“Probabilmente sarò strano, ma è come se mi sentissi meglio quando accetto il fatto che esiste una buona possibilità che le cose non saranno più facili. Questo perché posso concentrarmi su una domanda: come andare avanti”. A parlare è Austin Kleon, scrittore e artista, autore dei bestseller “Steal like an artist” e “Show your work”. Austin si occupa da sempre di creatività, come alimentarla e quali sfide devono affrontare le persone creative al giorno d’oggi. In una lezione tenuta durante Bond, un ciclo di incontri sulla “creazione indipendente” nell’era di internet, Kleon suggerisce una lista di dieci principi che possono aiutarci a rispondere alla domanda “come andare avanti?”.
È proprio questa secondo lo scrittore “l’eterna questione” che accompagna ogni lavoro creativo: “Se ti stai consumando, se stai cominciando o ricominciando da capo o anche se stai avendo successo oltre ogni tuo desiderio, questa domanda rimane”.
1) Ogni giorno è il Giorno della marmotta
Il riferimento è al film “Groundhog Day” (“Ricomincio da capo”). Nel film, Phil Connors (Bill Murray) è un odioso meteorologo televisivo mandato in una piccola cittadina per fare un reportage sul 2 febbraio, il Giorno della marmotta. Qui rimane intrappolato in un circolo temporale in cui ogni giorno è il 2 febbraio e tutto si ripete come in quello precedente. A un certo punto il protagonista chiede a due ragazzi: “Che cosa fareste se foste bloccati in un posto e ogni giorno fosse esattamente identico al precedente e niente di quello che fate contasse?”. Questa domanda è la chiave, secondo Kleon. Il miglior modo per far prosperare la propria vita creativa è “pensare di essere in ‘Ricomincio da capo’: non c’è domani, non c’è possibilità di successo né di fallimento, ma c’è solo il giorno e quello che puoi fare in quel giorno. Perché il vero processo creativo è quello in cui ti svegli ogni mattina, come Phil Connors, con più lavoro da fare”.
2) Costruisciti una “postazione della beatitudine”
Per Joseph Campbell, che ha coniato questo termine, è: “una stanza o una certa ora o anche un giorno, dove tu non sai che cosa c’è sui giornali quella mattina, non sai chi sono i tuoi amici, non sai che cosa devi agli altri e non sai che cosa gli altri devono a te. Un posto dove puoi semplicemente fare esperienza e accrescere chi sei e chi vorresti essere. È un posto di incubazione creativa. All’inizio forse troverai che non succede nulla, ma se hai un posto sacro e lo usi qualcosa prima o poi accadrà”. Dopo aver mostrato la sua personale stazione della beatitudine (il suo garage riadattato), Kleon propone un’alternativa “altamente tecnologica” ma in cui è possibile rifugiarsi in ogni momento: tappi per le orecchie e modalità aereo. “Abbiamo bisogno di disconnetterci dal mondo per connetterci con noi stessi”.
3) Dimentica il soggetto, sii il predicato
Molte persone si concentrano su ciò che vorrebbero essere piuttosto su ciò che devono fare per diventarlo: “Scordati il fatto che vuoi fare lo scrittore, dice l’autrice di romanzi Ann Packer, segui l’impulso di scrivere.”
4) Fai dei doni
Spesso una passione disinteressata che diventa un obbligo lavorativo ci porta a odiare un qualcosa che prima amavamo fare. “Quando mi capita di odiare me stesso e la mia arte, prendo delle riviste e faccio dei collage creando dei robot per mio figlio di cinque anni ossessionato dai robot. La cosa divertente è che lui me ne fa un altro, per ricambiare. Quello che ho imparato da mio figlio è che quando senti di aver perso il dono, di aver perso quella cosa che amavi, fai dei regali usando quella cosa, dei veri regali e questo è un ottimo modo per tornare in contatto con i tuoi doni”.
5) L’ordinario + extra attenzione = lo straordinario
Kleon prende a esempio l’artista Corita Kent. Una suora che insegnava arte, la quale ha fotografato diverse pubblicità affisse in giro per la città e tramite diverse tecniche di collage ed elaborazione grafica le ha trasformate in qualcosa di unico e mai visto prima. Immaginare che soltanto in circostanze straordinarie possiamo creare qualcosa di originale è una trappola sempre in agguato e suona più come una giustificazione che come una verità: “Tutto quello di cui hai bisogno per fare un lavoro straordinario può essere trovato nella tua vita ordinaria, devi solo prestare attenzione”.
6) L’arte è per la vita (non il contrario)
“Art monsters” è il nome che la scrittrice Jenny Offill ha coniato per indicare tutte quelle persone che attraversano la propria carriera creativa lasciando dietro sé una lunga scia di vittime. Kleon si riferisce a quelli che grazie all’arte sono riusciti a coprire “i mostruosi fallimenti come essere umano”. Secondo Austin Kleon, “non c’è ragione per giustificare i mostri dell’arte e anzi dobbiamo modellare le nostre vite in esempi positivi perché se il tuo lavoro creativo o la tua arte sta rovinando la vita di qualcuno, compresa la tua, non ne vale la pena”.
7) Ti è permesso di cambiare idea
Esiste un certo pregiudizio attorno a questo punto, per il quale chi cambia idea non è una persona coerente. Tuttavia la condizione ideale per un artista, e non solo, secondo Kleon è quella del “non sapere”: “È uno stato aperto e ricettivo in cui un artista dovrebbe sempre trovarsi, significa non sapere che cosa succederà ma comunque provare, sondare, scoprire facendo qualcosa”.
8) Quando sei in dubbio, metti in ordine
Kleon ci tiene a precisare che no, non è sempre la soluzione ma talvolta può servire, come una sorta di “procrastinare creativo”. “La ragione per la quale io metto in ordine è perché è come se fosse una sorta di esplorazione, lo faccio per venire a contatto con qualcosa di speciale che mi ero dimenticato ma che ora posso usare”. Esiste anche un altro modo di mettere in ordine, sottolinea Kleon, che si può mettere in atto al di fuori della propria casa: “mettere in ordine il nostro mondo”. Non solo letteralmente, come fa lo scrittore David Sedaris che passa tra le tre e le otto ore al giorno a raccogliere spazzatura dalla strada, ma anche metaforicamente. Lo scrittore si riferisce agli slogan legati al lavoro creativo, come “Lascia il tuo marchio sul mondo“, e paragona queste “frasi ispiratrici” alla spazzatura: “Questi slogan presuppongono che lo scopo dell’essere umano sia lasciare una traccia del proprio passaggio. Presuppongono che lo scopo cosmico degli esseri umani sia il vandalismo. Qual è il costo di questo tipo di linguaggio? Penso che il mondo abbia bisogno non di vandali ma di persone che puliscano, che facciano ordine nel mondo”.
9) I demoni odiano l’aria fresca
Fare lunghe passeggiate aiuta a liberare le persone dai propri demoni interiori, si sa. Secondo Kleon, aiuta anche a liberarsi dai demoni esteriori: “È nell’interesse delle persone che vorrebbero controllarci vederci collegati ai nostri telefoni, davanti alla TV in modo che loro possano venderci la loro visione del mondo”. Camminare all’aria aperta in questo senso significa fare esperienza in autonomia e con i nostri sensi, sostiene lo scrittore, ci permette di crearci la nostra personale visione del mondo.
10) Passa del tempo a fare qualcosa che sopravviva nel tempo ai demoni
Kleon si riferisce ai demoni esteriori di prima e riporta un semplice ma efficace esempio. Un giorno del 1939, Virginia Woolf, sentendo alla radio uno dei tanti discorsi che Hitler teneva in quei mesi precedenti la Seconda guerra mondiale, chiama il marito Leonard per dirgli di andare ad ascoltare. L’uomo si trova in giardino e risponde alla moglie: “Non posso venire! Non voglio venire! Sto piantando degli Iris e loro fioriranno a lungo anche dopo la sua morte”. Aveva ragione. “Dopo 21 anni che Hitler si era suicidato”, continua Kleon “Leonard Woolf scrisse che quei fiori viola stavano ancora fiorendo sotto quel melo nel loro frutteto”.