×

Armi e cinema: la lezione che arriva dal set di Rust


Il fatto è ormai noto a tutti: il 21 ottobre 2021, durante le riprese sul set del film western Rust a Santa Fe, l’attore Alec Baldwin ha accidentalmente causato la morte della direttrice della fotografia Halyna Hutchins e ferito il regista Joel Souza, sparando con una vecchia Colt 45 caricata con proiettili veri.

Tra quanto è lecito domandarsi in seguito a questa tragedia, c’è anche se quanto accaduto in New Mexico non possa diventare un’occasione per l’industria cinematografica americana (e non solo) per dedicarsi a serie riflessioni dovute ormai da tempo. A maggior ragione per via del fatto che vi sono a oggi diversi precedenti di episodi simili e sebbene gli incidenti mortali siano pochi e rari di “non mortali” se ne sono verificati e continuano a capitarne parecchi; tanti che viene da chiedersi anche se non manchi la giusta applicazione di regole di sicurezza sul lavoro.

Un’indagine dell’Associated Press del 2016 ha rivelato che dal 1990 a oggi, oltre 40 persone sono morte su un set cinematografico o televisivo negli Stati Uniti e più di 150 hanno subito gravi lesioni. Come non ricordare Brandon Lee? Il figlio della star e campione di arti marziali Bruce Lee è morto nel 1993 sul set del film Il corvo sempre a causa di un colpo d’arma da fuoco, sparato da una calibro 44 caricata con proiettili veri. Certo, solo una minima percentuale di queste morti e incidenti può essere attribuita direttamente ad armi da fuoco impiegate come oggetti di scena. Resta tuttavia un problema di sicurezza che mostra come una mancata applicazione delle suddette regole possa realmente mettere a repentaglio la vita degli addetti ai lavori. Ancor più quando si tratta di pistole, fucili, coltelli o altre armi che molto frequentemente trovano il loro impiego su di un set.

Ci sono misure di sicurezza di base su ogni set, e tutti sanno che non si punta mai una pistola a salve, anche se non è un’arma da fuoco, verso qualcun altro.

Eppure questi incidenti non dovrebbero potersi verificare. Negli Stati Uniti infatti, gli addetti ai lavori, la produzione e i registi devono assolutamente aderire a rigide imposizioni previste nella guida all’uso delle armi da fuoco per l’industria cinematografica, il Safety Bulletin. Proprio nel primo paragrafo il documento ricorda che anche “le armi a salve possono uccidere”.

Le armi a salve, o cosiddette armi di scena, hanno munizioni prive di ogiva (ovvero senza la parte terminale) e hanno in sostanza il solo scopo di riprodurre fedelmente il suono dello sparo. Tuttavia il loro funzionamento tecnico non cambia rispetto a quello delle armi da fuoco e la forte pressione può far partire dalla canna alcuni detriti in grado di generare danni o persino uccidere. Bisogna quindi trattarle “come fossero cariche” con proiettili veri, ricorda ancora il Safety Bulletin tra una lunga serie di avvertenze come: evitare di puntare un’arma contro qualcuno; non mettere mai il dito sul grilletto; scaricare un’arma (ovvero vuotarla da tutti i proiettili) solo in determinati contesti; non posare mai o lasciare incustodita un’arma.

Solitamente sui set si utilizzano solo armi di scena, verificate da operatori specializzati, i quali forniscono anche indicazioni circa il loro corretto utilizzo. Lo sottolinea alla BBC Mike Tristano, un armaiolo che ha lavorato con Alec Baldwin in passato, incredulo riguardo l’accaduto: “ci sono misure di sicurezza di base su ogni set, e tutti sanno che non si punta mai una pistola a salve, anche se non è un’arma da fuoco, verso qualcun altro. Non so come sia potuto succedere (questo incidente, ndr) e con conseguenze tanto gravi”.

“Il signor Baldwin ha scelto di giocare alla roulette russa quando ha sparato senza controllare la pistola e senza che lo facesse l’armatrice in sua presenza. La possibilità di ferite o di morte erano una conseguenza probabile”, ha dichiarato in una rimostranza la sceneggiatrice Mamie Mitchell, che al momento dell’incidente di Rust si trovava molto vicino ad Alec Baldwin e che ha depositato una causa contro l’attore e i produttori del film. Nell’atto, Mitchell afferma anche che l’attore ha violato i protocolli di sicurezza, non controllando con attenzione l’arma che stava maneggiando e comportandosi in modo avventato.

Non sembra della stessa opinione lo stesso Baldwin stando a quanto dichiarato di recente in un’intervista all’emittente televisiva ABC in cui sostiene di non aver premuto il grilletto. “C’è solo una domanda da risolvere” – avrebbe detto l’attore – “ed è da dove viene il proiettile ‘vivo?’ (…) Io non punterei mai una pistola contro qualcuno e non premerei mai il grilletto”, ha detto l’attore, ribadendo la propria estraneità circa l’esplosione del colpo. Chiaramente è impossibile per noi avere contezza di come siano andati i fatti, ma quel che risulta sempre più chiaro è l’importanza di essere particolarmente attenti a come manneggiare le armi da fuoco sul set.

Il signor Baldwin ha scelto di giocare alla roulette russa quando ha sparato senza controllare la pistola e senza che lo facesse l’armatrice in sua presenza.

Che sul set si debba prestare molta molta attenzione quando si utilizzano armi da fuoco ce lo ricorda anche l’attrice Nathalie Rapti Gomez, colombiana di nascita ma che ormai lavora in Italia da tantissimi anni. Rapti Gomez ha raccontato a Senti chi parla la sua esperienza nell’ultimo film a cui ha preso parte: Love on the rocks, una produzione statunitense per una pellicola ambientata a Malta. “Le armi che usavamo erano vere, ma non erano cariche. Insieme a un esperto di armi, ho perfezionato la presa corretta e come ci si deve muovere con le gambe. Conoscevo già la sensazione dello sparo con il fucile, perché mi è capitato di fare tiro a volo, ma mi è stato seriamente vietato di puntare l’arma direttamente verso le persone, anche se scarica e quindi innocua. Potevo farlo solo in scena mentre si recitava e soltanto se specificato sul copione. Mi è già capitato di usare delle armi su altri set, ma erano sempre armi che sparavano a salve, quindi il sonoro era sempre quello vero”.

La rigida applicazione di queste regole dovrebbe valere indistintamente in Italia, negli Stati Uniti e in qualsiasi altra nazione, ricorda in un’intervista a Fanpage Simone Belli, stunt coordinator e referente nazionale di combattimento scenico Fisac. “Nel nostro campo ci sono regole che valgono ovunque, a prescindere da dove si svolga il set. Santa Fe è un luogo dove le armi circolano come fossero caramelle. In un posto dove puoi comprarti proiettili da Walmart, non dico che possa scappare l’errore, ma una minima disattenzione può causare una morte. In Italia non sarebbe possibile perché non puoi circolare con un’arma da fuoco e anche se hai il porto d’armi devi seguire una regolamentazione ferrea”.

Forse, per tornare agli interrogativi che ancora è lecito porsi, uno fondamentale potrebbe essere: perché nel 2021 ancora si impiegano vere armi da fuoco sui set, quando invece potrebbero essere sostituite da valide alternative? Per esempio sfruttando al loro posto la Computer grafica (CGI). “Non c’è più motivo di avere pistole caricate a salve o altro. Dovrebbe essere completamente fuori legge”, ha twittato l’attore e regista (The Leftovers, Westworld e Omicidio a Easttown) Craig Zobel.

Non c’è più motivo di avere pistole caricate a salve o altro. Dovrebbe essere completamente fuori legge.

La questione, per lo meno negli Stati Uniti, potrebbe essere ben più complessa ed esulare dall’impiego delle armi sui set cinematografici. Sono anni che si continua a discutere circa la possibilità di introdurre maggiori restrizioni sulla vendita delle armi in tutto il paese. Discussione che viene riaperta a ogni sparatoria di massa, in particolar modo dal massacro di Columbine del 1999 in poi (senza dimenticare i lunghi dibattiti dopo Sandy Hook nel 2012 e i movimenti civili guidati anche dagli studenti di Parkland nel 2018). Negli Stati Uniti, sebbene le leggi variano da stato a stato, nelle armerie ma anche in tantissimi negozi o supermercati vendono armi da fuoco senza particolari restrizioni, per non parlare poi della possibilità di acquistarle a una delle tante fiere. Nel 2020 per le armi da fuoco sono morti oltre 20.000 cittadini statunitensi, il numero più alto di questi due decenni, secondo i dati del Gun Violence Archive, e altre 24.000 persone in questo paese hanno usato una pistola contro se stessi, per uccidersi.

A marzo Joe Biden ha chiesto al Congresso di approvare una nuova legge per rendere più difficile l’acquisto di armi e di reintrodurre il divieto di vendere armi d’assalto (decaduto ormai dal 2004), ma già in passato il voto contrario dei Repubblicani ha posto un blocco alla questione. Eppure, la vendita della armi da fuoco “non è, né dovrebbe essere una questione di parte: è una questione americana”, ha affermato il Presidente degli Stati Uniti. In Texas, tuttavia, devono aver travisato il suo discorso: dal 1° settembre 2021 è infatti entrata in vigore una legge “pro-armi”che consente a chiunque abbia compiuto 21 anni di età di circolare liberamente con un’arma da fuoco senza nessun tipo di permesso speciale. Tutto ciò in uno stato dove nel 2021 il numero di sparatorie è aumentato del 14 per cento rispetto al 2020 e del 50 per cento rispetto al 2019.

Per contrastare il traffico delle armi da fuoco, la Casa Bianca ha istituito cinque unità speciali a New York, Chicago, Los Angeles, San Francisco e Washington costituite da procuratori federali, polizia e autorità locali che “indagheranno e smantelleranno le reti che fanno entrare le armi nella comunità”, ha dichiarato a luglio 2021 il ministro della Giustizia Merrick Garland.