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Photo by NRK P3 / CC BY-SA

A Kendrick Lamar un Pulitzer per il suo DAMN


C’è anche Kendrick Lamar nell’Olimpo dei vincitori del premio più prestigioso assegnato a chi racconta la verità. Quelli che ieri sera, dopo il tradizionale annuncio alla Columbia University School of Journalism di New York, si sono portati a casa un Premio Pulitzer.

Insieme allo staff del New York Times e del New Yorker, e le loro inchieste sul caso Weinstein e gli abusi sessuali di Hollywood. Insieme ai giornalisti del Washington Post, la cui investigazione sul candidato repubblicano Roy Moore ha cambiato il corso delle elezioni in Alabama. Insieme ai reporter che hanno fatto emergere le interferenze russe nella corsa alla Casa Bianca. Quelli che, come ha sottolineato Dana Canedy, amministratrice del Premio Pulitzer, “hanno mantenuto saldi gli obiettivi di una stampa libera e indipendente anche nei momenti più difficili”.

Questi coraggiosi giornalisti e le loro organizzazioni portano avanti imperterriti la loro missione (…) un mandato che è stato ostacolato senza sosta negli ultimi tempi ma che resta alla base di una democrazia sana”.

Non è solo il giornalismo però a essere premiato dal board di giudici del Pulitzer. Come ha spiegato Canedy prima di annunciare i nomi dei vincitori, oltre alle 14 categorie dedicate al quarto potere ce ne sono infatti ben sette dedicate alle arti e alla letteratura. Categorie “i cui vincitori di quest’anno hanno attestato l’impatto dell’arte e della letteratura nella cultura americana. Tra loro ci sono libri, musica e opere teatrali che informano, sfidano le nostre tradizionali convinzioni sull’espressione creativa e ci spingono a prendere in considerazione e abbracciare nuove idee e punti di vista”. Parole in cui, a posteriori, è facile leggere un riferimento al premio conferito a Lamar.

Come ricorda The Verge, il Premio Pulitzer è stato fondato nel 1917 e solo nel 1943 è stata introdotta una categoria per premiare le opere musicali. Fino al 1997 questo riconoscimento era spettato solo ad artisti di musica classica: quell’anno però il trombettista Wynton Marsalis ha cambiato la storia diventando il primo musicista jazz (il secondo afro-americano) a vincere un Pulitzer.

Ieri la storia l’ha cambiata ancora una volta Lamar con il suo DAMN. Il cantante di Compton in California, 30 anni, infatti, non è solo il primo rapper ad essersi aggiudicato il prestigioso premio. È anche il primo artista non appartenente al mondo della musica classica o jazz ad averlo fatto. Lo sa Dana Canedy, che sorride sorniona al momento di rivelare al mondo la scelta dei giurati. Sorride, sapendo di aver lasciato la platea a bocca aperta e che i titoli dei giornali dell’indomani non saranno tutti per i tradizionali vincitori, ma per Lamar e la sua “virtuosa collezione di canzoni resa coerente dalla sua ‘vernacolare’ autenticità e da un dinamismo ritmico, che offre emozionanti fotografie della complessità della vita di oggi per gli afro-americani”.

Nella sua carriera Lamar ha vinto moltissimi premi. Nel 2016 ha sfiorato il record di Michael Jackson per il maggior numero di nomination a un’edizione dei Grammy Awards (ancora inviolato con le 12 di Thriller) ; un record che aveva confidato a Jimmy Fallon di non volere (“Non posso neanche immaginare di essere grande come Michael”). Con questo suo quarto disco, lo scorso gennaio, il rapper si era portato a casa cinque Grammy.  In quell’occasione forse c’era stata un po’ di amarezza quando Bruno Mars gli ha soffiato il premio per il Miglior Album. Ormai non conta più.

Il momento è quello giusto”, ha commentato al New York Times Canedy, in passato senior editor al The Times, in un’intervista che ha seguito l’annuncio. “Siamo molto fieri di questa scelta. Vuol dire che la giuria e il sistema di valutazione hanno operato come dovevano – è stato il lavoro migliore ad aggiudicarsi il Premio Pulitzer”.