×
Photo by stanjourdan / CC BY-SA

Ragazzi, imparate a pensare come giornalisti


Il mondo oggi cambia a una velocità impressionante e in modo imprevedibile anche grazie a tecnologie che spesso sfuggono di mano ai loro creatori. Orientarsi in questa realtà senza farsi ingannare e vivere con consapevolezza, autonomia e con uno scopo è sempre più difficile. Come preparare i ragazzi a diventare cittadini del mondo di domani? Forse allenandoli a pensare come giornalisti. Ne ha parlato all’Università di Stanford Esther Wojcicki, fondatrice di un corso di giornalismo tra i migliori degli Stati Uniti, in occasione della conferenza #mediaX2018.

C’è bisogno di cambiare le scuole in modo che possano essere più efficaci. Bisogna preparare gli studenti a un mondo che nessuno può prevedere, dominato dai social media, dall’intelligenza artificiale, dai cambiamenti climatici e da una concorrenza mondiale per il lavoro (…). Il giornalismo fornisce cose concrete, autonomia e capacità, percorsi di formazione personalizzati, competenze utili per davvero e competenze di tipo tecnologico. Il mio obiettivo, quindi, è insegnare agli studenti a essere e a pensare come giornalisti”.

Daniel Pink ha scritto che il giornalismo insegna ad avere uno scopo, autonomia e padronanza. Ecco, sono d’accordo al 100 per cento. Penso che gli studenti di tutto il mondo abbiano bisogno di ricevere questa educazione. Le abilità giornalistiche sono potenti e sono esattamente quelle che serviranno nel XXI secolo: ricerca da fonti dirette, pensiero critico, team working, creatività, comunicazione, capacità di ricerca online, saper condurre interviste. Pensateci, quanti degli studenti sanno fare queste cose? Pochissimi, e dobbiamo fare in modo che tutti sappiano farle”.

Il mio obiettivo è insegnare agli studenti a essere e a pensare come giornalisti.

Il giornalismo, quindi, dovrebbe diventare materia scolastica per permettere ai ragazzi di parlare di ciò che sta succedendo nel nostro paese e soprattutto di conoscere la realtà. Per esempio senza farsi ingannare dalle notizie false che circolano online. Esther ha creato E.S.C.A.P.E. Fake News, un acronimo che significa che per ogni storia c’è bisogno di conoscere le prove (Evidence), la fonte (Source), il contesto (Context), il pubblico (Audience), lo scopo (Purpose) e l’esecuzione (Execution).

Per difenderci abbiamo solo il nostro cervello e dobbiamo allenarlo continuamente. Bisogna chiedersi se i fatti reggono; controllare i nomi delle persone e delle organizzazioni citate negli articoli, se esistono davvero; guardare se le fotografie sono state già usate in precedenza per notizie diverse. Da dove viene la fonte? In questo caso bisogna fare attenzione a url e username sospetti”.

Secondo Esther, molti adulti non sanno nemmeno che esiste la possibilità che alcune notizie siano false: se un articolo viene stampato, si pensa, deve essere vero. C’è quindi bisogno di insegnare agli studenti come riconoscere una notizia falsa, altrimenti la diffusione di fake news rischia di aumentare sempre di più.

Anche i social network giocano un ruolo chiave nel mondo dell’informazione e spesso aiutano a farle circolare. Basti pensare che Twitter è la fonte numero uno di notizie false. Un recente studio del Pew Research Center, inoltre, ha dimostrato che la maggior parte degli statunitensi usa Facebook per informarsi di quello che succede. Fondamentale, quindi, è chiedersi sempre: “Questo contenuto è degno di condivisione?”. Wojcicki nella sua classe insegna come funzionano gli algoritmi di Facebook, come vengono generate le notizie e i problemi che questo sistema può creare. L’importante, infatti, è che gli studenti siano consapevoli di quello che succede.

Il giornalismo insegna ad avere uno scopo, autonomia e padronanza.

I programmi di giornalismo negli Stati Uniti stanno diminuendo invece di aumentare. Per prima cosa vengono tagliati l’insegnamento del giornalismo e dell’educazione fisica. Sai, evidentemente non vogliamo fare esercizio e non vogliamo pensare come si deve”.

Wojcicki dirige un programma di giornalismo al Media Art Center della Palo Alto High School a cui partecipano più di 600 studenti ogni anno avvicinandosi a giornali, riviste, ma anche radio, televisione e corsi di graphic design. Ogni tre settimane gli studenti creano un giornale, che assomiglia al New York Times perché così hanno voluto i bambini. Ha tre sezioni: news, cultura e sport. Tra gli ex-studenti eccellenti c’è anche l’attore James Franco, che recentemente ha esaltato la sua ex professoressa in un programma chiamato “Honored”. Franco ha ricordato come Esther insegna agli alunni l’intero processo di produzione un giornale “dalla proposta di notizie al disegno della pagina” e di come “spesso abbiamo battuto anche giornali veri con degli scoop”.

Negli ultimi anni, spiega Wojcicki, il giornalismo è esploso perché grazie al web gli sbocchi si sono moltiplicati. Gli studenti sono continuamente alla ricerca di informazioni, vogliono essere giornalisti, ma sono interessati a essere sul web in una varietà di modi diversi. “Gli studenti sono entusiasti del giornalismo. La gente dice che il giornalismo sta scomparendo, ma io non penso vada da nessuna parte invece. Stanno scomparendo i giornali stampati, è vero, ma tutto il resto è ancora là fuori”.

Nel video sotto, l’intervento di Esther Wojcicki comincia al minuto 20:20. Prima di lei, la parola è a Shelby Coffey, Chair of Newseum.