Era il 1972 quando Eugene Cernan, con la missione Apollo 17, lasciava definitivamente il suolo lunare. Da quel momento nessun altro essere umano vi avrebbe più messo piede.
La carica emotiva e politica che aveva accompagnato pochi anni prima lo sbarco di Neil Armstrong era ormai del tutto scemata e il nostro satellite sarebbe in poco tempo scomparso quasi definitivamente dai piani delle agenzie. Tuttavia oggi, a 60 anni da quello storico “grande passo per l’umanità”, la Luna gode di una nuova celebrità che la vede come protagonista di nuove missioni spaziali.
In questo clima di “riscoperta”, Ettore Perozzi, astrofisico dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha presentato il suo ultimo libro “Luna Nuova” alla trasmissione Quante Storie di Corrado Augias. Nel libro Perozzi indaga le molteplici sfumature che ci legano indissolubilmente al nostro satellite, non solo come storia passata ma soprattutto come rinnovato protagonista del nostro futuro.
L’essere umano ha sempre rivolto il proprio sguardo al cielo immaginando mirabolanti viaggi spaziali e sognando un giorno di mettere piede sulla Luna. Ben prima di quelli in carne e ossa del 1969, infatti, molti i personaggi di fantasia sono approdati sulla Luna, da Astolfo alla ricerca del senno perduto di Orlando fino a Tin Tin, il giornalista dei fumetti.
L’idea di un uomo sulla Luna ha cominciato a prendere una forma sempre più realistica quando, con la Guerra Fredda, è cominciata anche la cosiddetta “Corsa allo Spazio”.
“Abbiamo deciso di andare sulla Luna in questo decennio e di impegnarci anche in altre imprese [spaziali], non perché sono semplici ma perché sono ardite!”, annunciava John Fitzgerald Kennedy, allora presidente Usa, nel 1961, delineando per primo i contorni di un sogno che sembrava irrealizzabile. Otto anni dopo, come promesso da Kennedy, quel sogno diventava realtà sotto i piedi dell’equipaggio della missione Apollo.
Al tempo, tuttavia, al di là dell’eroicità della sfida ancora non si sapeva molto su quello che la Luna rappresentasse per il nostro pianeta.
“Uno dei recenti risultati della meccanica celeste”, spiega Perozzi, “ha riportato il legame strettissimo che c’è tra la Luna e la vita.” Si tratta della cosiddetta precessione degli equinozi, ovvero quel movimento dell’asse terrestre che non ruota perfettamente su sé stesso ma modifica in modo lento e continuo il suo orientamento ed è influenzato dalla forma non perfettamente sferica della Terra e dall’interazione gravitazionale di Luna e Sole
Provate ad immaginare una trottola verso la fine della sua corsa, l’asta centrale non sarà perfettamente allineata perpendicolarmente al suo piano d’appoggio ma compirà dei movimenti concentrici come a formare idealmente due coni con i vertici che si toccano.
La gravità lunare tende a “tentare di raddrizzare” questo asse inclinato e a stabilizzarlo, diversamente da quello che accade in altri pianeti come Venere e Marte. Avere un’asse terrestre relativamente stabile significa avere un clima tendenzialmente stabile anch’esso perché è proprio questo movimento che determina l’alternarsi delle stagioni. Secondo gli astrofisici questo potrebbe aver contribuito alla comparsa della vita sul nostro pianeta.
“Nel caso della Terra, che è molto stabile, si è ipotizzato uno scenario in cui non ci fosse la Luna. Senza questa anche l’asse terrestre cominciava ad avere delle oscillazioni considerevoli, quindi, possiamo dire che precisamente quale sia l’impatto non è ancora del tutto chiaro, ma l’aver avuto un clima stabile ha sicuramente inciso nello sviluppo della vita”.
Il rapporto tra la Terra e la Luna potrebbe essere ancora più profondo. In un certo qual modo possiamo considerarlo quasi un rapporto madre-figlia. Secondo la cosiddetta “Ipotesi dell’impatto gigante“, infatti, all’inizio del Sistema Solare un pianeta più o meno delle dimensioni di Marte (al quale è stato dato il nome di Theia) abbia impattato con la Terra generando numerosi detriti. Se da un lato questo corpo celeste è stato assorbito dal nostro pianeta, dall’altro i numerosi frammenti generati dalla collisione si sono riversati attorno all’orbita terrestre.
Questa teoria sarebbe avvalorata anche dai numerosi studi geologici effettuati sulle rocce lunari recuperate durante le missioni Apollo. Tutto ciò spiegherebbe anche le dimensioni della Luna rispetto alla Terra, che la rendono “un’ingombrante presenza” come scrive Perozzi. “Se voi guardate le lune di Giove sono piccolissime, le loro ombre sono dei piccoli pallini. La nostra Luna invece è molto grossa ed è un’anomalia”.

Ma non finisce qui. Una ricerca della Columbia University e della University of Wisconsin, ha mostrato che i giorni sulla Terra si allungano sempre di più e circa 1,5 miliardi di anni fa le giornate duravano soltanto 18 ore. La responsabile di tutto questo? Proprio la Luna.
Secondo questo studio infatti, una volta il nostro satellite era molto più vicino e influenzava ancora di più il movimento della Terra sul proprio asse di rotazione: “Dato che la legge di gravitazione universale dipende dalla distanza, le parti che sono più vicine l’un l’altro si attraggono di più e quindi c’è una deformazione, un rigonfiamento, rispetto alle parti più lontane. Questo fa sì che i due corpi celesti si scambino informazioni nel senso che mentre uno rallenta, per l’effetto mareale, l’altro si allontana”. Questo effetto è dovuto proprio al campo gravitazionale della Luna e determina appunto le maree.
L’alternarsi di queste crea attrito tra gli oceani e il fondo oceanico ma anche fra i diversi strati della crosta terrestre, dissipando in questo modo parte dell’energia di rotazione del nostro pianeta e determinando così il rallentamento della Terra. E più la Terra diminuisce la sua velocità più il nostro satellite si allontanerà andando a sua volta a determinare un ulteriore rallentamento del nostro pianeta.
Fra un miliardo di anni le giornate potrebbero durare più di 30 ore. Inoltre, “ad un certo punto, nel caso più probabile, mentre la luna si allontana rallenterà la sua rotazione e così anche la Terra fino al punto in cui entrambe andranno alla stessa velocità, la Terra girerà nello stesso periodo in cui la Luna le gira intorno. A questo punto il sistema si blocca perché non c’è più il rigonfiamento della Terra e si guarderebbero sempre in faccia. Se questo fosse successo anche in passato, noi avremmo che la Luna starebbe nel cielo continuamente per chi vive da una parte della Terra, mentre dall’altra non saprebbero nemmeno dell’esistenza della Luna”.

Il rinnovato interesse per il nostro satellite però non riguarda il passato quanto il futuro. Più precisamente un futuro con la Luna come base di partenza per l’esplorazione spaziale umana.
L’affacciarsi sul mercato di nuove nazioni e nuovi soggetti privati ha dato sicuramente un’ulteriore spinta all’innovazione tecnologica che oggi ci permette di prendere in considerazione nuove strade e soluzioni. È il caso per esempio della sonda cinese Chang’e-4, atterrata sul lato nascosto della Luna e del sistema ideato per farla comunicare con la Terra: “Questa è stata la vera novità degli ultimi anni nell’esplorazione lunare perché il lato nascosto è sempre stato un punto complicato, per esempio quando le missioni Apollo passavano dietro c’erano 45 minuti di silenzio totale nelle comunicazioni”.
Grazie a questa modalità di comunicazione si aprirebbero così nuove frontiere per lo studio dello Spazio.“Se noi vogliamo osservare l’Universo con un telescopio posizionato sulla luna, non lo mettiamo sul lato visibile perché la Terra brilla sull’orizzonte e disturba l’osservazione, lì sul lato nascosto avrebbe una tranquillità buona per fare scienza”.
Guardate qui la puntata di Quante Storie con Ettore Perozzi.