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Photo by Die Grünen Kärnten / CC BY

Grattacieli di legno: verso l’alto secondo natura


Era una domenica di settembre del 1666 a Londra, quando alle prime luci dell’alba le fiamme partite dalla casa del fornaio Thomas Farrinor (che forse aveva imprudentemente lasciato il forno acceso la sera prima) divamparono incontrollate per tutta la città. Quando tre giorni dopo si riuscì finalmente a domare l’incendio, l’80 per cento della City (13.200 case e 87 chiese) risultò totalmente distrutta.

Quello spaventoso incendio – che riuscì a propagarsi per una serie di cause soltanto in parte ricollegabili all’uso del legno negli edifici – segna simbolicamente l’inizio della sua cattiva reputazione come unico materiale di costruzione. Per millenni i “pezzi” degli edifici erano arrivati soprattutto dalle foreste. Nell’Inghilterra medievale case, uffici, fortezze, fabbriche, cattedrali, e persino i castelli erano tutti fatti di legno. Ma il grande incendio di Londra prima, e quelli di New York (1835) e Chicago (1871) poi, favorirono il suo progressivo declino.

Negli ultimi anni stiamo però assistendo, soprattutto in Europa e in Nord America grazie alla diffusa sensibilità ecologista e alle nuove possibilità tecniche, a un’imprevedibile resurrezione del legno come materiale da costruzione.

Roundtable (un format di TRTWorld, la televisione pubblica turca) ha affrontato l’argomento seguendo lo schema del tavolo virtuale attorno al quale una manciata di esperti offre diversi punti di vista sui temi cui di volta in volta si discute. In questo caso: Lauri Hetemaki – Assistente alla direzione dell’European Forestry Institute, John Innes di Vancouver – Decano di silvicoltura dell’Università della British Columbia, Anthony Thistleton – co-fondatore di Waugh Thistleton Architects e Kevin Flanagan – Partner di PLP Architecture.

Costruire col legno oggi
Gran parte dei nuovi progetti di strutture in legno prevede il legno lamellare a strati incrociati (o compensato multistrato), inventato probabilmente a Graz in Austria circa 20 anni fa. Strati di assi di legno massiccio incollati tra loro alternando la direzione delle fibre che, oltre a conferire maggiore rigidità e forza alle strutture, garantiscono una notevole serie di vantaggi. Niente perdite di tempo: i pannelli prefabbricati permettono di ridurre non di poco i tempi di costruzione. Addio sbalzi di temperatura: la performance termica è eccellente visto che il legno non trasmette né il caldo né il freddo. I vicini rumorosi sono un lontano ricordo: anche i muri più sottili quando fatti di legno riescono a sopprimere i rumori. Leggeri ed ecologici: un edificio in legno pesa circa in quarto di uno in cemento armato e riduce tra l’altro del 60-80 per cento l’impronta di carbonio rispetto agli altri materiali (“In Europa cemento e acciaio da costruzione sono responsabili del 35 per cento delle emissioni di carbonio e del 50 per cento dell’uso di materiali”, precisa Lauri Hetemaki). Naturalmente antisismico: la duttilità delle giunture consente alla struttura in legno di assorbire le vibrazioni senza problemi, garantendo una sicurezza insuperabile in caso di terremoto. Quando il terreno inizia a tremare, l’edificio oscilla ma non crolla.

In Europa cemento e acciaio da costruzione sono responsabili del 35 per cento delle emissioni di carbonio.

Giganti di legno
L’acciaio e il cemento non erano un’opzione quando quando i monaci buddisti misero mano alla costruzione della Pagoda Sakyamuni del tempio di Fogong nello Yingxian in Cina. Eretta nel 1056 senza una singola vite, chiodo o bullone, la struttura si erge ancora oggi per 67 metri verso il cielo, dopo essere sopravvissuta ad almeno sette gravi terremoti tra cui uno devastante nel 1556 che sterminò quasi un milione di persone.

Con quei grandiosi esempi negli occhi e l’entusiasmo per le nuove possibilità tecnologiche di cui disponiamo oggi, il passo verso la progettazione di strutture in legno sempre più alte è stato breve. Mentre scriviamo, il più alto edifico di legno già in piedi sarebbe Il Sanctuary of Truth, a Pattaya in Thailandia con 105 metri dichiarati (nella foto in in basso, in alto invece la torre panoramica Pyramidenkogel in Austria), ma in giro per il mondo tra idee e proposte non ancora in cantiere c’è l’imbarazzo della scelta. Le Torri di Oakwood, per esempio, dal concept di un’équipe di architetti e ricercatori dell’Università di Cambridge per il primo grattacielo in legno di Londra che dovrebbe svettare a 300 metri d’altezza portandosi dietro quasi 80 piani.

Pattaya, Sanctuary of Truth. Credit: Berry via Flickr

Se il vostro primo pensiero va alle Torri Gemelle del World Trade Center che collassano dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 e l’idea di una serie di grattacieli di legno non vi suggerisce che scene di terrorismo o pire colossali per una sigaretta accesa, siete sulla strada sbagliata.

In realtà, in caso di incendio, il legno mantiene la sua integrità strutturale molto meglio delle alternative non infiammabili favorite dai moderni codici di costruzione. Si carbonizza a un ritmo prevedibile e non si scioglie come l’acciaio né si indebolisce come il cemento.

E anche i tempi di realizzazione sono decisamente più brevi: i grattacieli in acciaio hanno pavimenti in cemento che possono richiedere settimane per asciugarsi, diverse settimane per ciascun piano… Con i pannelli di legno, invece, tagliati in fabbrica nelle dimensioni esatte, la messa in posizione non richiede che poche ore.

Questioni di peso
La preoccupazione principale per la maggior parte dei grattacieli è il loro peso. Ma, visto che gli edifici in legno sono così leggeri, la sfida non è tanto tenerli in piedi, ma tenerli dritti. Più si sale in alto, più il vento diventa veloce: nella parte superiore dell’edificio più alto del mondo, il Burj Khalifa a Dubai (829 metri), può arrivare fino a 150 km/h. Con queste forze laterali da contrastare, più pesante è l’edificio, meglio è. Un modo per superare questo problema è usare un nucleo di cemento, ma alcuni architetti vedono l’escamotage come un imbroglio e non vedono di buon occhio gli edifici ibridi…

Il che ci porta al secondo problema. Individualmente i pannelli di legno ingegnerizzato sono eccezionalmente resistenti, il punto è come collegarli l’uno all’altro. Negli edifici residenziali non è un problema perché i soffitti non devono essere particolarmente alti e gli architetti possono strutturare l’edificio come un nido d’ape a stanze separate. Sono gli ambienti open space come gli uffici e i negozi il vero banco di prova. Oltre una certa altezza servono ancoraggi più pesanti, come barre di acciaio che corrono dalla base alla cima dell’edificio, per esempio.

Perché ancora no
Le tecniche di costruzione col legno, come accennavamo, hanno radici antichissime, ma oggi, in un certo senso, siamo di nuovo all’anno zero e, tra mille sperimentazioni a disposizione, quello che manca è proprio l’efficienza che deriva dalla standardizzazione. Senza contare i problemi con le licenze, i piani regolatori e le legislazioni locali che limitano la possibilità di costruire edifici in legno: spesso bisogna richiedere permessi ad hoc con evidenti aggravi di tempo e costi.

Restano poi le domande aperte sulle prestazioni a lungo termine e la redditività economica di edifici del genere. Il legno è suscettibile alla muffa e ai danni causati dall’acqua, e c’è un rischio maggiore di incendio durante la costruzione.

Nel XX secolo tutto girava attorno al dominio dell’uomo sulla natura. Ora stiamo passando a un atteggiamento diverso, più di cura.

La questione ecologica e il dilemma delle foreste
Secondo lo studio di Chad Oliver, della Yale University di New Heaven, nel Connecticut, sostituendo il cemento e l’acciaio con il legno proveniente da foreste gestite in modo sostenibile, l’industria delle costruzioni potrebbe contenere fino al 31 per cento delle emissioni globali di carbonio. Un impatto che col tempo potrebbe contribuire a limitare il problema del cambiamento climatico.

Realisticamente però, nonostante l’interesse dimostrato dalla politica per i benefici economici che deriverebbero per le comunità rurali che vivono in zone ricche di foreste, trasformare questi progetti pionieristici in una tendenza globale non sarà facile.

I costi di costruzione sono ancora alti e l’industria è quasi interamente concentrata su cemento e acciaio, in particolare per i grandi edifici, mentre i vantaggi climatici poggiano su un’ipotesi abbastanza discutibile, cioè che le foreste del mondo saranno gestite in modo sostenibile. La raccolta di più legname rispetto a quanto avviene oggi potrebbe invece danneggiare gli ecosistemi forestali, in particolare nei Paesi in via di sviluppo che sono già afflitti da pratiche di disboscamento illegali e nei quali la gestione delle foreste resta una sfida quotidiana. Alcuni degli ecosistemi più preziosi del mondo sono già a rischio, allora perché peggiorare le cose?

L’altro aspetto rilevante dal punto di vista ecologico è la prova del tempo: cosa succede quando un edificio viene dismesso e poi demolito? Le pagode buddiste possono durare per secoli, ma per gran parte degli edifici moderni l’dea è che non sopravviveranno alla loro utilità e saranno quindi sostituiti dopo qualche decennio. Se il legno finisce in discarica e viene lasciato marcire, il suo carbonio tornerà lentamente nell’atmosfera. Ma se il legno viene riciclato, per esempio riutilizzandolo in futuri progetti di costruzione, i benefici per il clima dovrebbero conservarsi. Se…

Nel XX secolo, l’era della concretezza, tutto girava attorno al dominio dell’uomo sulla natura. Ora stiamo passando a un atteggiamento diverso, più di cura”, sintetizza Thistleton. L’idea della natura che rientra negli spazi urbani sempre più popolati attraverso le costruzioni in legno delinea un futuro di riappacificazione e di armonia che oggi rasenta l’utopia. Non ci resta che sperare in una nuova Era del legno…