Comincia oggi, 28 agosto 2019, la 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. È la kermesse cinematografica più antica, la prima, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Tuttavia probabilmente non tutti ne conoscono la storia. A Senti Chi Parla l’ha raccontata Fiamma Lussana, docente di Storia contemporanea all’Università di Sassari e autrice del libro “Cinema educatore: l’Istituto Luce dal Fascismo alla Liberazione”.
“La Mostra del cinema di Venezia nasce dall’incontro di due diverse sensibilità. La prima ispirata da un personaggio molto noto, il Conte Giuseppe Volpi di Misurata, allora Presidente della Biennale. Questa è un’anima di carattere culturale-affaristica perché aveva intenzione di rilanciare il turismo lagunare dopo la crisi del 1929. C’è un’altra anima, però, che ispira la nascita della Mostra, che possiamo definire liberal-pedagogica, ed è quella dell’avvocato romano Luciano De Feo il cui scopo era proprio quello di valorizzare il cinema come arte universale nazionale e internazionale”, racconta Lussana in una chiacchierata con Luca De Fiore, nipote di De Feo e attuale direttore de Il Pensiero Scientifico Editore.
La prima Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica si apre il 6 agosto del 1932 con la proiezione, alle 21:15, del film “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” di Rouben Mamoulian, sulla terrazza dell’Hotel Excelsior. Pur non essendo ancora una rassegna competitiva, l’edizione presenta titoli importanti che diventeranno poi classici della storia del cinema. In questa prima edizione Luciano De Feo, che allora era Segretario Generale dell’Istituto Internazionale per il Cinema Educativo (IICE), era il Direttore del comitato esecutivo, che aveva una funzione tecnico-amministrativa. E la sua influenza sulla Mostra, secondo Fiamma Lussana si sente sin da subito e ancora di più dall’edizione successiva, del 1934, la prima rassegna competitiva.
“L’influenza di De Feo nella seconda edizione della Mostra è evidente. Viene premiata la sua idea di cinema educatore con la vittoria dell’Uomo di Aran Flaherty. Ci ricorda i documentari educativi del Sindacato istruzione cinematografica (SIC), una società da lui fondata nel 1924 incaricata di distribuire pellicole culturali, didattico-scientifiche ed etnografiche. Il film di Flaherty è un documentario d’autore ambientato in Irlanda sul difficile rapporto tra uomo e natura. Non è un film tradizionale eppure vince il premio più prestigioso: vince l’idea di un cinema universale, di un cinema educatore”.
La storia di Luciano De Feo è molto particolare. Si laurea in Giurisprudenza nel 1917 e diviene segretario dell’ex Presidente del Consiglio Luigi Luzzatti. In questo modo frequenta giovanissimo il salotto di Luzzatti dove conosce i personaggi più in vista del tempo, dal Presidente del Senato Tittoni, a Vittorio Emanuele Orlando e Guglielmo Marconi, suoi testimoni di nozze, fino a iniziare fitte corrispondenze con intellettuali del calibro di Gabriele D’Annunzio, Matilde Serao e Giulio Sartorio.
“Ed è proprio grazie al matrimonio con Eugenia Cerasoli, figlia di un pittore di Londra, inizia l’apertura internazionale, il cosmopolitismo, di Luciano De Feo”, continua Fiamma Lussana. “Un’apertura internazionale che gli costerà cara nell’ambiente chiuso e intransigente del Partito Nazionale Fascista che riconoscerà in lui una scheggia impazzita. La sua liberalità, infatti, non è per niente coerente con la politica del regime”.
È lecito allora domandarsi perché Luciano De Feo diventa un personaggio così importante durante il fascismo? Perché Mussolini gli consegna la direzione dell’Istituto Luce nel 1925? “Perché si rende conto che il cinema e chi, come Luciano De Feo, sa fare il mestiere del Cinema, è fondamentale per trasformare il regime in una macchina del consenso totalitario”, spiega Lussana. Luciano De Feo accetta subito perché si rende conto che assumere questo ruolo è funzionale anche a portare avanti la sua idea di cinema educatore e universale. De Feo ha bisogno a far convivere questa sua idea di cinema con l’idea del cinema di allora: un cinema ideologico, puramente di propaganda. “Non si tratta di opportunismo, ma di senso dell’opportunità. Aveva capito che doveva accettare l’idea di mettersi in tasca la tessera del Pnf per portare avanti la sua idea di cinema. E ci è riuscito”.
Il primo incontro tra Benito Mussolini e Luciano De Feo avviene a Napoli nel settembre del 1924 all’inaugurazione della quarta Fiera Campionaria Partenopea. Lui non conosce ancora De Feo ma il suo staff lo ha assoldato per fare le riprese cinematografiche di tutte le iniziative mussoliniane. A Napoli si mette subito in evidenza mettendo in pratica le sue idee di cinema educatore: fa piantare davanti all’ingresso un grande schermo e inizia a proiettare i documentari della sua piccola società, la SIC. “Uno è un documentario agiografico sulla vita di Mussolini, e la cosa fa molto piacere ai collaboratori del Presidente del Consiglio, ma vengono proiettati anche i suoi documentari educativi naturalistici, da quello sulla vita delle piante fino a quello sulle farfalle o sulla circolazione del sangue”, racconta Lussana.
È così che Mussolini gli propone di finanziare le casse della SIC per trasformarlo nel 1925 nell’Istituto Luce, di cui De Feo rimase direttore fino al 1928, quando per delibera del Consiglio dei Ministri viene designato direttore dell’Istituto Internazionale per il Cinema Educativo (IICE), con sede a Villa Torlonia a Roma, accanto alla residenza di Mussolini, riconosciuto dalla Società delle Nazioni.
In questo periodo Luciano De Feo conosce anche Rudolf Arnheim e capisce che potrà essergli di grande aiuto per realizzare un’Enciclopedia del Cinema, un progetto fino a quel momento mai realizzato. L’idea gli era già venuta nel 1929 e il progetto prevedeva la realizzazione di quattro volumi di mille pagine ciascuno, grazie al lavoro di Arnheim e dei massimi cineasti, registi, sceneggiatori e critici cinematografici di allora. Come ci spiega Fiamma Lussana l’Enciclopedia sarebbe dovuta uscire nella metà degli anni ’30 edita da Hoepli: “Ho cercato di rintracciare i manoscritti dei curatori delle voci perché è lo stesso De Feo che in un’intervista del 1937 annuncia l’imminente uscita di quest’opera monumentale, di 4.000 pagine con migliaia di illustrazioni. Questo significa che le voci principali dovevano già essere state completate. Ma un alone di mistero circonda ancora oggi questa fantomatica Enciclopedia del Cinema di cui non ci resta traccia”.
Secondo Luciano De Feo, il cinema doveva quindi diventare un linguaggio universale. Doveva capire e parlare più lingue e mettere in comunicazione tra loro popoli, storie e contesti nazionali anche molto diversi. E sulla scia di questa concezione di comunicazione aperta Luciano De Feo fonda nel 1946 la casa editrice Il Pensiero Scientifico Editore, nata proprio per contrastare la chiusura alla scienza anglosassone imposta dal regime fascista.
È una scelta che “ha molto a che fare anche con la sua vicenda personale“, racconta Lussana. De Feo si accorge di soffrire di una malattia autoimmune poco conosciuta, il feocromocitoma, che lui ribattezza defeocromocitoma. Riesce a procurarsi dall’ambasciata britannica degli articoli su usciti sul British Medical Bulletin e, condividendoli con un chirurgo dell’Istituto tumori di Milano e con un medico internista del Policlinico di Roma, riesce a risolvere il proprio problema. Dal vissuto personale prende l’avvio un progetto che intendeva avere un valore più generale: dopo settant’anni, l’obiettivo è rimasto lo stesso.