stato).
In Italia, invece, secondo gli ultimi dati Istat a disposizione, quelli dell’indagine “Famiglie, soggetti sociali e ciclo di vita” condotta nel 2016, il 22,4 per cento delle donne tra i 30 e i 34 anni non ha figli, così come il 13,9 per cento di quelle tra 40 – 49 anni.
Le condizioni di “childless”, chi resta senza figli per ragioni circostanziali o mediche, e di “childfree”, chi sceglie liberamente di non avere figli, sono dunque sempre più comuni. E sono anche quelle, secondo una recente ricerca della London School of Economics riportata anche dal Guardian, che nel lungo periodo sembrerebbero rendere più felici (per essere più precisi a sembrare quella più “vantaggiosa” è la condizione di donna non sposata e senza figli ). Nonostante i vantaggi, o magari a causa di questi, quella di donna senza figli sembra essere una condizione in cui non è sempre semplice ritrovarsi in una società che “glorifica la maternità”, come sottolinea la conduttrice di France 24, Annette Young.
.Che non sia sempre semplice lo confermano anche le ospiti di Young, Karin Enfield, responsabile Europea di Gateway Woman una rete di supporto globale per donne senza figli, e Denise Felkin, fotografa e autrice di un libro sul tema intitolato “Mum’s not the word”.
“Sembra sempre di portare addosso un’etichetta, uno stigma”, racconta Enfield, che è childless a causa di un’isterectomia dovuta a un tumore del collo dell’utero, e che si trova spesso a fare i conti con la pietà delle persone che le chiedono perché non ha figli. “Me ne hanno dette di tutti i colori”, racconta invece Felkin che, avendo scelto liberamente di non diventare madre, ha a che fare con tutt’altro tipo di stereotipi. “Mi hanno chiamata egoista, gattara pazza, mi hanno detto che sono isolata e ho ricevuto solo molta negatività rispetto alla mia scelta di non avere dei figli”.
Sebbene entrambe vivano una vita piena, produttiva e felice, si sentono spesso nella situazione di dover difendere la loro condizione di donna over 40 non madre. Una condizione con cui la società contemporanea fa molta fatica a relazionarsi sia da un punto di vista individuale (tra le singole persone) sia da quello collettivo (in termini di politiche sociali ed economiche).
Per quanto riguarda le difficoltà individuali l’esempio più banale è la frase (che purtroppo non è un cliché, ma viene pronunciata molto spesso): “Quand’è che fai un figlio anche tu?”. Una domanda apparentemente innocua e formulata spesso senza pensare, tanto per dire, ma che forse non verrebbe mai pronunciata ad alta voce se se ne comprendessero tutte le implicazioni.
In primo luogo sottintende che quello di madre è il destino inevitabile, prestabilito per ogni donna (sana) di questo mondo, mettendo per esempio in discussione il fatto che una donna possa scegliere di non avere figli ed essere lo stesso contenta e realizzata. È poi una domanda che non tiene conto del dolore e la sofferenza che questa condizione porta a molte delle donne che non l’hanno scelta. Per alcune è un vero e proprio lutto da elaborare. Un lutto che tuttavia, come ricorda Jody Day, la fondatrice di Gateway Women, in una TEDx, non sempre è permesso esternare.
Infine è una domanda che lega il valore di una donna all’essere madre. Un’equazione che è un torto a ogni donna sia che non abbia figli sia che invece li abbia. Una donna che ha dei figli non è definita solo dall’aggettivo madre; allo stesso modo una donna che non è madre non è definita solo dalla sua “mancanza di maternità”.
Essere madre e lavoratrice ancora oggi non è semplice: lo stereotipo del volere tutto è alto, le difficoltà nella gestione di lavoro e famiglia molte e l’aiuto è poco. Tuttavia, con stereotipi, indici puntati, accuse, indelicatezze, difficoltà sul lavoro e nella società hanno a che fare anche le altre donne, quelle senza i figli. Anche il racconto, la mancata o distorta rappresentazione nei media contribuisce ad alimentare stereotipi spesso contrastanti tra loro.
Alle volte si rende quella di restare childfree una scelta fin troppo glamour, trascurando il dolore di quelle donne che lo sono non volendolo. Altre ci si sofferma sulle difficoltà reali mediche, economiche e relazionali e si rafforza lo stereotipo che “naturalmente” il destino di una donna è quello di diventare madre. Infine spesso si accusano le donne di essere egoiste e immature, dimenticando quelle che amano come propri i figli del compagno, i nipoti, quelle che dedicano la loro vita ad aiutare il prossimo, che si fanno carico dei genitori e dei suoceri o che hanno fatto una scelta pensando a un “bene comune” più grande.
Sembra sempre di portare addosso un’etichetta, uno stigma…
Ma ci sono davvero tutti questi stereotipi e queste difficoltà? Non è forse un poco un’esagerazione? Chi scrive, per esempio, si trova nella posizione di over 35 senza figli e senza immediate prospettive di averne, non per presa di posizione né difficoltà oggettive, e non si sente in una posizione difficile, né sente di stare elaborando un lutto, né di essere più felice di sorelle e amiche con prole. Eppure, potrei essere un’eccezione…
Nella sua TEDx Jody Day ricorda che le moltissime storie da lei ascoltate di donne che dopo anni di terapia, tentativi di adozione falliti e via dicendo si sono dovute difendere dall’accusa di non aver provato abbastanza. E anche quelle di donne accusate di stare esagerando perché in fondo “non si tratta di una vera perdita”. Parole che spesso costringono chi è childless a tenere il proprio dolore per sé.
L’altra cosa che viene da chiedersi è se poi questo sia davvero un problema che riguarda la società tutta. Al di là del fatto che è un problema se ancora oggi il valore di una donna è definito solo rispetto al suo essere madre (sia che lo sia, sia che non lo sia), questo trend demografico dovrebbe davvero far riflettere, in termini per esempio di politiche sociali di assistenza agli anziani (che saranno senza famiglia su cui contare), di mercato del lavoro, di offerta di servizi e via dicendo. Per dare solo un’idea della dimensione della questione ecco ancora le parole di Day:
“Potreste pensare che ci sono oggi al mondo, questa sia una questione triviale”, suggerisce Day. “Tuttavia l’ultima volta che la percentuale di donne senza figli si è fermata al 20 per cento, a una donna su cinque, è stato nel caso delle donne nate intorno al 1900. Quelle sono rimaste senza figli per due ragioni fondamentali. In primo luogo a causa della perdita del loro presente o futuro partner nelle trincee e poi perché molte coppie hanno deciso di aspettare a sposarsi o ad aver figli per via della Grande Depressione”.
“Se vi fermate a pensare che ci sono volute la guerra con il più alto numero di vite perse in combattimento e la più grande depressione globale a cui abbiamo mai assistito a oggi per arrivare a questi numeri, cominciate a percepire la dimensione del cambiamento sociale che stiamo attraversando?”.