Pellicole di forte spessore politico e sociale. Questo sono i film premiati al 72° Festival di Cannes che si è appena concluso. Non solo per quanto riguarda la pellicola a cui la giuria del Festival, presieduta dal regista Alejandro Gonzales Inarritu, ha deciso di assegnare la Palma D’oro, Parasite del regista coreano Bong Joon-ho, ma anche di quelle che si sono aggiudicate i premi più piccoli. Come quella che si è portata a casa il Grand Prix du Festival, Atlantique di Mati Diop.
Mati Diop, classe 1982, è la prima regista di colore ad entrare nella Selezione Ufficiale del Festival di Cannes. E Athlantique è il suo primo lungometraggio. Parla della sua terra d’origine: il Senegal, attraverso le voce degli amici e dei prossimi, di coloro che scelgono di partire, di lasciare il proprio paese.
Nella periferia di Dakar, gli operai di un cantiere per la costruzione di una torre futurista non sono più pagati da mesi, per questo decidono di lasciare il paese, prendere il mare, verso un futuro migliore. Su questo orizzonte si intreccia la storia d’amore impossibile, tra Ada (Mame Bineta Sane) promessa sposa a Omar (Babacar Sylla), un ricco e tradizionalista uomo d’affari, ma innamorata di Souleiman (Ibrahima Traore), uno degli operai che stanno costruendo la grande torre.
La seconda parte del film invece si carica di risvolti fantastici, sovrannaturali, simbolici, che in realtà sono all’origine dell’intuizione della regista: “Il film è nato nel momento in cui ho capito che avrei raccontato una certa storia di questi dispersi in mare, proprio attraverso il registro fantastico” – dice la regista intervistata al Festival di Cannes. “È un tipo di fantastico che è insito nella realtà che ho osservato e interpretato”.
Lei, francese e senegalese, è stata a Dakar nel 2009 ed è lì che ha avuto la possibilità di osservare da vicino la realtà riproposta nel suo film. Tra profili di grattacieli in costruzioni (immagine cinematografica insolita dell’Africa) gated communities e slums, Mati Diop ha visto un altro orizzonte chiave di in quella realtà: l’oceano, nella sua accezione ultima e fatale, un oceano di tombe.
Questa un’immagine che è “fa parte di un certo immaginario, di una storia nera, creola, antillese”, dice Mati Diop.“Ho incominciato così a percepire dei legami misteriosi e preoccupanti tra la tratta negriera, la colonizzazione e i migranti clandestini” . Un pensiero che ha comportato all’emergere di un certo fils rouge storico che attraversa anche il suo lungometraggio. Ma non solo, per la regista questo film costituisce anche un’indagine sul proprio passato: “È per me anche un ritorno alle mie origini africane. Scrivere il personaggio di Ada è stato un po’ come vivere attraverso di lei l’adolescenza africana che non ho vissuto”
Un’adolescenza che non può non affrontare una grande storia d’amore. Ma le motivazioni che hanno spinto Mati Diop a porre al centro della sua narrazione un legame amoroso non derivano dalla necessità di comporre uno schema canonico. Al contrario, questa sua scelta l’ha portata al voler andare ben al di là degli schemi fissi: “Quando ho incominciato a scrivere questa storia d’amore, mi sono resa conto che non avevo dei riferimenti a dei modelli di coppia, alla mo’ di ‘Romeo e Giulietta’ neri, e l’ho trovato completamente assurdo. Questo mi ha fatto venire ancora più voglia di scrivere questa storia” .
È per me anche un ritorno alle mie origini africane.
Uno riflessione, questa sul mito letterario, che evidenzia quanto la storia dell’Europa e dell’Occidente è scritta nell’autoreferenzialità e quanto ci sia ancora molto da indagare e da scrivere. Nella letteratura, nell’arte, nella musica e nel cinema di oggi spesso, invece, si incontrano le tracce di questo nuovo sguardo sull’altro, che non intraprende una ricerca verso l’esotico, bensì vede nella differenza il punto di partenza di un’Europa più aperta politicamente e culturalmente.
Atlantique è un film forse impreciso sul piano narrativo, ma che si distingue dunque per la densità dei suoi contenuti, tra il documentario, romance e horror soprannaturale Athlantique è in grado di fornire uno visione interessante sulla contraddizioni che investono il Senegal, a partire dai disagi economici fino a quelli amorosi.