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La Groenlandia è in pericolo e lo siamo anche noi


A causa del cambiamento climatico, non è solo l’economia groenlandese a essere serio pericolo, ma anche la salute mentale e fisica dei suoi cittadini. Vi è infatti uno stretto ed incredebilmente delicato rapporto tra la natura e i groenlandesi, gli eskimo. A svelarcelo è un breve e intenso documentario del The Guardian che mostra anche la fragilità di una delle zone più importanti per la salvaguardia del pianeta. E di tutti i suoi abitanti.

La Groenlandia, con i suoi 2’166’086 km²di superficie, è l’isola più grande della Terra. Più dell’80 per cento del suo territorio è completamente ricoperto dai ghiacci e i suoi 56mila abitanti sono sparsi nelle sedici città principali, quasi tutte situate nella costa a sud-ovest dell’isola, dove il clima è leggermente più mite. Nonostante le condizioni climatiche estreme e la mancanza di vie di comunicazione, i groenlandesi hanno sviluppato un forte legame con la natura che li circonda, fondando una società profondamente vincolata all’ambiente nel quale vivono.

La maggior parte dei groenlandesi vive di attività come la caccia e la pesca, lavori molto difficili da svolgere in condizioni climatiche così estreme, ma nonostante ciò indispensabili, dato che in Groenlandia l’agricoltura è pressoché inesistente.

Qui tutti sono cacciatori, tutti hanno un’arma, tutti hanno una barca. Fa parte della nostra cultura. Se non cacciamo, come troviamo le nostre patate? Gli animali, qui nell’Artico, sono le nostre patate. Qui cacciare è come respirare”. Così racconta Nick Nelson, cacciatore eschimese molto fiero delle proprie origini. Come moltissimi groenlandesi, anche Nick è più che consapevole dei danni che il cambiamento climatico sta causando al pianeta, ma in primo luogo alla sua terra e al suo lavoro.

Quand’ero un bambino, qui nella baia di Disko, il mare era ghiacciato. Ma nel 2000, quando sono andato a studiare in Danimarca, si è iniziato a parlare di riscaldamento globale e della Groenlandia che si stava sciogliendo. Chiesi alla mia famiglia, ai miei amici e conoscenti e mi dissero che era vero, mi dissero che non c’era più ghiaccio”, ricorda Nick nella sua casa a Ilulissat.

Secondo uno studio della Nasa in collaborazione con l’Esa (Agenzia Spaziale Europea) pubblicato su Nature lo scorso dicembre, tra il 1992 e il 2018 la calotta glaciale della Groenlandia ha perso circa 3,8 trilioni di tonnellate di ghiaccio. I ricercatori, 89 scienziati provenienti da 50 istituzioni scientifiche di diversi Paesi supportate dalle due agenzie spaziali, hanno confrontato e combinato i dati di 26 misurazioni satellitari che comprendevano i cambiamenti nel volume e nella portata degli spostamenti della calotta glaciale della Groenlandia.

Grazie a questi dati è stato possibile calcolare che la perdita di massa della calotta glaciale era ancora abbastanza costante negli anni ’90, ma è da quel momento che hanno iniziato ad aumentare, raggiungendo il primo picco nel 2011 con 66 miliardi di tonnellate di ghiaccio perse.

Mi verrebbe da dire che gli iceberg si sono rimpiccioliti drasticamente. Negli anni ‘90 erano giganteschi, ma quelli di oggi sono molto più piccoli”, conferma nel documentario Tobia Jensen, pescatore eschimese che ha dedicato tutta la sua vita alla pesca e che ha passato per questo moltissimo tempo a navigare tra gli iceberg artici. “Posso dire onestamente che i ghiacci del mare Artico non esistono più”, continua il pescatore.

Ma nel suo caso, lo scioglimento dei ghiacci non è uno svantaggio. Ora che il mare Artico è libero e navigabile, per lui e la sua famiglia è decisamente più semplice pescare, “ma non credo di poterlo dire anche per chi caccia con i cani da slitta”. Le distese di ghiaccio, per chi vive in Groenlandia, sono infatti le uniche vie di comunicazione che permettono di collegare i villaggi alle città e di conseguenza anche alle zone di caccia, e con lo scioglimento dei ghiacci, queste gigantesche autostrade bianche non ci sono più.

Ma Tobia confessa che nonostante la sua attività di pesca sia facilitata, è anche diventata molto più pericolosa di prima: “c’è sempre un rischio quando ti avvicini ad un iceberg. Non sai quando si spaccherà”.

Chiesi alla mia famiglia, ai miei amici e conoscenti e mi dissero che era vero, mi dissero che non c’era più ghiaccio.

A quanto pare la situazione sta peggiorando. Nell’estate del 2019 c’è stato un drammatico aumento della percentuale di scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia. Marco Tedesco – glaciologo e docente presso il Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University – e Xavier Fettweis – docente all’Università di Liegi – hanno rivelato in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Cryosphere che solo la scorsa estate la Groenlandia ha perso la quantità record di 600 miliardi di tonnellate di ghiaccio, contribuendo ad un innalzamento del livello del mare pari al 40 per cento. La causa è da attribuire al fatto che la quantità di neve caduta è stata molto inferiore a quella che poi si è sciolta durante la scorsa estate, ma non solo. Lo scioglimento record è attribuibile anche al numero di giornate con cieli limpidi e senza nubi (dette anticicloniche). Le condizioni di alta pressione sono durate per 63 dei 92 giorni dell’estate, un numero di molto maggiore rispetto alla media di 28 giorni nel periodo tra il 1981 e il 2010.

Per ora è impossibile definire quali saranno i danni che l’innalzamento del livello del mare porterà. “Il riscaldamento globale è un male, ma noi possiamo adattarci”, spiega ancora Nick Nelson. Ora però è più che evidente che il cambiamento climatico “non è più una questione solo dei groenlandesi, ma di tutti i popoli”.