Un’immagine vale più di mille parole, che sia la copertina di un libro, o un dettaglio in un articolo, o un’infografica. Per questo l’illustrazione è spesso usata nel mondo dell’editoria, del giornalismo, dei media.
E dietro quell’immagine c’è un processo creativo e, perché no?, imprenditoriale, che ha portato a quel manufatto; c’è uno stile personale e riconoscibile… c’è un illustratore.
Nel mio piccolo salotto, le idee disegnate da Emiliano Ponzi, campeggiano, sulle pareti bianche immacolate, tra le pagine dei mesi del calendario 2019 di Burgo Group, stampato su carta patinata Respecta 100 Satin 250 g/m2 certificata FSC® (interni) e cartoncino Prisma UP Silk 2sc 400 g/m2 certificata FSC®. Per il calendario, l’illustratore ha tradotto in immagini sei momenti dal racconto breve Carta: materia infinita scritto da Gabriella Greison per Burgo Group.
A dare un volto e una voce ad Emiliano Ponzi è stata per me l’intervista realizzata in occasione del festival di Internazionale a Ferrara. in cui racconta la genesi del suo libro La grande mappa della metropolitana di New York, un progetto nato in collaborazione con il Museum of Modern Art di New York. Nel libro Ponzi racconta con le sue illustrazioni come il designer Massimo Vignelli abbia ridisegnato la mappa della metropolitana di New York, per un incarico ricevuto nel 1972 dalla Metropolitan Transportation Authority. Parliamo, dunque, di meta narrazione pura.
“È esattamente un libro metalinguaggio”, spiega, infatti, Ponzi. “Io ho dovuto disegnare il processo creativo di una persona che ha dovuto disegnare la mappa della metropolitana”.
L’incontro, con Vignelli, è avvenuto all’interno di un processo. Un percorso necessario perché Ponzi trovasse una sua voce per raccontare la storia di un creativo come lui.
“La cosa più difficile è stata passare dal caos all’ordine, dare un ordine a questa grande quantità di informazioni”, aggiunge Ponzi citando i tanti elementi da dominare: 25 linee della metro più di 400 stazioni. “Ho deciso che avrei fatto una dieta del colore, usando una palette di colori molto bassa come saturazione, con degli accenni di colore che erano solamente i colori delle linee della metropolitana”.
Il colore per Emiliano serve a dare una temperatura al tono di voce, al tono comunicativo. “Nel libro anche la luce è molto importante, perché ho cercato in queste tinte un po’ neutre […] di rappresentare questi spazi, questi cieli molto blu di New York”.
Emiliano Ponzi è un illustratore italiano, ferrarese di nascita, milanese di adozione. Ha realizzato illustrazioni e copertine per il New York Times, Le Monde, Time, The Economist, United Airlines, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Mondadori, Penguin. Ha lavorato con il Triennale Design Museum. Per la Penguin Books ha realizzato un “silent book“, The Journey of Penguin, che racconta la sua storia della casa editrice, in occasione del suo ottantesimo compleanno.
Ma tornando a New York e alla sua metropolitana, quanto conta per Ponzi l’occhio di chi guarda? “L’immaginario collettivo è come se fosse un grande occhio che mi guarda mentre lavoro”, spiega l’illustratore, lasciandoci un affaccio nel senso che lui stesso dà all’illustrare. “Ignorare l’immaginario collettivo rischia di farci essere ermetici e quindi non comprensibili ai più”, continua Ponzi. Essere ermetici è il rischio che si corre nello stare troppo chiusi in luoghi dove la luce del mondo esterno non riverbera più. “D’altro canto, abbracciare troppo l’immaginario collettivo credo risulti un po’ pop, nel senso però più basso del termine, più facile, più scontato”, continua. In altre parole, e senza presunzione alcuna, uno stare troppo in superficie, nel branco, muovendosi tutti nella stessa direzione.
L’immaginario collettivo è come se fosse un grande occhio che mi guarda mentre lavoro.
In un’intervista rilasciata a Mauro Farina per The creative brothers, spiega bene il senso di queste parole, citando proprio Massimo Vignelli. Lì in risposta alla domanda: “Come combatti la tua battaglia personale con la bruttezza?”, incalza: “Quella di Massimo è una citazione sacrosanta e verissima, che dice anche un’altra cosa: non dobbiamo dare ai consumatori quello che vogliono, ma quello di cui hanno bisogno. La sua era una battaglia contro il populismo delle arti grafiche e anche una consapevolezza che i creativi hanno un ruolo educational nella formazione del gusto estetico”.
Per Emiliano disegnare e creare oggetti significa parlare grazie al proprio lavoro, disegnare i suoi sogni, che dalla testa diventano manufatti attraverso la matita, reale o virtuale che sia.
Nell’intervista a Internazionale spiega anche il suo rapporto con la tecnologia. Il disegno digitale ha fatto parte del suo percorso tanto quanto le tecniche tradizionali: “Sono capace di colorare ad acrilico un ritratto realistico, però quello per me è rimasto un esercizio […]. Ho poi sviluppato tutto quello che ho sviluppato, la mia poetica, la mia capacità di gestire i colori e le forme con il digitale”.
Il digitale anche nella sua versione 3.0 in cui l’autore si costringe ad un nuovo paradigma, ad un nuovo modo di pensare alla costruzione dell’immagine in un ambiente virtuale e distopica, più che un foglio. Ci parla così di sperimentazione nella gestione del colore e delle forme attraverso Google TILT Brush e realtà virtuale.
Il digitale diventa però anche ponte per tornare all’analogico. “C’è un altro scatto che ho fatto recentemente dove volevo tornare a disegnare con le tecniche tradizionali”, spiega Ponzi. “In questo viaggio che ho fatto in America nella parte West e mi sono ritrovato, per una serie di ragioni metereologiche (55 gradi, la luce zenitale…), ragioni di luoghi dove disegnavo (piccoli tavolini di bar, a volte in macchina, a volte seduto per terra nel deserto) dove non potevo gestire questi oggetti le matite, le matite colorate, i pennarelli, la carta… quindi ho disegnato con l’iPad che può sembrare un solito modo di disegnare in digitale, invece ci ho ritrovato un modo analogico di disegnare”.
Per Ponzi l’iPad è tornato ad essere un foglio bianco, su cui usare le funzioni di base che lo hanno portato a fare dei disegni molto naturali, molto sentiti, senza sovrastrutture tecnologiche. Da questo lavoro nasce per Corraini Edizioni, esce la raccolta American West che ripercorre il viaggio nell’America dell’ovest, documentato in tempo reale sulla pagina Instagram del New Yorker. Istantanee da un diario di un viaggio durato 21 giorni fissate con l’immediatezza dello schizzo su un taccuino digitale.
Qui l’intervista di Emiliano Ponzi al Festival di Internazionale a Ferrara.
“10×10”, per Corraini Edizioni, è il libro che raccoglie dieci anni dei suoi lavori.
Emiliano Ponzi è anche uno dei quattro illustratori – gli altri sono Alessandro “Shout” Gottardo, Olimpia Zagnoli e Francesco Poroli – protagonisti di Illustratori, un documentario che racconta il loro lavoro e la loro storia, personale e intima.
Qui il link all’intervista a Emiliano Ponzi.